Il Festival di Venezia volge al termine e iniziano i primi bilanci: salite le vendite dei biglietti, ma pochi i film che arrivano al cuore
La premiata ditta Barbera & Baratta probabilmente riconfermata
Le premesse per un buon festival c’erano tutte, a cominciare dalla scommessa del ricambio generazionale lanciata dal direttore del Festival Alberto Barbera che, con il Presidente della Biennale Paolo Baratta, vedrà con molta probabilità riconfermato il suo incarico, in scadenza il prossimo 19 dicembre. Questo anche grazie alla legge nuova di zecca del Ministro Franceschini che porta da due a tre i possibili mandati. Il bilancio è tutto sommato buono, almeno dal punto di vista dello ‘sbigliettamento’ salito del 9% rispetto ad un anno fa, ma nessun lavoro presente in Laguna ha veramente colpito pubblico e critica.
Pochi i film di Venezia 72 che hanno colpito al cuore
Entrando nel merito dei film in Concorso presentati sino ad ora bisogna dire che hanno fatto centro per lo più i grandi maestri della settima arte: Aleksander Sokurov con “Francofonia”, Pablo Trapero con “El Clan”, Amos Gitai con “Rabin – The Last Days” e ovviamente Marco Bellocchio con “Sangue del mio sangue”. È, infine, bello “Marguerite” di Xavier Giannoli e ottima l’interpretazione di Catherine Frot, probabile candidata alla Coppa Volpi, nei panni della cantante stonata e confusa. Ottime possibilità anche per Fabrice Luchini, lo stralunato giudice innamorato di ”L’Hermine” diretto da Christian Vincent.
Platea e critica italiana scontenta per il film di Guadagnino “A Bigger Splash”. L’intensa interpretazione di Tilda Swinton è piaciuta molto alla stampa americana con buona pace del regista che ha accettato con molto aplomb i fischi del pubblico a fine proiezione.
Discreta l’accoglienza del film di Messina “L’attesa” con una Binoche, cui la giovane collega Lou de Laage tiene testa alla grande.
Ha incuriosito e intrigato l’unico film d’animazione della kermesse “Anomalisa” di Charlie Kaufmann, con del sesso fatto da pupazzi animati in modo molto verosimile. Ha invece deluso, e molto, il film australiano “Looking for Grace”.
A pochi giorni dalle fine del Festival di Venezia, il bicchiere appare per lo più mezzo vuoto con il grande ripianto di non aver messo in concorso il lavoro postumo di Calligari “Non essere cattivo” e non per bieco sentimentalismo.
Ivana Faranda