Quando si parla di film thriller psicologici si fa riferimento a quei titoli che assieme all’elemento “del brivido” (quindi del thriller) combinano una particolare componente di intreccio psicologico.
Andiamo a vedere, in questa nostra lista quali possono essere 10 titoli del filone che si consiglia assolutamente di non perdersi.
Film thriller psicologici, cosa sono e quali vedere
Quando si parla di film thriller psicologici si fa riferimento ad un sottogenere del thriller che, su una trama nella quale accadono degli atti criminali, viene posto l’accento sulle condizioni mentali dei personaggi, sulle loro emozioni e possibili stati di follia, paura o alterazione di qualche tipo.
Spesso condizioni che portano lo spettatore a particolari riflessioni o a risoluzioni come rebus narrativi, per mettere insieme i pezzi del racconto.
Scopriamo, dunque quali sono 10 titoli da non perdere nel filone.
10 film thriller psicologici, la lista in ordine sparso:
“Animali notturni” (2016)
Questo thriller diretto dallo stilista Tom Ford, ci racconta di un misterioso romanzo-manoscritto che lega il filo narrativo ad una vicenda realmente accaduta di alcuni personaggi, ovvero l’autore e la sua ex moglie che sarà la prima a leggerlo.
Seducente ed intricato, il film di Ford usa la metatestualità per raccontarci una storia di ombre del passato, di violenza e vendetta, di realtà ed immaginazione.
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“Identità” (2003)
Dieci sconosciuti si ritrovano isolati in un motel del Nevada a causa di una tempesta. Un killer li tiene in scacco e, per salvarsi la vita, devono scoprire il vero motivo che li ha riuniti lì.
Una revisione moderna e dalle intricate sfumature psicologiche dei gialli alla Agatha Christie.
“Shutter island” (2010)
Uno dei film meno “personali” di Martin Scorsese è un thriller poliziesco con protagonista Leonardo DiCaprio, nei panni di un detective negli anni ’50 che deve scoprire alcune verità su un sinistro manicomio su un’isola. Ma, la verità non è come sembra.
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“Memento” (2000)
Il primo successo di Christopher Nolan, sorta di apripista del suo cinema “cervellotico” e stratificato su più livelli narrativi, questo thriller psicologico, racconta di Leonard (interpretato da Guy Pearce), affetto da amnesia a breve termine che non gli consente di trattenere i ricordi per lungo tempo. Quando deve cercare l’uomo che ha violentato e ucciso la moglie dovrà fare uso di ogni mezzo per arrivare alla verità.
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“One our photo” (2002)
Con un suggestivo Robin Williams, in uno dei rari ruoli drammatici (e inquietanti), nei panni di un tecnico di un centro per lo sviluppo di rullini fotografici, solo e melanconico, il quale sviluppa una pericolosa ossessione per i membri di una famiglia di clienti affezionati.
“La donna che visse due volte” (1958)
Probabilmente il caposaldo dei film thriller psicologici, Vertigo di Hitchcock è l’emblema della raffinatezza dello sdoppiamento del sospetto, della personalità, in un racconto giallo.
John Ferguson (interpretato da James Stewart) è un poliziotto di San Francisco, sofferente di vertigini che ha lasciato il suo lavoro dopo un incidente in azione nel quale ha visto morire un suo collega, durante un inseguimento sui tetti, in cui lo stesso John rischiava di scapicollare giù. Divenuto investigatore privato, decide di accettare l’incarico di tampinare una bionda, ossessionata da una sua sosia, morta annegata secoli fa. E con manie suicide. Lui ne diventa attratto, ricambiato. Quando a metà film lei pensa bene di buttarsi giù da un campanile.
Ma tempo dopo lui la “rivede” nei panni di una bruna, del tutto identica a lei.E decide di tampinare pure la bruna. E, ovviamente, si innamora pure di lei.
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“Enemy” (2013)
Con protagonista Jake Gyllenhaal, la storia di questo singolare e torbido thriller vede protagonista un professore, dalle buone maniere e in crisi dopo il divorzio, che scopre l’esistenza di un proprio sosia fra le comparse di un film e inizia ad indagare a fondo su tale misterioso fenomeno. Lo scorrere è serafico, ma l’epilogo – come in un sogno onirico – lascia a bocca aperta.
“Strade perdute” (1998)
Il film, forse, più straripante e delirante, ma anche tra i più seducenti e perversi, di David Lynch, più che un thriller è un rebus nero, quasi un giallo metafisico, tra sogno e realtà, tra noir violento e sconvolgente incubo erotico. Una variante morbosa e visionaria del Vertigo di Hitchcock. La storia si incrocia, si sdoppia e si rimescola attraverso due vicende che sono faccia della stessa medaglia.
La prima traccia narrativa vede protagonista Fred, un musicista Jazz convinto che sua moglie Renee lo stia tradendo. In seguito alla morte misteriosa della donna, l’uomo viene accusato d’omicidio ma l’uomo non riesce a ricordare assolutamente nessun dettaglio del crimine e finisce in prigione. Pete è invece un meccanico invaghito della bella Alice, la quale teme la vendetta di Laurent, un famoso boss della mafia.
“…E ora parliamo di Kevin” (2011)
Una madre (la bravissima Tilda Swinton), vittima dell’isolamento sociale a causa di una strage compiuta dal figlio, ripercorre il rapporto complesso che li ha legati in un crescendo di incomunicabilità, provocazione e violenza.
Un sottile e torbido racconto del male adolescenziale ed un intrigante resoconto psicologico del legame madre-figlio in salsa thriller.
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“Madre!” (2017)
Più che un vero e proprio thriller psicologico, il film di Darren Aronofsky è un rebus tragico, drammatico, visionario e, certamente anche un viaggio psicologico che alla fine necessita di mettere insieme i puzzle del racconto e delle sue metafore intrinseche.
Quando un celebre poeta e la sua giovane moglie – isolati nella propria villa immersa nel verde – accolgono in casa due ospiti inattesi, iniziano a verificarsi episodi inquietanti e il loro rapporto idilliaco si trasforma in un incubo infernale.
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