Recensione
Foudre: un coming of age senza emozione
“Foudre” è un romanzo di formazione, il racconto del passaggio dall’adolescenza all’età adulta, accompagnato da una scoperta, in un mondo che preferisce invece nascondere. Una tematica da sempre interessante che non arriva però allo spettatore come dovrebbe. “Foudre” è un film che non funziona e che si sofferma fin troppo sulla rappresentazione di luoghi e situazioni che basterebbe raccontare con poche inquadrature. Quasi tutta la prima metà del film è fatta di scene a macchina fissa che fotografano la campagna svizzera, senza però comunicare quel senso di straniante alienazione che vive nei personaggi.
La protagonista, catapultata in un universo lontano da lei e che ricorda solo filtrato dagli occhi di una bambina, non ha alcun ruolo attivo nella storia: tutto accade con estrema facilità, raccontato con un voice over di per sé poetico, ma che rende l’intera pellicola didascalica. “Foudre” tenta di andare in profondità, ma non nell’animo dei personaggi, ma in ciò che li circonda; è così impossibile comprendere a pieno cosa realmente prova la protagonista e tutte le altre figure che compongono il film. Un periodo di passaggio, come quello che porta alla consapevolezza di sé e alla costruzione della propria identità viene qui rappresentato solo attraverso alcuni elementi, raccontato in modo fin troppo semplice e quasi inverosimile.
Un film che si limita a fotografare dei luoghi
Una ribellione appena sfumata fa di “Foudre” un film confuso e con un coinvolgimento emotivo del tutto assente. Appare invece con una limpidezza non indifferente l’ambientazione dove le distese di campi di grano e foreste verdi a perdita d’occhio raccontano attentamente la desolazione e la solitudine che provano soprattutto i giovani, bloccati in un mondo dove non hanno modo di esprimersi. Una presenza malvagia è pronta a dannare chiunque tenti di uscire da quel microcosmo chiuso in se stesso, punendo le colpe di chi ha solo un disperato bisogno di sentirsi vivo.
Scomode verità, peccati da espiare, segreti svelati e sentimenti da comprendere sono percepibili, ma troppo labili, lasciando così da parte tutte quelle emozioni che nascono nell’essere umano. Le stesse interpretazioni mancano di pathos, salvo in alcuni momenti di dialogo che sono però anch’essi troppo rari. Sospeso tra sogno e realtà, a volte onirico a volte fortemente realistico, “Foudre” è un film eccessivamente statico, immobile, nel tentativo di dire forse qualcosa di diverso rispetto al classico coming of age: mancano così tutti quei fattori che rendono un film una storia e non solo la rappresentazione di un luogo, come una serie di istantanee che si susseguono sullo schermo senza un ordine preciso.
Giorgia Terranova
Trama
- Regia: Carmen Jaquier
- Cast: Lilith Grasmug, Mermoz Melchior, Benjamin Python, Noah Watzlawick, Sabine Timoteo, Diana Gervalla, Léa Gigon, Marco Calamandrei
- Genere: drammatico
- Produzione: Svizzera, 2022
- Data di uscita: n.d.
“Foudre”, diretto da Carmen Jaquier e presentato alla 17ª Festa del Cinema di Roma, racconta il passaggio dall’adolescenza all’età adulta con uno stile onirico non del tutto convincente.
Foudre: la trama
Elisabeth sta per prendere i voti, vive in convento da 5 anni e la sua esistenza procede tranquilla ed equilibrata. Il suo mondo viene però stravolto da una notizia: la scomparsa della sorella maggiore, Innocente, che la riporta a casa dove c’è bisogno di lei. Tornando in quella valle svizzera che era per Elisabeth ormai solo un ricordo d’infanzia, la giovane si rende conto delle circostanze misteriose attorno alla morte della sorella, e che coinvolgono famiglia, amici e abitanti di una comunità dal quale sembra impossibile fuggire.