Geniale pellicola di Zhang Yimou, violenta al punto giusto ed estremamente curata nei dettagli
(Ying xiong) Regia: Zhang Yimou – Cast: Jet Li, Tony Leung, Maggie Cheung, Ziyi Zhang, Dao Ming Chen, Donnie Yen, Liu Zhongyuan, Zheng Tia Yong, Yan Qin, Chang Xiao Yang, – Genere: Drammatico, colore, 120 minuti – Produzione: Cina, 2002 – Data di uscita: 8 ottobre 2004.
Prendete Jet Li, Maggie Chung, Donnie Yen, Zhang Ziyi e Tony Leung, ovvero la crème de la crème del cinema di Hong Kong, amalgamateli con la perfetta regia di Zhang Yimou, aggiungete alla fine il benestare di Quentin Tarantino e otterrete una ricetta perfetta: “Hero”.
Basterebbero solo questi pochi elementi per costringere chiunque a guardare questa stupenda pellicola asiatica, ambientata in un tempo lontanissimo quando ancora la Cina era divisa in sette regni e il guerriero Senza nome (Jet Li) racconta, invitato a palazzo, al re Qin, come è riuscito ad uccidere tre guerrieri fortissimi, che si opponeva alla politica di riunificazione del paese.
Quello che sconvolge e lascia a bocca aperta, anche ai non amanti del genere, è l’accuratezza nei dettagli; ogni singolo fotogramma rende questo film un’esperienza visiva assolutamente unica e piacevole. Nonostante la cruenza della storia, tutto è soave e soffice, anche nei momenti drammaticamente più significativi. Le scenografie sono maniacalmente curate, come tutti gli altri elementi, esasperati fino all’inverosimile, e sono necessarie per capire la passione che spinge i personaggi ad agire, rendendo al meglio l’essenza stessa dell’opera. Stile fiabesco e baroccheggiante, soprattutto nei coreografati combattimenti, dove gli attori, avvolti dalle foglie dorate, si muovono leggeri come se ballassero.
Sarebbe stato facile cadere nel ridicolo, ma Yimou agisce con maestria, come solo i grandi del cinema sanno fare, non scadendo mai nel banale o nel comico involontario. Spettacolare e geniale il modo in cui è narrata tutta la vicenda: attraverso degli interminabili flashback. Finale meno scontato di quello che ci si aspetti.
Salvatore Buellis