“Governance – Il prezzo del potere” è una produzione italo-francese, ambientata nel mondo delle grandi industrie petrolifere, e come recita il sottotitolo parla di potere, e del saldo da pagare per conquistarlo e per ottenerlo. Secondo lungometraggio di Michael zampino dopo “L’erede”, ha come protagonisti Massimo Popolizio e Vinicio Marchioni. A moderare l’incontro Enrico Magrelli.
Michael tu hai avuto un’esperienza lavorativa nel mondo della grande industria dell’energia prima di lavorare per il cinema, che ricordo hai di quel mondo? Quali sono gli elementi drammaturgici che secondo te hanno in qualche modo influenzato la scrittura di questa storia?
Sono passati un po’ di anni da quando non lavoro più in questo ambiente, molte cose saranno cambiate sicuramente, soprattutto la consapevolezza per la salvaguardia dell’ambiente, molto più forte oggi che anni fa. Quando io lavoravo nell’industria petrolifera era appena passato il grande collasso del 2008, la crisi immobiliare aveva inceppato la crescita mondiale, mettendo in discussione il modello economico di queste grandi aziende petrolifere, che si presentano ora come i baluardi di un nuovo approccio, più rispettoso dell’ambiente. Di fatto, in un’epoca dove impera il politicamente corretto, la comunicazione di questi grossi gruppi si è adeguata. Elementi che hanno influito nel film sono sicuramente le dinamiche di potere, del far carriera, dello schiacciare il competitor, anche all’interno della stessa azienda.
Hai conosciuto persone che ti hanno ispirato per il personaggio di Renzo, il protagonista, interpretato da Massimo Popolizio?
Il personaggio interpretato da Massimo è dato dal collage di persone che ho incontrato in azienda, non uno in particolare. E’ più semplice rendere vivo un personaggio sullo schermo se a monte della scrittura c’è la conoscenza delle sue movenze, se l’hai visto all’opera, sai come si comporta in certe situazioni di conflitto. E’ stato molto ludico scrivere di qualcuno che si materializza davanti a te anche in fase di scrittura, perché non puoi dire delle bugie, non puoi ragionare con degli schemi di scrittura o delle sfumature di personaggi, che possono essere artificiali: è così e basta!
Massimo i due protagonisti stanno ai poli opposti, in questo gioco di potere che Renzo sta per perdere e Michele desidera avere, come avete lavorato per mettere a fuoco questa dimensione?
Forse perché ho fatto tanto Shakespeare e perché diciamo il copione di Michael dava tanta ‘ciccia’, la storia mi sembra simile a una tragedia shakespeariana, di tradimenti, un po’ di sesso, amicizie che poi non sono più amicizie, lotta per il potere. La sceneggiatura andava declinata in vari punti, che mostravano come il personaggio avesse sempre un obiettivo ecco, risultare simpatico a un amico, risultare antipatico a qualcun altro, riuscire a carpire dal prete il terreno, saper parlare con il politico. In tutto questo irrompe l’imprevisto, Renzo sbaglia obiettivo, e fa qualcosa che non deve fare, compie un reato. Tra i personaggi di Shakespeare ci sono i biliosi, cioè quelli che hanno una sorta di furore interno, ho fatto appello a quel tipo di conoscenza, perché secondo me questo personaggio è mosso da una sorta di furore, da una sorta di motore interno. Un amo a cui ho bloccato subito la costruzione del mio personaggio era il fatto che Renzo venisse dal basso, è uno che sa come ci si comporta sulla strada, questo bellissimo assist che ti dà il regista e lo sceneggiatore lo devi sfruttare. Abbiamo inventato il modo in cui mangia il pane, quasi una fame atavica. Le origini poi lo accomunano con Michele, frequentavano le stesse persone, ma uno è riuscito, pagando certi prezzi, ad arrivare. Uno dei prezzi è il non saper dimostrare affetto, è un padre che vuole molto bene alla figlia ma non sa come si fa, è un uomo che vuole molto bene al figlio di Michele ma gli da cinquanta euro, non ha un altro modo di esprimere affetto.
Vinicio come definiresti il tuo personaggio e come è stata questa esperienza di lavoro?
Renzo per Michele è sempre stato un punto di riferimento, quantomeno la persona che poteva aiutarlo a trovarsi una posizione migliore. Da questa amicizia, nella maniera più italiana possibile, cerca di avere una raccomandazione per avere qualcosa in più nella vita, inizia con tutte le migliori intenzioni possibili. E’ un giovane uomo con una famiglia da crescere, di cui occuparsi, nella necessità di trovarsi un posto di lavoro sicuro, e approfitta dell’amicizia di Renzo. Renzo però è anche un punto di riferimento, un uomo di successo, un uomo che è arrivato, un uomo che il potere lo ha già. Poi succede quello che succede e la cosa interessante del film è che Michele risucchia a Renzo anche l’arrivismo, il cinismo, la possibilità di approfittare di occasioni, un pò di scambio di personalità se vogliamo. Ne ho parlato molto con Massimo e con Michael in fase di studio e di preparazione del film, era molto interessante per me questo travaso di insegnamenti che Renzo da a Michele, trasformando Michele in qualcos’altro. Devo ringraziare Michael e soprattutto Massimo, perché abbiamo lavorato in assoluta sintonia per costruire proprio questi due personaggi uno in funzione dell’altro. A prescindere dal fatto che la giustizia umana farà il suo corso o no la macchia della colpa ti rimarrà dentro, e in questo senso il finale del film mi sembra molto azzeccato.
Michael anche nella tua opera prima “L’erede” il tema era il potere, seppur di diverso tipo, è una scelta o un caso?
Sento che il potere quando lo cerchiamo ossessivamente può essere fonte di un dramma, di una tragedia personale, di una solitudine, e questo è il carburante per ogni drammaturgo, per ogni sceneggiatore, per ogni regista che vuole raccontare una storia accattivante. Ma non è stato un calcolo di questo tipo che mi ha spinto a scrivere, non avevo fatto caso a questo legame tra i due film. La cornice del petrolio poi è solo una cornice, un retroscena, noi seguiamo questi personaggi e attraverso questi personaggi raccontiamo anche un contorno, un habitat, un contesto, ma non è il contesto che trascina la storia. Il film non ambisce a dimostrare nessuna tesi, noi seguiamo Renzo, e attraverso Renzo raccontiamo anche un mondo, è questo diciamo il filo conduttore e quindi il potere è al centro di questo mondo. Un potere che suscita una certa attrazione fatale da parte di questi personaggi ma provocherà tanta solitudine. La scena finale del film ti rimanda al sottotitolo: ‘Il prezzo del potere’. Quando abbiamo scritto la sceneggiatura eravamo certi che il protagonista fosse consapevole di questa sua maledizione legata al potere.
C’è stato anche il tempo per parlare di come sia importante non proporre personaggi stereotipati, o di come le cronache ci dimostrano che per il potere si è disposti a compiere gesti efferati, il regista riporta alla memoria l’omicidio della giornalista Galizia, che ha pagato con la vita il suo voler indagare su corruzione e malaffare.
“Governance – Il prezzo del potere” sarà rilasciato su Amazon Prime lunedì 12 aprile.
09/04/2021
Maria Grazia Bosu