Recensione
Qualcosa di meraviglioso – Recensione: la forza dei sogni
È il 2011 quando Nura Mohammad lascia il Bangladesh in cerca di fortuna e di futuro, che spera di trovare a Parigi. Porta con sé Fahim, il primogenito: 8 anni e un grande talento per gli scacchi. La promessa è quella di incontrare un grande maestro. In effetti Sylvain Charpentier lo è, a modo suo. La sua scuola per giovani promesse della scacchiera rimbomba dei suoi rimproveri, le pareti quasi tremano ogni volta che fa lezione. E anche i suoi alunni. Tremendamente burbero, non può far a meno di sciogliersi di fronte al talento di Fahim. Crede che possa diventare un campione e dare un nuovo messaggio alla Francia.
Fahim, una storia vera
Nel 2012 Fahim Mohammad, allora dodicenne, vince il campionato francese di scacchi per la categoria under 18. Veniva dal Bangladesh e viveva da qualche mese a Parigi senza permesso di soggiorno. La notizia all’epoca aveva fatto molto scalpore, tanto da chiamare in causa il ministro François Fillon. Il suo intervento accelerò la regolarizzazione di Fahim e della sua famiglia. Fu un segnale molto importante per la Francia, messaggio positivo di integrazione razziale. La storia ha affascinato anche il regista Pierre-François Martin Laval, che ha deciso di farne un film. “Qualcosa di meraviglioso” non ha un taglio politico, ma Laval non rinuncia alle riflessioni sulle condizioni dei migranti e su temi quali l’accoglienza e l’integrazione socio-culturale. Il risultato è un manifesto della speranza, in cui il riscatto degli emarginati rispetto alla propria condizione sociale avviene grazie al talento e all’impegno. Quelli del piccolo Fahim.
Il dialogo nel dialogo
Il titolo originale di “Qualcosa di meraviglioso” è “Fahim”. In effetti la potenza della pellicola passa anche attraverso il titolo e lingua originale dei dialoghi, o meglio le lingue: francese e bengali. L’adattamento italiano del titolo sposta per un momento l’attenzione dal tema principale, dando più spazio più che altro al mood che attraversa tutto il film, che in effetti è il co-protagonista. La storia di Fahim probabilmente non è particolarmente nota in Italia e un titolo così lapidario avrebbe fuorviato il pubblico italiano. Nella sua versione originale, il film di Laval è particolarmente affascinante proprio dal punto di vista linguistico. È nel momento della comunicazione che si iniziano a intravedere le difficoltà legate all’integrazione e, a volte, la totale assenza di comunicazione tra due culture. I dialoghi, a metà tra francese e bengalese sono pieni di fraintendimenti, soprattutto all’inizio, quando Fahim e il padre arrivano a Parigi. Lo scontro tra le culture avviene in primo luogo proprio nella comunicazione. Uno scontro che Laval limita a scambi spesso divertenti, che fanno sorridere, ma che evidenziano sin da subito le differenze tra le due culture. L’incomunicabilità dell’inizio del film, però, piano piano lascia spazio a dei punti di incontro: Fahim impara in pochissimo tempo in francese e diventa la prova vivente che, anche due culture completamente diverse, possano imparare a comunicare e a interagire efficacemente tra di loro.
Gli scacchi come veicolo di integrazione
La storia di Fahim, sul cui sfondo vediamo il padre intento a cercare una soluzione alla loro precarietà in Francia, si incentra principalmente sul suo grande talento per gli scacchi e sul suo rapporto con Sylvain Charpentier, interpretato magistralmente da Gérard Depardieu. Il maestro della scuola di scacchi rappresenta la Francia: inizialmente scettico, poi accogliente e quasi paterno. Il rapporto tra i due diventa in poco tempo un rapporto paritario, da adulti, fatto di stima e di fiducia reciproca. Lavel riesce a non scadere nel puro sentimentalismo, tenendo sempre ben fermi la tematica e il messaggio del film. Charpentier, quindi, non assume un ruolo prettamente paternalistico, ma resta per tutto il corso del film il maestro di Fahim. Come tale lo incoraggia, lo forma, non solo agli scacchi ma alla vita. Crede in lui semplicemente per il suo talento, senza soffermarsi su quanto sia diverso, anche da lui. È proprio grazie alla sua bravura che Fahim guadagna il suo posto nel mondo e può integrarsi a pieno nella società. Una società che lo accoglie e che non lo giudica per i suoi natali, ma per il contributo che può apportare alla vita di tutti. Essere nato in Bangladesh non determina automaticamente il suo destino. Il destino può costruirselo da solo.
Serena Calabrò
Trama
- Titolo originale. Fahim
- Regia: Pierre-François Martin-Laval
- Cast: Gérard Depardieu, Isabelle Nanty, Pierre-François Martin-Laval, Didier Flamand, Emmanuel Ménard, Ahmed Assad, Axel Keravec, Lila Guennas
- Genere: Biografico, colore
- Durata: 107 minuti
- Produzione: Francia, 2019
- Distribuzione: Bim Distribuzione
- Data di uscita: 5 dicembre 2019
“Qualcosa di meraviglioso”, diretto da Pierre-François Martin-Laval, narra la storia della battaglia di un ragazzo e di suo padre per ottenere il diritto di asilo in Francia.
Qualcosa di meraviglioso: un film attuale
Fahim e suo padre sono due profughi provenienti dal Bangladesh, paese natio che sono stati costretti a lasciarsi alle spalle. Quella che sembra la fine del loro lungo viaggio è Parigi, città in cui i due cercano di trovare rifugio, ma il loro appello per l’asilo politico cade nel vuoto.
Su Fahim dunque aleggia costantemente la minaccia di poter essere riconosciuto come clandestino ed espulso dalla Francia, ma nella vita difficile del ragazzo c’è un barlume di speranza: la sua bravura negli scacchi. Grazie al suo talento viene notato dal celebre allenatore di scacchi Sylvain, il quale gli farà raggiungere il campionato nazionale, lo stage ideale per ottenere finalmente la possibilità di rimanere in Francia con suo padre.
In un periodo di forti tensioni politiche intorno al tema dell’immigrazione “Qualcosa di meraviglioso” si configura come biopic che vuole raccontare una storia carica di possibilità, con uno sguardo volto a un futuro all’insegna dell’integrazione.
Fahim: cast e produzione
La pellicola biografica, una storia drammatica di immigrazione e accoglienza, rappresenta un punto di svolta nella carriera di Pierre-François Martin-Laval. Il regista è infatti conosciuto soprattutto per film comici come “Serial Teachers” (2013), la storia di una lotta tra professori incapaci e degli alunni pessimi per salvare la reputazione di una scuola, e “Gaston” (2017), l’adattamento cinematografico dell’omonima striscia di fumetti di Andre Franquin.
Nel cast brilla la star d’eccezione del cinema sia francese che internazionale Gérard Depardieu (“Le divane de Staline”, 2017), che torna sul grande schermo nei panni del geniale professore di scacchi Sylvain.
Il film è distribuito dalla Bim Distribuzione.