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Edoardo Leo reinventa Otello con un’interpretazione audace ambientata nella malavita romana

Edoardo Leo presenta una reinterpretazione dell’Otello di Shakespeare nel suo nuovo film, “Non sono quello che sono“, in arrivo nei cinema giovedì 14 novembre. Producendo un’opera che fonde la tragedia classica con le dinamiche della malavita romana, Leo offre una lettura che fa emergere le tensioni e le passioni di un amore malato, il tutto attraverso un linguaggio dialettale che rende la vicenda ancora più cruda e coinvolgente. A guidare il cast ci sono nomi noti nella recitazione, con Leo stesso nel ruolo di Iago e Jawad Moraqib che interpreta Otello.

La trama di “Non sono quello che sono”

Nel film l’azione si apre in un carcere, dove un uomo anziano viene condotto in biblioteca per un’intervista. Qui, una giornalista e un operatore video si preparano a raccogliere la storia di un passato violento e il delitto che l’ha condannato all’ergastolo. Il protagonista, conosciuto con il nome di Iago, rievoca i fatti di vent’anni prima, quando faceva parte di un’associazione criminale attiva a Roma, impegnata in attività illecite come l’usura e lo spaccio di droga. Iago è consumato dall’ira poiché il suo capo, Otello, ha messo un altro al suo posto, Michele, favorendo un’ascesa che lui non ritiene meritata.

Edoardo Leo reinventa Otello con un’interpretazione audace ambientata nella malavita romana

Determinato a vendicarsi di Otello, Iago complotta per rimuovere il Moro dalla sua posizione di potere. L’occasione si presenta quando il gruppo, composto dal boss Otello, dalle loro mogli Desdemona ed Emilia, e da Michele stesso, si reca ad Anzio per monitorare il traffico di narcotici, minacciato dall’arrivo di clan rivali turchi. Lontani dall’occhio vigile della criminalità romana, Iago inizia a tessere la sua rete di inganni, sfruttando l’amore di Otello per Desdemona per generare gelosia e distruzione.

In questo contesto inquietante, Anzio si presenta come un ambiente desolato e inquieto, un rifugio ideale per le macchinazioni di Iago, che, nel tentativo di raggiungere il suo scopo, manovra gli affetti e le vite dei suoi complici. La forza della trama sta nell’abilità di Leo di ritrarre la progressione della follia di Otello, mentre il territorio dell’amore diventa un oscuro campo di battaglia.

Un esperimento artistico riuscito

L’idea di ambientare l’Otello di Shakespeare nella malavita romana rappresenta una sfida audace, rischiosa in apparenza e potenzialmente controversa. Il tema della criminalità, ormai popolare nel panorama cinematografico, potrebbe sembrare un tentativo di cavalcare l’onda del successo del genere crime. Tuttavia, Edoardo Leo dimostra di aver creato un’opera che va oltre queste preoccupazioni. La sua visione ambiziosa restituisce una versione della celebre tragedia in cui emerge in maniera prepotente il tema della gelosia e della possessività.

Con il suo dialetto romano vibrante e autentico, Leo infonde una nuova vita ai versi shakespeariani, dando vita a un’opera che riflette le tensioni drammatiche. La scelta di utilizzare un linguaggio che risuona con la ferocia e la brutalità di un contesto malavitoso aiuta a esaltare le emozioni estreme dei personaggi, privi di pietà. In una Anzio algida e deserta, i conflitti interiori dei personaggi si riflettono nel paesaggio desolato e tempestoso, amplificandone la disperazione.

Ne risulta un film che, sebbene radicato nella tragedia classica, riesce a reinterpretarla in chiave moderna, portando alla luce i valori e i peccati di una società complicata. La presenza delle due protagoniste femminili, Desdemona ed Emilia, offre una luce in un contesto altrimenti oscuro. La loro forza e vulnerabilità diventano elementi fondamentali nel disegno complessivo di vendetta architettato da Iago.

La forza del dialetto romano

Uno degli aspetti più sorprendenti dell’opera di Leo è l’uso di un dialetto forte e ruvido, che distanzia l’interpretazione dal lirismo originale del testo di Shakespeare. Questo approccio radicale permette una lettura che scuote le fondamenta della tragedia, estraendo da essa una crudezza che evidenzia le sfide della vita e le fragilità umane.

Il film si distingue per la sua capacità di rendere i dialoghi non solo un semplice veicolo di comunicazione, ma anche un potente strumento per rivelare le dinamiche emotive e sociali dei personaggi. La scelta di mantenere la struttura originale della tragedia, mentre si trasforma il linguaggio e l’ambientazione, crea effetti di straniamento che arricchiscono l’esperienza visiva e narrativa, stimolando una riflessione profonda sulle tematiche universali dell’amore, della gelosia e della perdita.

L’esperimento è riuscito nel suo intento, dimostrando che le storie di Shakespeare possono essere trasposte in contesti moderni senza perdere la loro potenza intrinseca. La follia di Otello culmina in eventi drammatici che sottolineano la pericolosità di un amore che si trasforma in possesso, creando un profondo effetto sul pubblico. Questo film si erge quindi come una testimonianza dell’eleganza e della brutalità dell’essere umano, in grado di ritrovare una profonda connessione con un’opera classica attraverso un’interpretazione coraggiosa e innovativa.

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