Trama
- Titolo originale: The Brothers Grimsby
- Regia: Louis Leterrier
- Cast: Sacha Baron Cohen, Mark Strong, Penelope Cruz, Annabelle Wallis, Ian McShane, David Harewood, Johnny Vegas, Rebel Wilson, Isla Fisher, Scott Adkins, Tamsin Egerton, Nick Boraine, Sam Hazeldine, Lasco Atkins, Brendan Patricks
- Genere: Commedia, colore
- Durata: 83 minuti
- Produzione: USA, 2016
- Distribuzione: Warner Bros Italia
- Data di uscita: 7 Aprile 2016
Dopo “Now You See Me – I maghi del crimine”, Louis Leterrier ritorna in gioco con “Grimsby – Attenti a quell’altro”, una commedia che vede la partecipazione di Sacha Baron Cohen, l’attore londinese conosciuto fondamentalmente per il pluripremiato “Borat”.
In breve, si raccontano le vicissitudini che una spia britannica deve affrontare assieme a suo fratello, interpretato da Sacha Baron Cohen: un perfetto idiota tifoso di calcio.
La collaborazione fraterna servirà a portare a compimento una missione segreta che si rivelerà parecchio tormentata sia a causa delle minacce di poliziotti corrotti e pazzi hooligan, sia per lo scarso affiatamento fra i due, costretti a riunirsi dopo una lunga separazione.
Recensione
Grimsby – Attenti a quell’altro: il gusto dell’eccesso nell’approccio comico di Sacha Baron Cohen
La comicità debordante di Sacha Baron Cohen offre un nuovo saggio della propria sostanza: in “Grimsby – Attenti a quell’altro” – film del quale non solo è mattatore assoluto, ma anche soggettista e co-sceneggiatore – la regressione disinibita verso uno stato animalesco e infantile è scandita, a ritmo frenetico, da battute demenziali e allusioni sessuali, queste ultime tradotte nella concretezza di scene dalla portentosa carica grottesca.
Lo stile esagerato, iper-corporeo e tutt’altro che politically correct è ormai un marchio di fabbrica consolidato: su una scala di variazioni piuttosto ridotta e sotto l’altalenante regia di Leterrier, che spicca nelle scene d’azione girate in modalità videogame ma si smarrisce in una serie interminabile di flash-back gratuiti, l’istrionico attore britannico si scatena in una sequenza forsennata di sketch non-sense e riferimenti socio-culturali assortiti; a farne le spese, tra gli altri, ci sono Donald Trump e il malcapitato Daniel Radcliffe.
La vicenda in sé è vagamente ascrivibile a una sorta di spy-comedy, e vede protagonisti due fratelli – l’uno sfaccendato, tifoso ultrà della squadra locale di Grimsby e leader di una famiglia allargata dai tratti deliranti, l’altro agente segreto ultra-specializzato in missione per il governo inglese – che si ritrovano in circostanze rocambolesche dopo un lunghissimo periodo.
La reunion ha effetti devastanti: in seguito a una serie di rapidissime vicende e di clamorosi ribaltamenti il fratello-spia è accusato di tradimento dagli stessi servizi segreti britannici, che sguinzagliano alle sue calcagna i più validi mastini. Uniti nella fuga improvvisata, i fratelli si trovano per giunta a dover fare i conti con un imminente tentativo di genocidio di massa da sventare a ogni costo.
Grimsby – Attenti a quell’altro: sketch esplosivi in sequenza casuale
La story-line è esile, l’evoluzione narrativa non si lascia imbrigliare da alcun parametro di genere né, tanto meno, di verosimiglianza: ogni situazione è una scintilla pronta a far esplodere una gag, le fasi del racconto sono strutturate in modo da affiancare alla satira una forte dose di decostruzione interna, così come accade nei ralenti esasperati che ironizzano sui momenti di pathos, oppure nell’allungamento eccessivo degli sketch comici più assurdi.
Non manca una base discorsiva di impronta socio-politica, che trapela nonostante il costante giochino di rimbalzo auto-irrisorio utilizzato da Baron Cohen: fa così capolino, dietro la stravaganza della rappresentazione, l’esaltazione un po’ retorica di una certa scala di valori – la fratellanza, il calore della famiglia, la dignità delle classi subalterne – che mal si sposa con una sceneggiatura tutta giocata sulla follia pura dei singoli strappi comici.
L’irriverenza di “Grimsby – Attenti a quell’altro” funziona nella maggior parte delle singole gag perché è deforme, eccessiva, a tratti respingente, sempre delirante. Il complesso, però, è lacunoso, e non solo per via di alcuni accessi consolatori disseminati qua e là, un po’ a tradimento: la sensazione generale è quella di una ripetizione ossessiva e sconclusionata, incapace di travalicare la singola gag per andarsi a innestare in una catena discorsiva più ampia e coesa.
Marco Donati
Trailer
Cast
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