Recensione
Dark Inclusion – Recensione: un dramma teatrale tra passato e presente
Arthur Harari esordisce con un lungometraggio che sa di passato, almeno negli strumenti espressivi, restandone indipendente e reinterpretandoli a suo modo.
Non a torto “Dark Inclusion” è stato definito un dramma shakespeariano, o per meglio dire, una pièce cinematografica impostata sulla tragedia shakespeariana (amletica in particolare), della quale il regista interpreta gli schemi narrativi per adattarli al presente.
Il tempo è l’oggi, Anversa la scenografia, mentre la finzione riguarda la storia di una famiglia commerciante di diamanti (ebrea, il che rimanda un po’ allo Shylock de “Il mercante di Venezia”).
Pier, è il reietto, dimenticato, diseredato che, mosso dal fantasma di Victor, il padre morto recentemente, inizia a meditare vendetta verso coloro che individua come causa dei mali paterni. Un’Amleto contemporaneo (con tutte le riserve), fragile e titanico allo stesso tempo, interpretato da un buonissimo Niels Schneider, ma anche uno Iago dissimulatore e traditore, che vuole pungere quando potrebbe far più male.
August Diehl con il suo ‘rampollo’ Gabi Ulmann interpreta il limbo tra misconosciuto e riconosciuto, che potremmo trovare al centro della tragedia di Shakespeare “La tempesta”, mantenendo una realistica umanità, con i suoi pregi e le sue debolezze. Piccoli rimandi al teatro shakespeariano che si confermano nello sviluppo della trama e nei topoi degli altri personaggi, senza però troppo cadere nello stile memorialistico, configurando queste tipologie nel presente, dando loro vita e capacità di stravolgersi da sé.
Dark Inclusion: una riflessiva danza tra realismo e finzione
Arthur Harari, interpretando attivamente questi modelli, gioca continuamente con lo spettatore, sul filo della contraddizione mostrando sempre personaggi scissi, a metà, tra doveri e pulsioni, volontà e ragione. E nel farlo percorre gli schemi narrativi shakespeariani, uscendo dai loro percorsi al momento giusto e proponendo sequenze di forte intensità che decostruiscono la ‘finzione’ con il loro realismo.
La tensione latente di “Dark Inclusion” è ottimamente liberata nel finale, che conferma e nega tutto quello che è successo precedentemente, in un atmosfera thriller-drammatica molto ben costruita; il tutto portando al centro delle scena un mondo quasi ‘frivolo’ e poco conosciuto, ma dotato delle sue passioni, dei suoi sogni, della sua arte, come quello dei commercianti di diamanti.
Una pellicola da vedere oltre le apparenze e da ‘leggere’ con impegno.
Alfonso Canale
Trama
- Titolo originale: Diamant Noir
- Regia: Arthur Harari
- Cast: August Diehl, Niels Schneider, Hans-Peter Cloos, Abdel Hafed Benotman, Raphaële Godin, Raghunath Manet, Jos Verbist, Guillaume Verdier, Hilde Van Mieghem
- Genere: Drammatico, thriller, colore
- Durata: 115 minuti
- Produzione: Francia, Belgio, 2016
- Distribuzione: n/d
- Data di uscita: n/d
Premio Jacques Deray in qualità di Miglior film poliziesco francese dell’anno, nonché il César a Niels Schneider come Meilleur espoir masculin, “Dark Inclusion” è il thriller d’esordio di Arthur Harari.
La pellicola segue le vicende di Pier Ultmann, erede reietto di una famiglia di commercianti di diamanti di Anversa. Un uomo con poche aspettative nella vita, di giorno muratore, di notte ladruncolo, grazie alla sua capacità di memoria eidetica, che gli permette di ricordare bene le case o gli appartamenti delle vittime.
Improvvisamente, viene a conoscenza della morte del padre, che non vede sin da quando era bambino: Victor (questo il suo nome), era stato allontanato dalla sua famiglia e aveva abbandonato Pier e sua madre quando quest’ultimo era ancora piccolo. Il funerale è l’occasione per rincontrare quella parte della famiglia, incontro che risveglia in Pier un cieco desiderio di vendetta per quello che suo zio e suo nonno hanno fatto al padre in passato.
Invitato a ritornare nella sua città d’origine belga per un lavoro, Pier si troverà davanti l’occasione di meditare e organizzare accuratamente la sua vendetta. Ciononostante, lentamente inizierà a cambiare idea, ponendosi di fronte a importanti scelte.
Dark Inclusion: immersione shakespeariana nel commercio dei diamanti
Un dramma quasi shakespeariano, questo “Dark Inclusion”, sulla vendetta e sulla bellezza, ambientato nell’artigiano mondo dei commercianti e intagliatori di diamanti. Anversa è la sede principale, la scenografia di fondo, insieme alle rifrazioni di luce causati dalle preziose pietre. Inoltre, ci troviamo davanti a un’altro interessante lato interpretativo di Niels Schneider, attore francese naturalizzato canadese, vincitore, proprio con questa pellicola, di un premio César.