Il film “Death of a Unicorn“, esordio registico di Alex Scharfman, si inserisce nel panorama del folk horror, un genere che mescola elementi fantastici e inquietanti con una forte critica sociale. Ispirato dal lavoro di Robert Eggers, noto per il suo approccio al folklore, Scharfman riesce a trasformare un animale mitologico in un potente simbolo di avvertimento. La storia, che coinvolge un unicorno e una famiglia in cerca di profitto, invita a riflettere su temi di avidità e rispetto per la tradizione.
La trama di death of a unicorn
La narrazione di “Death of a Unicorn” si apre con Paul Rudd nei panni di un padre in difficoltà, affiancato dalla figlia Ridley, interpretata da Jenna Ortega. I due si recano in una lussuosa capanna nel bosco per incontrare il loro capo, interpretato da Richard E. Grant. L’incidente che coinvolge l’unicorno, colpito da un veicolo e successivamente maltrattato, si rivela essere un momento cruciale, che funge da catalizzatore per gli eventi successivi. La creatura, dotata di poteri curativi, viene vista dalla famiglia Leopald come un’opportunità di guadagno, ignorando completamente il suo valore mitologico e simbolico.
Scharfman utilizza il contrasto tra la razionalità scientifica dei Leopald, a capo di un impero farmaceutico, e l’aura misteriosa del folklore per esplorare le conseguenze dell’avidità umana. Il desiderio di sfruttare il sangue dell’unicorno diventa una metafora dell’iper-razionalismo che caratterizza la società moderna. Ridley, la voce dissenziente, rappresenta il valore della tradizione e il rispetto per l’invisibile, sottolineando come l’ignoranza nei confronti del mito possa condurre a conseguenze disastrose. Secondo Collider, “Scharfman usa i Leopald e la loro avidità per mostrare le conseguenze del disprezzo per il folklore: sono la versione estrema dell’incredulità”.
L’influenza di robert eggers
L’influenza di Robert Eggers è palpabile in “Death of a Unicorn“, grazie alla collaborazione tra lui e Scharfman. Eggers, conosciuto per film come “The Witch” e “The Lighthouse“, ha fornito al giovane regista l’accesso ai suoi taccuini di ricerca, permettendo una costruzione visiva e simbolica ricca di dettagli. La cura filologica è evidente, in particolare nelle scene in cui Ridley esplora le leggende sugli unicorni, accompagnate da arazzi del XV secolo che rappresentano la caccia a queste creature mitologiche.
Questa attenzione ai dettagli storici e culturali arricchisce il film, rendendo la sua narrazione più profonda e significativa. La scelta di includere elementi autentici, come gli arazzi, non solo conferisce credibilità alla storia, ma invita anche il pubblico a riflettere sul significato del folklore nella società contemporanea. Scharfman riesce così a creare un legame tra il passato e il presente, utilizzando il mito come strumento per affrontare questioni attuali.
Riferimenti ad altri maestri dell’horror
Oltre all’influenza di Eggers, “Death of a Unicorn” mostra segni di ispirazione da parte di altri registi del genere horror, come Ari Aster. Un particolare elemento che salta all’occhio è il pannello danneggiato dell’arazzo, dove l’unicorno si ribella. Questa scelta visiva non è casuale, ma riflette le morti nel film, creando un parallelismo tra la narrazione e l’arte. Questa operazione di allineamento richiama le stratificazioni narrative tipiche di Aster, rendendo il film un’opera complessa e ricca di significato.
Il risultato finale è un’opera surreale e grottesca, che si muove con disinvoltura tra il gotico e la dark comedy. “Death of a Unicorn” riesce a trasformare un concetto apparentemente assurdo, come un unicorno ferito e conteso, in una riflessione profonda sulla natura umana, il mito e la memoria. Scharfman, con il suo esordio, si posiziona come un regista da tenere d’occhio, capace di mescolare elementi di folklore con una critica sociale incisiva.
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