Recensione
Darkling: un sorprendente “horror di guerra”
In concorso al passato Trieste Film Festival, “Darkling” è il quarto lungometraggio del regista di Belgrado Dusan Milic, che qui racconta con misura e cupezza la vita di una famiglia serba durante le persecuzioni ai danni delle minoranze etniche in Kosovo nel 2004. Lo si potrebbe quasi definire come un “horror di guerra”, dal momento che Milic sceglie, e vorremmo dire opportunamente, di utilizzare i topoi della cinematografia “di paura” per mettere in scena un’allegoria tetra e intensa della guerra.
L’atmosfera che si respira nella pellicola è affatto opprimente, costituita com’è da una palpabile presenza sinistra di un’entità sovra-naturale che sembra minaccevolmente incombere sulla casa in mezzo al bosco dove vive la sventurata famiglia; la sensazione è proprio quella che debba accadere sempre qualcosa di terrorizzante da un fotogramma all’altro, trovandosi pertanto lo spettatore immerso in uno stato d’ansia perpetuo in grado di accompagnarlo, in un continuo andirivieni fra realtà a suggestione, lungo una visione che diviene così, man mano che la trama arriva al suo compimento, sempre più intrigante.
Un cast protagonista sobrio e adeguato
A consentire a “Darkling” di realizzarsi nella maniera migliore, oltre ad una sceneggiatura ben scritta che sa creare gradualmente il terrore, ci pensa un cast protagonista sobrio e adeguato: in special modo Danica Curcic nella parte della madre, la quale grazie ad una recitazione vivida e angustiata ci fa esperire l’inquietudine per una fine che ella avverte come tragicamente imminente per sé e i suoi cari.
Non stiamo qui a disquisire se dietro al lavoro di Milic si possa rinvenire un qualche fine ideologico di una qualche natura, che sembrerebbe tuttavia essere completamente assente. Sta di fatto che lo sforzo metaforizzante del regista è assolutamente meritorio, offrendo infine una riflessione sul concetto di “conflitto” seria e compiuta.
Mirko Tommasi
Trama
- Regia: Dusan Milic
- Cast: Danica Curcic, Darren Pettie, Slavko Stimac, Nikola Kent, Flavio Parenti, Nikola Rakocevic, Slavisa Curovic, Miona Ilov, Nikola-Kole Angelovski, Sladjana Bukejlovic, Ilija Ivezic, Natalija Mitic, Lazar Maksimovic, Ivan Zerbinati, Riccardo Maranzana
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 104 minuti
- Produzione: Serbia, Italia, Bulgaria, Danimarca, Grecia, 2022
- Distribuzione: A_LAB in collaborazione con Lo Scrittoio
- Data di uscita: 21 aprile 2022
“Darkling” è un film di Dusan Milic, tratto da una storia vera, vincitore del premio del pubblico al 33° Trieste Film Festival.
Darkling: la trama
Milica vive con la mamma Vukica e il nonno Milutin nell’entroterra montuoso del Kosovo, in una fattoria nella foresta. La famiglia è terrorizzata dal mondo notturno del bosco che circonda la loro casa, nella quale al calar del sole si barricano.
La paura nasce dalla guerra recente che alimenta la loro immaginazione insieme a quel che i funzionari della Kosovo Force (KFOR) – forza militare internazionale guidata dalla nato per mantenere la pace in Kosovo – vogliono fargli credere.
I bambini vanno a scuola ogni mattina accompagnati da due soldati con un veicolo blindato. Un sacerdote ortodosso chiede agli abitanti di non abbandonare il loro Paese a causa del terrore.
Quando gli italiani decidono di fare un’indagine ufficiale vengono trasferiti e i pochi abitanti
rimasti decidono di lasciare le proprie case. Milutin tuttavia sceglie di restare in attesa del figlio
scomparso, mettendo a repentaglio la vita della figlia e della nipotina.
Note di regia
Subito dopo la fine della guerra in Kosovo, la maggior parte delle famiglie di entrambe le nazionalità, serbe e albanesi, sono state sfollate; molte di loro sono state completamente distrutte, devastate fisicamente e psicologicamente. Coloro che sono voluti restare nelle proprie abitazioni lo hanno fatto con un senso di paura costante. Nessuna delle due parti voleva la guerra. Sapevano che avrebbero dovuto convivere l’una al fianco dell’altra per molto tempo, anche quando tutto sarebbe stato solo un lontano ricordo. Tuttavia, una forte diffidenza ha alimentato la vendetta. Nelle città e nei villaggi dove minore era la mescolanza etnica le persone hanno iniziato a svendere le proprie fattorie per sfuggire a nuovi conflitti. Questo è il punto in cui ha inizio la mia storia.
In questo particolare contesto, lontano dagli occhi del resto del mondo, quel che resta di una famiglia un
tempo numerosa, vive in una fattoria circondata da una fitta foresta. Quella che un tempo era fonte di
abbondanza e approvvigionamento ora è causa di paura e luogo ideale di copertura per il nemico.
Nella mia storia il nemico non è mai visibile, anzi è come se non esistesse. La mia intenzione era quella di
creare qualcosa di più di una metafora e di uno stile da film d’autore. La cosa più spaventosa è la paura che attanaglia la mente dei protagonisti: è giustificata o è solo immaginazione?