L’attrice Giuliana De Sio si prepara ad affrontare una nuova sfida artistica con lo spettacolo “Cose che so essere vere” di Andrew Bovell, che segna l’inizio della stagione del Teatro Stabile di Torino. Affiancata da Valerio Binasco, che oltre a recitare è anche regista, De Sio si immerge in una commedia drammatica sull’inganno della famiglia ideale. Tuttavia, nonostante il tema affrontato, l’attrice sottolinea di non identificarsi affatto con il suo personaggio, rivelando che il suo vissuto è ben distante da qualsiasi idea di armonia familiare.
Il contrasto tra la realtà personale e il personaggio teatrale
In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, De Sio riflette sul suo approccio alla costruzione del personaggio. “La mia immagine psicologica e anche pubblica è più tormentata, accidentata, forse anche erotica,” spiega, chiarendo che la sua storia personale ha esiti decisamente differenti rispetto a quelli che il testo richiede. La difficoltà che ha trovato nella creazione del suo ruolo deriva dalla necessità di semplificare una vita complessa e articolata in una figura che rappresenta una madre chioccia.
L’attrice ha condiviso di aver avuto molte esperienze, definite da lei come “complicate e divertenti,” e di come sia stato difficile ridurle alla rappresentazione di una vita caratterizzata da poche cose. Questo confronto tra le sue esperienze e il personaggio che interpreta si fa ancor più intenso alla luce della sua mancanza di un’esperienza diretta di famiglia. “Io la famiglia l’ho come abiurata,” conclude, evidenziando la sua estraneità a un concetto che per molti è fondamentale.
La maternità perduta e il confronto con se stessa
Affrontando la questione della maternità, De Sio si apre su una parte della sua vita privata che ha influenzato profondamente il suo modo di lavorare e percepire il mondo. “Se non avessi avuto tre aborti spontanei, li avrei tenuti i miei figli,” confida, condividendo una vulnerabilità che raramente viene espressa nel contesto di interviste a personaggi del suo calibro. Pur consapevole della dinamica complessa e ansiosa che avrebbe affrontato sul piano educativo, l’attrice ammette il desiderio di avere una famiglia, riconoscendo anche le pressioni e le sfide emotive connesse.
D’altra parte, la cura per se stessa si rivela una battaglia quotidiana: “Non riesco neanche ad accudirmi,” ammette, rivelando che senza il supporto esterno sarebbe stata in grave difficoltà. Questo pensiero mette in luce una dimensione di fragilità e autocritica che l’accompagna nella vita e nella sua carriera artistica.
L’ansia di prestazione e la pressione del palcoscenico
Il mondo dello spettacolo è spesso visto come scintillante e affascinante, ma per De Sio, è anche un ambito di profonda ansia e stress. “Ho sempre deriso quegli attori che si lamentano dei propri personaggi,” afferma, riflettendo sulle proprie esperienze. Inizialmente, pensava di potere mantenere separate la sua vita professionale e quella privata, ma ora riconosce che ogni ruolo porta con sé un carico emotivo, rendendo difficoltoso abbandonare l’interpretazione al termine delle prove e degli spettacoli.
La sua naturale ansia la rende particolarmente vulnerabile, soprattutto nelle fasi che precedono le prime: “Svegliarsi la mattina con l’angoscia è terribile,” dice, mettendo in evidenza il peso della preparazione e l’inevitabile confronto con le attese sia proprie che del pubblico. “Più si avvicina il debutto, più sono insicura,” confessa, rendendo manifesta la tensione che un’artista come lei può provare, sebbene spesso non venga compresa appieno dall’esterno.
L’approccio di De Sio nei confronti del suo lavoro e nei confronti di questo nuovo spettacolo rappresenta un’affermazione di autenticità e vulnerabilità, il che arricchisce ulteriormente la sua figura artistica in un panorama teatrale in continua evoluzione.