Recensione
Il diritto di opporsi – Recensione: la drammatica e sconvolgente realtà americana
“Il diritto di opporsi” è un film di forte impatto soprattutto perchè i fatti raccontati si riferiscono a vicende realmente accadute negli Stati Uniti d’America solamente una trentina di anni fa. Già sembra incredibile che ancora esista la pena di morte, si rimane ulteriormente stupiti nello scoprire che nel 1988 si sia potuto fare un uso distorto della giustizia e che questi abusi abbiano portato alla pena capitale persone palesemente innocenti.
“Il diritto di opporsi” è tratto dall’omonimo libro di Bryan Stevenson. Il titolo originale, “Just Mercy”, rende pienamente il significato del contenuto morale dell’opera, ossia quella capacità che ogni uomo dovrebbe avere a rendersi misericordioso, indulgente ed empatico allo stesso tempo.
Bryan Stevenson, laureatosi in legge ad Harvard, decide di prestare le proprie competenze nello Stato dell’Alabama, dove un ingente numero di individui di basso ceto sociale condannati alla pena capitale, non possiede un’adeguata difesa legale. Cerca di aiutare ognuno di loro, anche coloro che si sono realmente macchiati di delitti efferati, ma la vicenda principale ruota intorno alla Storia di Walter McMillian, condannato a morte per un delitto che palesemente non ha commesso: l’omicidio di una ragazza di diciotto anni. Walter rappresenta il capro espiatorio in una società gestita da bianchi, nella quale l’opzione di condannare un umile uomo di colore è preferibile alla condizione di lasciare la comunità senza un colpevole.
Nella sua spinta morale, ricca di idealismo, Bryan fonda la “Equal Justice Initiative”, un’organizzazione senza scopo di lucro per dare sostegno a tutti coloro che non possono permettersi un avvocato. Nel corso della sua vita salverà molte vite umane, compiendo personalmente indagini legali su ogni singolo caso e combattendo contro giudici (bianchi) che a volte condannano a morte individui con la sola motivazione che con quella faccia (nera), non possono che essere colpevoli.
Un legal drama americano ben interpretato, ma con troppi stereotipi
Questa significativa vicenda è perfettamente raccontata dal regista Destin Daniel Cretton, che ne ha curato la sceneggiatura insieme a Andrew Lanham, lavorando a stretto contatto con lo stesso Stevenson. Ma proprio la sceneggiatura ha delle ingenuità e dei percorsi un po’ troppi semplicistici che la rendono piatta. I dialoghi tra i vari personaggi sono poco realistici e troppo stereotipati. La facilità con la quale Bryan e i suoi collaboratori trovano indizi (o come sono stati distrattamente lasciati dai vari sceriffi di contea e giudici bianchi) sembra un percorso abbreviato per lo script. Anche la maniera con la quale i vari protagonisti, che hanno prodotto accuse false e infamanti, cambiano idea, quando incrociano lo sguardo di una delle vittime sembra un po’ naïf.
Un notevole cast attoriale sostiene il film, Michael B. Jordan interpreta Bryan Stevenson in maniera esemplare. Sostiene le frustrazioni che la sua pelle ancora riserva a un giovane avvocato nello Stato dell’Alabama con la giusta dignità e la contenuta rabbia solo per arrivare al suo scopo di giustizia. Jamie Foxx dà corpo al povero condannato Walter McMillian, umile manovale di campagna, disilluso in principio dalla schiacciante forza istituzionale bianca, ma che si lascia gradualmente coinvolgere nella speranzosa follia del giovane avvocato. Esprime con grazia la sua solidarietà agli altri condannati con i quali condivide il braccio della morte ed arriva a elaborare immagini poetiche quando aiuta un compagno a sopportare l’ansia della condanna.
Sicuramente “Il Diritto di Opporsi” è una buona produzione, lodevole è lo scopo di renderne uno strumento di denuncia delle discriminazioni razziali e della spregevole persistenza della condanna a morte. Senza molte strizzatine d’occhio alla light comedy e con un un clima cupo più pertinente al legal drama americano sarebbe potuto essere un capolavoro.
Andrea Racca
Trama
- Titolo originale: Just Mercy
- Regia: Destin Daniel Cretton
- Cast: Michael B. Jordan, Brie Larson, Jamie Foxx, O’Shea Jackson Jr., Tim Blake Nelson, Lindsay Ayliffe, Rob Morgan, Ron Clinton Smith, C.J. LeBlanc
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 136 minuti
- Produzione: USA, 2019
- Distribuzione: Warner Bros Italia
- Data di uscita: 30 gennaio 2020
“Il diritto di opporsi”, sceneggiato e diretto da Daniel Cretton, racconta le drammatiche vicende giudiziarie dell’avvocato e attivista per i diritti sociali Bryan Stevenson. Tratto dal libro autobiografico “Just Mercy: a story of justice and redemption“, scritto dallo stesso Stevenson nel 2014.
Il diritto di opporsi: chiedere giustizia
Walter MacMillan, che nel film ha il volto di Jamie Foxx (“Django Unchained“, “Collateral“, “The Amazing Spiderman 2“), è stato condannato a morte. Walter è accusato dell’omicidio di una ragazza di 18 anni, bianca. Le testimonianze, estorte con la violenza dalla polizia, lo inchiodano.
L’avvocato Bryan Stevenson, interpretato da Michael B. Jordan (“Black Panther“, “Creed“), non rinuncia a difendere il suo assistito, nonostante abbia l’intero sistema giudiziario contro. Aiutato dalla collega Eva (Brie Larson, “Captain Marvel“), crede nell’innocenza di Walter e lotterà fino alla fine per dimostrarlo.
Tratto da una storia vera
Bryan Stevenson, quando si è ritrovato a lavorare sul caso MacMillian, era alle prime armi. Neo laureato ad Harvard, giovane rampante con una carriera brillante e remunerativa ad attenderlo, ha scelto invece di lottare contro le ingiustizie.
Proprio con il caso McMillan, Stevenson ha avuto il suo battesimo del fuoco. Una battaglia resa più ardua dai pregiudizi razziali intorno al condannato: il figlio di MacMillian era sposato con una donna bianca in uno Stato, l’Alabama, dove i pregiudizi razziali sono ancora molto radicati.
L’avvocato Bryan Stevenson è il fondatore dell’organizzazione no-profit “Equal Justice Initiative“. Nella sua carriera ha assistito decine di persone in attesa nel braccio della morte.
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