Recensione
Hill of Vision: l’omaggio di Roberto Faenza al Premio Nobel per la medicina Mario Capecchi
Mario Capecchi, italiano naturalizzato americano ha vinto il Nobel per la medicina nel 2007. Ora ha ottantatré anni ed è ancora un ribelle. Quando lavorava alla scoperta della doppia elica del Dna, non ascoltò il suo maestro Jim Watson che voleva fermarlo. Questo straordinario personaggio è raccontato nel film di Roberto Faenza “Hill of Vision” incentrato sulla sua infanzia e adolescenza. La narrazione parte dal rapporto difficile tra il padre fascista e la madre americana che collaborava con i partigiani. Fu lei a mettere in salvo il piccolo presso una famiglia in Sud Tirolo prima di sparire e di essere arrestata dai tedeschi. Mario bambino aspetta il suo ritorno ma è sereno finché non deve scappare da solo e affrontare il mondo insieme a una ragazzina sveglia di nome Frank e un bambino muto.
Detta così, sembra una storia da libro “Cuore”, ma in realtà il film di Faenza è una favola realistica sulla capacità di affrontare le difficoltà della vita. La vita del piccolo eroe ribelle, che vive con i suoi sodali rubando ai ricchi, riparte dopo il suo arrivo negli Usa con la madre sopravvissuta miracolosamente a un campo di concentramento. Parla di traumi, insuperabili a volte “Hill of Vision” un inno alla vita su uno scienziato che tutto deve all’amore dei suoi zii quaccheri americani.
Una storia vera raccontata come una favola
Sono tutti o quasi giovanissimi i protagonisti del film di Faenza, da Mario bambino (Lorenzo Ciamei) e poi adolescente (Jake Donald-Crookes) a Frank (Sofia D’Elia) e “Fratello” (Ruben Buccella). Del resto il regista già con “Jonas che visse nella balena” aveva portato sul grande schermo l’orrore della guerra visto dai più piccoli. In “Hill of Vision”, al futuro scienziato sono vicini gli adulti nelle persone di Sarah madre sofferente e della sua famiglia americana composta dal fratello Edward e sua moglie Lucy. Sono loro i primi a credere nelle potenzialità di Mario che non è mai andato a scuola in Italia e non sa neanche leggere prima di approdare negli Usa. Viene da credere che il premio Nobel tanto debba al paese che l’ha accolto e alla cultura quacchera portatrice di pace e fiducia nel prossimo.
La narrazione è veloce e ben strutturata. Gli anni della guerra in Italia sono raccontati con poesia per celarne l’orrore. Gli attori recitano tutti in modo misurato, forse ad eccezione di Francesco Montanari nei panni del padre Luciano ma probabilmente per via del suo ruolo. Notevoli Laura Haddock e Edward Holcroft, gli zii di Mario perfettamente in sintonia con Elisa Lasowski, una Sarah dolente ma sempre attenta ai bisogni di suo figlio. Bravissimi i piccoli attori, già peraltro con un relativo numero di film all’attivo. Ottimi i costumi delle quattro volte premio Oscar Milena Canonero e la colonna sonora di Andrea Guerra. “Hill of Vision” è in conclusione un bel film che ricorda come si può arrivare lontano con impegno e una famiglia che crede in te.
Ivana Faranda
Trama
- Regia: Roberto Faenza
- Cast: Laura Haddock, Edward Holcroft, Elisa Lasowski, Francesco Montanari, Jake Donald-Crookes, Lorenzo Ciamei, Sofia D’Elia, Beatrice Aiello, Marco Boriero, Ruben Buccella, Andrea Dallan, Rufus Gleave
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 104 minuti
- Produzione: Italia, 2022
- Distribuzione: Altre Storie
- Data d’uscita: 16 giugno 2022
“Hill of Vision” è un film biografico diretto da Roberto Faenza incentrato sulla vita di Mario Capecchi, premio Nobel per la Medicina nel 2007. Capecchi, con Martin Evans e Oliver Smithies, ricevette il Premio Nobel per la Medicina per la messa a punto di tecniche che, attraverso l’uso di cellule staminali embrionali, permettono di generare animali caratterizzati dall’assenza di uno specifico gene. Il regista torna dietro la macchina da presa dopo “La verità sta in cielo”, pellicola del 2016 incentrata sulla sparizione di Emanuela Orlandi, avvenuta a Roma il 22 giugno 1983.
Hill of Vision: la trama
Durante la Seconda guerra mondiale, in Alto Adige, il piccolo Mario, che ha solo quattro anni, viene separato dalla madre, arrestata dai fascisti. Mario è solo e la sua infanzia è negata totalmente, costretto a vivere per strada di espedienti. Dopo la guerra, il giovane ritrova la mamma e insieme si trasferiscono in America per iniziare una nuova vita. Negli Stati uniti si uniscono alla comunità Quacchera chiamata ‘Hill of Vision’. Mario ha difficoltà a inserirsi in quel contesto, ma una nuova passione lo anima, grazie allo zio scienziato: la passione per la scienza.