Il mondo della danza contemporanea si prepara a un evento imperdibile. Dal 14 al 17 novembre, il Teatro Olimpico di Roma ospiterà la compagnia di David Parsons, uno dei pionieri della modern dance, che presenterà il suo spettacolo “Balance of Power”. Mentre tanti artisti scelgono di esprimere le tensioni e le difficoltà dei nostri tempi, Parsons propone un viaggio di leggerezza, gioia e introspezione. La presenza della danzatrice Elena D’Amario, con una lunga storia di collaborazione con la compagnia, arricchisce ulteriormente l’evento, promettendo momenti di alta intensità emotiva e tecnica.
L’arte di David Parsons: una visione in controtendenza
David Parsons è un nome di spicco nella danza contemporanea, noto per il suo approccio innovativo e per la capacità di unire eleganza e atletismo. Con oltre quarant’anni di carriera e quasi 500 città toccate in tutto il mondo, Parsons ha costruito una reputazione che lo vede come un innovatore che riesce a far brillare la danza in un panorama spesso troppo serio e pesante. La sua recente dichiarazione sull’importanza di proporre voci diverse nel panorama artistico attuale evidenzia la sua volontà di esplorare temi leggeri e giocosi.
In un epoca in cui la cultura spesso rispecchia le difficoltà della società, Parsons sfida i confini con coreografie che invitano alla riflessione, ma anche all’allegria. La sua arte non è solo intrattenimento; è un messaggio. “Le mie coreografie non sono intrattenimento, ma messaggi positivi” afferma, sottolineando che la danza deve anche essere un motivo di speranza e stupore per gli spettatori. “Abbiamo solo una vita, se siamo negativi che vita è?” è la domanda provocatoria che riassume la sua filosofia, offrendo una prospettiva di luce in un mondo che può sembrare buio.
“Balance of Power”: un viaggio tra classico e innovativo
L’evento centrale di questa stagione è sicuramente “Balance of Power”, un programma che unisce sei pezzi iconici del repertorio di Parsons Dance a due nuove creazioni, “The Shape of Us” e “Juke”. “Balance of Power” si propone di dimostrare come diversi stili e approcci alla danza possano convivere armoniosamente, proprio come diverse forze che si equilibrano in un sistema.
Il programma include anche “Caught”, una delle coreografie più celebri della compagnia, che nel 1982 ha lasciato il segno per la sua innovazione tecnica, sfruttando luci stroboscopiche per creare l’illusione di una sospensione nel movimento. Altri classici come “Takademe”, che mescola humor e acrobazia e “Whirlaway”, un frizzante omaggio al pulsante patrimonio musicale di New Orleans, completano una proposta artistica incredibilmente variegata. La progettazione scenica di Parsons è meticolosa e ogni dettaglio, dalla musica ai costumi, è pensato per arricchire l’esperienza visiva dello spettatore.
Elena D’Amario: il talento che continua a brillare
Un elemento di grande richiamo dello spettacolo è senza dubbio la presenza di Elena D’Amario, una ballerina che ha segnato la storia della compagnia Parsons Dance. Dopo quasi dieci anni di lavoro insieme, la D’Amario ritorna sul palcoscenico insieme a Parsons, portando con sé non solo la sua esperienza, ma anche un talento che è stato ampiamente elogiato dalla critica. Il New York Times l’ha definita “la danzatrice più particolare e accattivante del gruppo”, un riconoscimento che riflette l’entusiasmo con cui Parsons accoglie il suo ritorno.
“The Shape of Us”, una delle nuove creazioni, è ispirata proprio al talento della D’Amario e sintetizza la ricerca artistica di Parsons. Essa si evolve in un percorso che va dall’alienazione alla connessione, con la musica del gruppo elettronico Son Lux, il cui stile innovativo aggiunge un ulteriore strato di profondità emotiva. La D’Amario stessa descrive il ritorno con la compagnia come un “immenso privilegio”, dimostrando quanto sia profondo il legame tra i danzatori e il maestro.
La danza come messaggera di speranza e connessione
La danza, per David Parsons e la sua compagnia, non è solo un’esibizione: è un linguaggio che comunica messaggi di connessione e speranza in un mondo in continuo cambiamento. “Juke”, l’altra nuova creazione, è un omaggio a Miles Davis e agli anni Settanta, celebrando la pulsazione vitale del jazz e della cultura di quel tempo. Non sorprende quindi che l’arte di Parsons continui a trovare un vasto pubblico, attratto dalla qualità e dall’impatto emotivo delle sue coreografie.
Con estrema originalità, Parsons riesce a trasformare il palcoscenico in uno spazio di celebrazione della vita, dove la gioia e il gioco diventano elementi centrali. Questa visione si riflette perfettamente nel suo modo di coreografare e nel messaggio che comunica attraverso il movimento. L’arte di Parsons, attraverso i suoi danzatori e le sue creazioni, ci invita a stupirci del mondo che ci circonda, a riconoscere la bellezza nelle connessioni umane e a non dimenticare mai il valore dell’umanità in ogni sua forma.