Oggi, durante la conferenza stampa sul film, gli attori hanno parlato della esperienza vissuta grazie a”Ho amici in Paradiso”.
Ho amici in paradiso: la parola e le impressioni del cast
Durante la presentazione alla stampa di “Ho amici in paradiso”, scritto e diretto da Fabrizio Maria Cortese, una commedia divertente che vede accanto agli attori professionisti degli attori diversamente abili, un singolare ed appassionato apprezzamento per l’entusiasmo del regista, che ha letteralmente ammaliato gli attori, si evince dalle parole dell’intero cast.
Lo sceneggiatore-regista, che nel suo lungometraggio girato al Don Guanella racconta anche se stesso e il suo mutamento interiore, ha coinvolto con la sua passione tutti gli attori.
Fabrizio Ferracane, alias Vincenzo, ringrazia il produttore Antonio de Feo: “Ricordo il giorno in cui mi telefonasti, il primo giorno in cui ci siamo visti al Don Guanella, e come sono stato investito da una solarità e da una gioia incredibili. Parlavamo camminando dentro la struttura, dove ho conosciuto persone con un cuore ed un’umanità meravigliose. Il cinema racconta storie, ma essere inondati da un’energia così bella e stare un mese al Don Guanella ha fatto più bene a me che altro: sono molto orgoglioso di quello che ho fatto”.
Ho amici in paradiso: un cast che confessa d’esser profondamente cambiato dal lavoro su questo straordinario set
Valentina Cervi riflette su come sarebbe più opportuno curarci di chi ci sta accanto prima di tuffarci in grandi progetti, in riferimento al suo personaggio, Giulia, una psicologa del centro, che si dedica anima e corpo ai pazienti ma ha difficoltà a relazionarsi col proprio figlio, che cresce da sola. “Anch’io, al di la del progetto del film in se, ho apprezzato il poter stare con persone così libere, scevre da sovrastrutture, come quando si lavora con bambini, che ti rubano sempre la scena”. Ha parole di apprezzamento per quegli operatori che dedicano la loro vita a queste persone e confessa: “Quando abbiamo visto il film io e il mio compagno (Stefano Mordini) non abbiamo smesso di piangere, tutto questo per dire che sono veramente felice di averne fatto parte”.
La parola anche agli operatori del centro, che mostrano gioia e orgoglio nel vedere che “anche altri si rendono conto” delle potenzialità che hanno i loro ospiti, auspicando che il cambiamento del singolo rappresenti il cambiamento del paese. Qualcuno ricorda l’affidamento ai servizi sociali di Berlusconi, auspicando anche per lui un qualche cambiamento.
Antonio Catania con grande spirito scherza sul suo ruolo, e su qualche parolina che scappa al Don Pino cinematografico, non proprio aulica.
Antonio Folletto, che nel film interpreta un ragazzo diversamente abile, riguardo l’ispirazione ha detto che “è vero che certi film li hai in testa ed in qualche modo li restituisci, ma vorrei dire che per me vale quello che ha detto Fabrizio (Ferracane), sono stato investito dall’entusiasmo di Fabrizio Maria Cortese e colpito per il fatto che è rimasto fedele a se stesso. Non so se posso dirlo ma lo dico lo stesso: inizialmente Felice doveva essere interpretato da lui, che poi, per il bene della storia, si è distaccato affidandosi ad un altro attore”.
Ho amici in Paradiso: la sincera commozione di Enzo Salvi e l’entusiasmo travolgente degli attori del Don Guanella
Prende la parola un vistosamente commosso Enzo Salvi che, come Ferracane, ha parole di ringraziamento per Antonio de Feo: “Mi ha squillato dicendomi che mancava la ciliegina sulla torta, sono stato affascinato e investito dalla sua gioia e dalla sua determinazione, ringrazio tutti per avermi permesso di far parte di questo film. E’ stata un’esperienza che mi è servita per aprire gli occhi, per comprendere che la disabilità sta solo negli occhi di chi la guarda e la disprezza. Oggi mi sento un uomo migliore”.
Impossibile non lasciarsi coinvolgere dall’entusiasmo degli attori disabili, che mostrano un grande interesse ed hanno apprezzato l’umorismo col quale si raccontano le tragedie che affliggono tanti ospiti, e ci deliziano con le loro riflessioni.
Per Michele Iannacone questo film è “un miscuglio tra il comico, il documentario, il romanticismo, l’azione e lo strappalacrime, come dicono un film dignitoso, anche perché molto dolce e spensierato, pieno di cuore e umanità, perché insolito, girato grazie al nostro centro guanelliano. Io sono cresciuto col cinema fin da bambino, ed ero abituato ai vecchi western, ai film di cappa e spada e ai polizieschi, questo non è nessuno dei tre generi, sono abituato a film diversi, ma mi è piaciuto, forse perché più dignitoso di altri filoni”.
Stefano Scarfini ha invece detto d’aver fatto questo film “perché nel mi sono accorto che ognuno di noi ha una possibilità di essere attore, ho potuto toccare con mano i ragazzi che sono proprio disabili, ho potuto capire l’amore per ogni malato, non possiamo andare fuori da qui senza amare questi malati. Credo in Fabrizio ed in tutti quelli che collaborano con lui e continuerò ad essere attore”. Concludendo con le parole di sua madre che diceva che “nell’ammalato si vede il Cristo”.
Maria Grazia Bosu
23/01/2017