In anteprima per la Festa del Cinema di Roma 2017, uno dei film più attesi della stagione, dopo il successo di “Perfetti Sconosciuti”, arriva “The Place”. A presentarlo il regista, Paolo Genovese, gli sceneggiatori e il cast.
The Place: un film che indaga il buio delle persone
“The Place” sembra a conti fatti essere il seguito ideale del precedente successo “Perfetti Sconosciuti” ma il regista dichiara di non averne avuto le intenzioni: “No, non ci ho assolutamente pensato. Ho fatto questo film perchè mi è capitato di imbattermi casualmente in questa idea, ho visto questa serie americana che per me è stata fonte di ispirazione. Dopo di che c’è certamente un filo rosso che lo collega al precedente. Anche “The Place”, indaga il buio delle persone, la parte più nera, sconosciuta di noi stessi”, dice Genovese.
Il regista spiega quindi cosa davvero lo abbia spinto a lavorare a questo progetto, che definisce entusiasmante: “In realtà il motivo per cui ho fatto The Place è che cercavo di fare un film diverso, ma non aprioristicamente. Quando fai un film di successo come è accaduto a me con “Perfetti Sconosciuti”, tante sono le conseguenze. Ti viene assicurata la possibilità di poter fare quello che vuoi, innanzitutto, e poi ti capita di avere un pubblico di riferimento che si fida di quello che fai”.
Partendo da queste premesse Genovese voleva evitare di ripetere se stesso: “Fare un parente di “Perfetti Sconosciuti”, dice “sarebbe stato scontato. “The Place” percorre un’ altra strada. È un film che potrebbe piacere, è fuori dagli schemi, allo stesso è tempo diverso ma stimolante“.
Un film, come il precedente, che trova ancora una volta nella coralità dei volti uno dei suoi punti di forza. Un modo di intendere il cinema ben noto al regista Paolo Genovese: “In questo film è confermata la coralità dei protagonisti, ma c’è stata anche una coralità produttiva. È stato un film differente. Hanno girato tutti singolarmente per 1 o due giorni eccetto Valerio Mastandrea che invece ha seguito tutta la lavorazione del film. È nella natura di “The Place” essere un film corale. Il ‘ciò che sei disposto a fare se qualcuno ti garantisse la realizzazione di un desiderio’ è una situazione che riguarda tutti e nel film è proposto per dieci volte da dieci prospettive differenti, proprio per permettere un’immedesimazione di ciascuno data quella situazione”, dichiara Genovese.
The Place: e se quei personaggi fossimo noi?
“The Place”, ci chiede di giudicare noi stessi in un modo un pò più profondo, in un mondo che è dominato dal giudizio anche e soprattutto per mezzo dei social” sostiene il regista, “e in questo senso la coralità era indispensabile per immedesimarsi in etiche diverse. Il film ci violenta da questo punto di vista“.
Passando ai personaggi – il film prevede un cast d’eccezione particolarmente ricco – Paolo Genovese difende l’indefinibilità dei suoi protagonisti, privilegiando il punto di vista soggettivo dello spettatore. A riguardo del personaggio interpretato da Valerio Mastandrea dice: “Il personaggio di Valerio in questo film non è definibile. Ognuno si confronta con se stesso. In un certo qual modo davanti abbiamo noi stessi. Non è dio o il bene o il male. Ciascuno darà a quel volto la sua personale interpretazione secondo la sua natura e per ciascuno sarà diverso”.
Della stessa opinione del regista Mastandrea: “Il mio personaggio è lo specchio di ciò che mi chiedevano gli altri. Ha un’interpretazione libera. Quando trovi un qualcuno che ti stimola e ti presta il fianco invece di limitarti, ma ti lascia la libertà di scegliere come agire, si creano delle dinamiche che fanno abbastanza paura”, dice l’attore, “Ma gli altri personaggi potrebbero trovarsi lì in quel bar anche da soli con se stessi, io potrei anche non esserci.” “Ho agito come fossi un elemento scenografico“, continua Mastandrea, “dovevo modularmi ogni volta ad una storia diversa, che richiedeva un approccio diverso”.
E su questo riceve il plauso da parte del regista che ne riconosce il “ruolo difficilissimo” con il quale si è misurato l’attore, sottolineando come le decisioni delle controparti non derivino dal bene o dal male, ma da scelte libere e personali.
Circa la risonanza nella loro vita, di esperienze dirette, vicine o simili a quelle che i vari protagonisti hanno vissuto, gli attori si sono dichiarati per la maggiore lontani dal personaggio cui hanno prestato la loro interpretazione. Fanno eccezione Muccino e Vittoria Puccini, presenti in conferenza. L’attore, intervenuto ha detto come il regista gli “abbia chiesto di pescare nella zona d’ombra che appartiene ad ognuno di noi, e evocare tutto ciò che la camera e lo sguardo escludeva. La soluzione più facile per ciascuno è scappare da quella parte di noi stessi perchè l’unico modo per affrontarla è scendere a patti con quella bomba ad orologeria, metafora della nostra zona d’ombra, e guardarla. È un’esperienza con cui nella vita ci siamo grossomodo misurati tutti”, conclude Muccino.
“The Place” distribuito in 500 copie da Medusa, che esalta il grande coraggio del regista in primis e di chi ha scelto di produrlo, arriva nella sale il prossimo 9 Novembre.
Gianluca Panico