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Die Hard – Un buon giorno per morire – Recensione

La pellicola di Moore è il sogno nel cassetto di tutti gli amanti dell’action adrenalinico: muscoli, fughe impossibili, corse spericolate in cui vengono distrutte centinaia di auto, e persino elicotteri, impiegati nella consueta lotta tra buoni e cattivi. Un fiume di pallottole tra le quali il nostro eroe cerca di divincolarsi, forte della quasi immortalità di cui un mito come Willis/McClane non può non esser dotato

(A Good Day To Die Hard) Regia: John Moore – Cast: Bruce Willis, Jai Courtney, Cole Hauser, Amaury Nolasco – Genere: Azione, colore, 97 minuti – Produzione: USA, 2013 – 20th Century Fox – Data di uscita: giovedì 14 febbraio 2013.

diehardunbuongiornomorireA 25 anni dal primo episodio della saga l’inossidabile Bruce Willis riveste i panni di John McClane, in trasferta in quel di Russia nel tentativo di aiutare il figlio, incarcerato dalle autorità locali con gravi accuse. John non sa che in Russia l’attende un vero e proprio intrigo internazionale, che rievoca gli action in stile Guerra Fredda e le spie che ne erano protagoniste.

In nuovo capitolo di “Die Hard” è fedele ai film che l’hanno preceduto, McClane, come sempre al momento sbagliato nel posto sbagliato, nel tentativo di aiutare il figlio si trova a lottare coi cattivi di turno, al solito super organizzati, armati fino ai denti, ed in numero decisamente considerevole.

Ma i fans di Willis/McClane sanno bene che non esiste niente che possa spaventare il proprio eroe, seppur avanti con gli anni, e alle prese con un figlio col quale il rapporto non è certo idilliaco.

In un immediato crescendo di tensione il più famoso detective di New York si trova subito catapultato in una mirabolante corsa in auto che ha poco a che vedere con tutto quello che il cinema ha mostrato fino ad ora: la fantasia degli sceneggiatori ha sfidato i limiti della fattibilità, proponendo un inseguimento mozzafiato che ha impegnato la troupe per più di ottanta giorni, quasi un’intera estate passata per le vie di Budapest, città in cui la produzione ha realizzato tutti i set del film. Centinaia i veicoli impiegati e quasi 200 le persone impegnate nelle riprese.

Ma non mancano elicotteri, mitragliette, missili, muscoli, tanto chiasso, e perché no, qualche battuta di spirito, che faccia da intermezzo tra una sparatoria e l’altra.

Conta ben poco la trama in questo costosissimo susseguirsi di lotta e distruzione, in cui i protagonisti sono, come vuole il copione, indistruttibili, nonostante veri e propri voli dai piani alti dei palazzi, bombe che scoppiano a due passi da loro, e si combatta in due contro un intero esercito.

Bravo Willis, il cui volto non teme il bacio della telecamera e sa riproporsi, senza temere rivali, eroe senza macchia nè paura, se non quella, come già successo nel primo film che lo ha visto protagonista nei panni di McClane, di poter perdere le persone che ama.

Un film leggero, intrattenimento puro per staccare il cervello, almeno per un po’.

Maria Grazia Bosu

Die Hard – Un buon giorno per morire – Recensione

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