Una pellicola forzatamente nauseante e violenta, che suscita un effetto di fastidio sin dalle prime scene
(Frontière(s)) Regia: Xavier Gens – Cast: Karina Testa, Samuel Le Bihan, Estelle Lefebure, Aurélien Wiik e David Saracino – Genere: Horror, colore, 103 minuti – Produzione: Francia, Svizzera, 2007 – Distribuzione: Moviemax – Data di uscita: 07 Novembre 2008.
Il primo film di Xavier Gens si è rivelato esattamente quello che il regista desiderava: un atroce incubo raccapricciante, ma che purtroppo prende a pugni la delicatezza e l’arte del cinema francese. Voleva una pellicola che facesse gridare di paura e che risultasse addirittura nauseante.
Si può certamente affermare che la nausea non sopraggiunge tardivamente, ma l’evidente stato di fastidio che prova lo spettatore nel guardare quasi tutte le scene probabilmente è sfuggito a Xavier. La storia parte da un resoconto molto vicino a ciò che sta succedendo nel mondo: violenza umana che sfocia ovunque, deliri di massa, rivolte civili. Tutto molto puntuale.
Se non che, quattro ragazzi, per sfuggire dalla polizia perché ricercati, arrivano in un albergo al confine del Belgio. Sarà il ripetitivo luogo di molte pellicole, dove gli inquilini non sono affatto ospitali. Ed ecco che partono i momenti più violenti e immotivatamente cruenti del film, che, senza tregua, esasperano lo spettatore, disgustato fino all’ultimo 103esimo minuto.
Una trama di odio e malvagità congenita che tende a spaventare e a porre di nuovo la domanda di quanto sia necessaria tutta questa aggressività smodata. È quasi un cliché ad esempio l’inserimento dei nazisti nei racconti per dare adito alla xenofobia e all’odio ingiustificato, figuriamoci se non ne veniva citata un’intera famiglia fomentata!
E quella povera Karina Testa, che interpreta Yasmine, la giovane donna che subisce di tutto, costretta dal regista a coprirsi letteralmente di fango e letame prima e di tonnellate di sangue poi, deformata sia fisicamente, coi capelli tagliati, che mentalmente, coi i primi sintomi di follia nel finale. Ma Xavier Gens va avanti per la sua strada di distruzione e morte lacerante, insensibile alle richieste di una platea che non ne può più di storcersi lo stomaco e non ne può più di violenza gratuita a secchiate.
Jacopo Lubich