Il film “The Hate U Give”, proiettato in anteprima nel corso della Festa del Cinema di Roma 2018, dove figura tra i nomi della Selezione Ufficiale, è stato presentato dal suo regista, George Tillman Jr., nel corso della conferenza stampa.
The Hate U Give: il rapporto tra il film e il romanzo
George Tillman Jr. ha raccontato di aver conosciuto il romanzo di Angie Thomas,”The Hate U Give” da cui è tratto il suo film omonimo, nel Gennaio del 2016. Fin da subito ha detto di essersi sentito molto toccato dalla storia: a colpirlo maggiormente era stata l’idea dell’identità afroamericana, del doversi muovere tra due codici che corrispondono alla tua comunità e al compromesso che sei costretto a trovare per vivere tra i ‘bianchi’; il fatto che la protagonista del romanzo, Starr, rinunciasse a questi compromessi è stata la cosa che più lo ha impressionato.
Il regista ha poi commentato una scena in particolare, quando Starr decide di usare la sua voce per dire “Basta”, parlandone come del suo contributo personale alla storia. Secondo lui una voce può influenzare le persone, le può spingere a riflettere: una sola voce, come quella della protagonista, che dice “Basta”, parla a tutti, al sistema intero, ed è questa la sua interpretazione del libro.
Spesso, ha poi continuato, si dice ai bambini di usare la propria voce per poi rimproverargli che quel che hanno detto non era corretto: Tillman invece voleva riuscire a dire ai ragazzi di esprimere tutto quel che sentono, che sia giusto o sbagliato, e ha poi raccontato di aver fatto attenzione affinchè i giovani non percepissero “The Hate U Give” come una cosa ‘falsa’, in modo che la storia potesse toccarli direttamente.
Il tema della famiglia in “The Hate U Give”
La famiglia, ha raccontato George Tillman Jr., è uno dei temi principali dei suoi film, e “The Hate U Give” non fa eccezione: attraverso questo lavoro voleva rompere lo stereotipo del nucleo familiare di colore, che vede sempre una madre single o un padre carcerato; in questa storia invece viene presentata una famiglia unita, che riesce a trovare la gioia nonostante le difficoltà, con i genitori che cercano di fare in modo che i loro figli non ripetano i loro stessi errori. Tutti, secondo il regista, possono trovare un’empatia con il concetto di universalità della famiglia, ed è questo a dargli maggiormente ispirazione nel suo lavoro.
Gli Stati Uniti attraverso il punto di vista di “The Hate U Give”
Tillman, parlando del suo film, ha raccontato di come tutta la situazione della comunità afroamericana negli Stati Uniti sia vittima di un circolo vizioso che affonda le sue radici nel capitalismo e nella schiavitù.
I bambini privilegiati, come i ‘bianchi’, ha detto il regista, ricevono discorsi su fiori, api ed educazione sessuale; i bambini afroamericani, invece, devono fare i conti con la brutalità e a loro si insegna come comportarsi davanti alla polizia e alla violenza, così come accade nel film a Starr e ai suoi fratelli: il problema, secondo lui, è proprio in questa divisione, e se anche i genitori dei bambini più ‘fortunati’ spiegassero ai loro figli anche questo tipo di realtà, sarebbe tutto più facile.
Gli Stati Uniti, ha poi continuato il cineasta, non sono mai stati divisi come lo sono ora, tutte le cose che ha raccontato in “The Hate U Give” stanno accadendo realmente nel suo paese. L ‘unico modo per risolvere il problema, per lui, è intervenire sul messaggio che comunica la struttura di potere: il titolo del film si lega a un discorso per cui l’odio che facciamo sentire, e che si diffonde nella comunità, ci torna poi indietro attraverso i bambini, che vedono e assorbono tutto. L’unico modo per ricominciare è far si che la società comunichi amore, di modo che sia poi quello a essere restituito; e, per farlo, basterebbe iniziare a trattarsi meglio gli uni con gli altri.
Giada Aversa
22/10/2018