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De la guerre – Recensione

Un film visionario e complesso, ricco di citazioni d’autore

Regia: Bertrand Bonello – Cast: Mathieu Amalric, Asia Argento, Guillaume Depardieu, Clotilde Hesme, Michel Piccoli – Genere: Drammatico, colore, 99 minuti – Produzione: Francia, 2008.

de-la-guerreReduce dall’ultima Quinzaine des Rèalisateurs al Festival di Cannes 2008 arriva a Roma per la Primavera del Cinema Francese “De la guerre” l’ultimo film di Bertrand Bonello, già regista di “Le Pornographe”.

Bertrand, regista in crisi esistenziale resta chiuso in una bara per tutta la notte. Rimasto sconvolto, incontra per uno strano caso un uomo misterioso che lo conduce presso un castello, sede di un fantomatico “Regno”. La regina di quest’ultimo è una sorta di sciamana, interpretata dalla nostra Asia Argento, che regna su un gruppo di gente che vive in un mondo a parte.

Luogotenente della carismatica leader è lo sfortunato Guillaume Depardieu, combattente anche nella vita e attivissimo fino all’ultimo nonostante la protesi della gamba. Difficile da raccontare “De la guerre”, film lisergico, visionario e pieno di citazioni cinematografiche più o meno chiare.

I simboli psicoanalitici dal bosco al castello di kafkiana memoria abbondano e sono accompagnati da pezzi di musica elettronica suonati dalla sacerdotessa Asia tra specchi che ondeggiano tra le foglie. Gli accoliti danzano, dopo aver aperto le porte della percezione alla Jim Morrison, le loro maschere antropomorfiche fanno pensare alla scena dell’orgia di “Eyes Wide Shut” di Kubrick.

Il capolavoro di Coppola “Apocalipse Now” è citato invece esplicitamente nella fine. Bertrand supera tutti i suoi limiti. Impara a cantare le canzoni di Bob Dylan e a nuotare per affrontare da tenente “L’orrore” di Marlon Brando, novello Wilard.

A conclusione dei giochi sembra che la “Felicità” per il regista è nell’isolamento dal mondo, in una comunità completamente autarchica dove non c’è spazio per i sentimenti. La ricerca del piacere e della gioia attraverso la guerra è il filo conduttore dell’avventura mistico/new age di Mathieu Amalric/ Bretrand alter ego dello stesso regista, che ha detto di avere costruito la storia su misura per la coppia Argento/ Amalric.

Bellissimo il personaggio di Depardieu, in una delle sue ultime interpretazioni. Un lavoro intrigante, seppur troppo dilatato e confuso, “De la guerre” di Bonello che si chiude con il protagonista, che sorride seduto su una panchina nel traffico di Parigi e che forse finalmente ha trovato quello che cercava.

Ivana Faranda

De la guerre – Recensione

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