Il franchise di Devil May Cry ha catturato l’immaginazione di milioni di fan in tutto il mondo, grazie al suo protagonista carismatico, Dante, e alle sue avventure contro demoni e creature infernali. Con l’arrivo della serie animata su Netflix, molti si sono chiesti come si confronti con l’anime giapponese del 2007. Questo articolo esplorerà le differenze tra le due versioni, analizzando la caratterizzazione dei personaggi, l’azione e la fedeltà alla lore originale.
La caratterizzazione di Dante: un eroe in evoluzione
Nella nuova serie di Netflix, Dante appare come un giovane cacciatore di demoni, caratterizzato da un’immaturità che lo rende meno centrale rispetto alla figura iconica che i fan conoscono. In diverse scene, è Lady a rubare la scena, mostrando una forza e una determinazione che mettono in ombra il protagonista. Questo approccio potrebbe essere visto come un tentativo di sviluppare un arco narrativo più ampio per Dante, ma il risultato è una rappresentazione che sembra smarrita e poco sicura di sé. La sua personalità, solitamente forte e sarcastica, è sostituita da un atteggiamento quasi “scioccamente positivo”, in cui ha bisogno di spiegazioni per comprendere la situazione che lo circonda.
Al contrario, nell’anime del 2007, Dante è rappresentato in modo più fedele alle sue origini. Forte, stiloso e sarcastico, incarna l’immagine del cacciatore di demoni che non ha bisogno di sforzarsi per dimostrare il suo valore. Quando affronta le creature infernali, il suo lato oscuro emerge con la potenza che i fan si aspettano. Questa versione di Dante è quella che ha conquistato il cuore dei fan, mantenendo intatto il suo fascino e la sua sicurezza.
Azione e animazione: Netflix alza il livello
Quando si parla di azione, la serie Netflix riesce a superare l’anime del 2007. I combattimenti sono caratterizzati da una dinamicità e una fluidità che catturano l’attenzione dello spettatore. Sequenze come la battaglia di Dante contro i mercenari o l’inseguimento in moto sono particolarmente spettacolari e mostrano un’animazione curata, sebbene non rivoluzionaria. La serie riesce a mantenere un tono adrenalinico, influenzato da opere come Matrix e dai film di Christopher Nolan.
D’altro canto, l’anime del 2007 presenta un ritmo più lento, con molte scene dedicate alla vita quotidiana di Dante piuttosto che all’azione frenetica. Sebbene questa scelta possa risultare più coerente con lo sviluppo del personaggio, potrebbe deludere gli spettatori in cerca di combattimenti mozzafiato e adrenalina pura.
La lore e i temi narrativi: divergenze significative
Uno degli aspetti più controversi della serie Netflix è il modo in cui viene trattata la lore di Devil May Cry. Adi Shankar ha introdotto elementi narrativi che si riflettono sulla politica americana, allontanandosi dal tono originale dei giochi. Questa scelta ha suscitato critiche tra i fan che desiderano una coerenza con il materiale di partenza. Al contrario, l’anime del 2007 si attiene maggiormente alla mitologia di Dante, rispettando il canone e mantenendo intatto lo spirito del franchise.
Tuttavia, la serie Netflix ha il merito di introdurre Vergil, un personaggio che nell’anime del 2007 viene solo accennato. La sua presenza promette un ruolo più centrale nella seconda stagione, offrendo ai fan una nuova dimensione della storia e un’opportunità di approfondire la relazione tra i due fratelli.
Un bilancio tra tradizione e innovazione
In sintesi, l’anime del 2007 di Devil May Cry riesce a mantenere viva la tradizione del franchise, presentando un Dante iconico e affascinante. La serie Netflix, invece, si concentra su uno sviluppo più ampio, con un cast corale e una maggiore azione, ma perde parte dell’essenza del protagonista. Sebbene entrambe le versioni abbiano i loro punti di forza e debolezza, il confronto tra le due offre spunti interessanti per i fan e per coloro che desiderano esplorare ulteriormente l’universo di Devil May Cry.
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