Recensione
Dogman – Recensione: Matteo Garrone porta a Cannes un film rigoroso carico di poesia
Nel 1988 a Roma, nel quartiere della Magliana, Matteo, un uomo mite di professione toelettatore, è vessato continuamente da Simone, un ex pugile violento con tutti. Stanco di sopportare le continue angherie di quest’ultimo, Matteo decide di vendicarsi, prima torturando il suo nemico in modo atroce, poi uccidendolo. La storia drammatica di quello che fu soprannominato “Il canaro” diventa il punto di partenza di un film diretto da Matteo Garrone con un cast di attori giovani e molto in parte.
Un’opera complessa che mette in scena l’umanità
“Dogman”, pellicola in Concorso a Cannes, prende ispirazione da una storia vera; ne sono protagonisti due giovani interpreti che vestono i panni del gentile Marcello/Marcello Fonte e del violento Simoncino/Edoardo Pesce. I due si muovono in un una location spettrale, abitata da un’umanità che sembra essere assuefatta dallo squallore.
Solo Marcello, proprietario di una toiletteria per cani sembra diverso e questo lo rende la vittima perfetta di Simoncino. Il regista racconta la loro amicizia tra risse in visionarie botteghe di pupazzi di cartapesta e notti passate in locali notturni di quart’ordine. L’equilibrio fragile tra vittima e carnefice si romperà quando Marcello perderà tutto dopo una rapina in cui è coinvolto suo malgrado. Questo cambierà gli scenari che diventeranno sempre più foschi, per culminare in una caduta all’inferno di entrambi i protagonisti.
Dogman: a metà tra sogno e incubo
Non è un film realista “Dogman”: tutto, dalle ambientazioni minimali e prive di vita ai loro abitanti, sembra quasi una visione sospesa di un mondo senza speranza. La violenza è nell’aria e prende le forme fisiche di Simoncino. Eppure anche lui è vittima a modo suo, così come Marcello che si rispecchia nel sorriso di sua figlia Alida.
L’opera di Garrone ci riporta molto vicino alle atmosfere de “L’imbalsamatore” del 2002, anche quello ispirato a una storia vera. Il regista ha il suo modo per raccontare il reale, e lo fa attraverso personaggi profondi che bucano lo schermo con il loro sguardo malinconico, è il caso di Marcello Fonte, giovane attore esordiente che ha sulle spalle tutta l’opera, insieme al suo doppio Edoardo Pesce. Non c’è alcun giudizio da parte del regista nei confronti di una storia drammatica come quella de “Il Canaro”.
Garrone vuole investigare nei meandri dell’animo umano e ci riesce benissimo attraverso l’uso di inquadrature quasi oniriche come quella della bottega di “Dogman”, un’immagine che resta fissa nella memoria dello spettatore. Da questo non luogo Marcello uscirà con il corpo senza vita del suo nemico in un’alba livida, ma sarà morto con lui tutto il cast, Marcello Fonte in primis, un interprete carismatico e mai fuori le righe.
Bellissima la fotografia e la narrazione tutta che rende “Dogman” un’opera da Palma d’Oro.
Ivana Faranda
Trama
- Regia: Matteo Garrone
- Cast: Marcello Fonte, Edoardo Pesce, Nunzia Schiano, Adamo Dionisi, Francesco Acquaroli, Alida Baldari Calabria, Gianluca Gobbi
- Genere: Western, colore
- Durata: 120 minuti
- Produzione: Italia, 2018
- Distribuzione: 01 Distribution
- Data di uscita: 17 maggio 2018
Matteo è un uomo che si divide tra il suo lavoro da toelettatore di cani e le giornate trascorse con la figlia Sofia. Non si capisce bene, invece, quale sia la natura dello strano e inquietante rapporto con Simoncino, un ex pugile che lo tormenta. Esausto e esasperato dal modo in cui è trattato, Matteo decide di vendicarsi in modo crudele.
Dogman: la cronaca nera di Matteo Garrone
Matteo Garrone, dopo l’enorme successo di “Gomorra” (vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes) e “Il racconto dei racconti – Tales of Tale“, torna sul grande schermo con “Dogman”, un film cupo e dai tratti noir.
“Dogman”, interpretato da Marcello Fonte, riadatta un fatto di cronaca nera avvenuto nella periferia di Roma. Il cosiddetto “delitto del Canaro” riguarda l’omicidio dell’ex pugile Giancarlo Ricci, avvenuto per mano di Pietro De Negri (conosciuto come il Canaro per via del suo lavoro di toelettatore di cani). Come confermato dallo stesso Garrone, “Dogman” è soltanto ispirato a questi fatti, ma non intende rappresentarne una fedele ricostruzione.
In merito al film, il regista Matteo Garrone ha affermato: “Ho iniziato a lavorare alla sceneggiatura dodici anni fa: nel corso del tempo l’ho ripresa in mano tante volte, cercando di adattarla ai miei cambiamenti. Finalmente, un anno fa, l’incontro con il protagonista del film, Marcello Fonte, con la sua umanità, ha chiarito dentro di me come affrontare una materia così cupa e violenta, e il personaggio che volevo raccontare: un uomo che, nel tentativo di riscattarsi dopo una vita di umiliazioni, si illude di aver liberato non solo se stesso, ma anche il proprio quartiere e forse persino il mondo, che invece rimane sempre uguale, e quasi indifferente”.
“Dogman” è in concorso alla 71° edizione del Festival di Cannes.
Trailer
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