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I fantasmi d’Ismael: alla conferenza stampa il regista e Alba Rohrwacher

È stato presentato in conferenza stampa “I fantasmi d’Ismael”, il nuovo film di Arnaud Desplechin con Marion Cotillard, Charlotte Gainsbourg, Louis Garrel, Mathieu Amalric e Alba Rohrwacher, in uscita nelle sale il prossimo 25 Aprile distribuito da Europictures.

I fantasmi d’Ismael: il nuovo film di Arnaud Desplechin

I fantasmi d'Ismael cast

Prima di iniziare la conferenza stampa vera e propria è stato fatto presente dal presidente della Europictures, casa di distribuzione del film, che di “I fantasmi d’Ismael” esistono due versioni, di cui una molto più lunga che verrà distribuita i poche copie nelle sale. Director’s Cut che Desplechin ha creato per tendere una mano al pubblico, in modo che potesse avere una programmazione in più.

I fantasmi d’Ismael: alla conferenza stampa il regista e Alba Rohrwacher

Dopodiché è stato sottolineato come la storia abbia a che fare con il doppio, con il riflesso, un luogo in cui il regista si possa specchiare. Premesso questo viene chiesto al regista quale sia stato lo stimolo, il motivo psicologico che lo ha spinto a creare la struttura narrativa di un film che passa dal drammatico alla commedia esagerata, passando per il noir, il tutto racchiuso in una complessa architettura creata finemente. A tale domanda Arnaud Desplechin risponde dicendo di essere arrivato ad un punto della sua vita, e della sua carriera in cui si è sentito pronto a raccontare la storia di un regista. E che questi fossi esattamente il suo opposto, infatti il personaggio di Mathieu Amalric travalica l’eccesso, cosa che lui non fa.

La storia poi è capitata all’improvviso,  partendo da una piccola scena in cui due donne, come nel film, si incontrano e di cui una delle due dice “ma a Ismael ancora non piace nuotare?”. Da questo spunto si è delineata la trama: la storia di un regista vedovo la cui moglie torna dopo tanti anni.

“I fantasmi d’Ismael”: l’incontro tra Alba Rohrwacher e Desplechin

Ad Alba Rohrwacher viene chiesto del suo incontro con il regista e con il personaggio fiabesco, eccessivamente romantico ma comunque romantico da lei interpretato. Alla domanda ha risposto: “L’incontro con Arnaud è stato molto emozionante. Per me ciò che il suo cinema ha rappresentato, e tutt’ora rappresenta, è molto importante in quanto mi ha dato il coraggio di fare questo mestiere. Il pensare che potessero esistere storie tanto incredibili mi ha dato fiducia nel cinema e nelle persone che ci lavorano. Arrivata a Parigi parlavo pochissimo francese e il nostro primo incontro fu in inglese. Lui mi diceva che non importava che non parlassi francese in quanto lo avrei imparerai, dandomi così fiducia. È iniziata a quel punto questa piccola grande avventura, che io d’attrice ho vissuto come Ariel vive la favola fantastica che si trova a vivere nel film.”

Descrive poi una scena della versione integrale come: “il momento di maggior confronto tra il regista e la sua attrice, dove due persone riescono a dirsi delle verità sul proprio mestiere e sull’arte profondissime. Ricordo la giornata delle riprese come un momento di forte alchimia con Mathieu Amalric.”

In seguito il regista, rispondendo alla domanda quanto “La donna che visse due volte” (“Vertigo”) di Hitchcock sia stato presente durante le riprese, afferma che il suo cinema è stato definito “d’autore”, ma a lui piace pensare al cinema come popolare, in cui vi possa inserire elementi esterni e colti che gli consentano di raccontare delle storie che siano alla portata di tutti, e quindi più divertenti.

Inoltre ha affermato che: “nel raccontare la storia di un uomo che ha perso la moglie, ovviamente non ho potuto fare a meno, in quanto grande cinefilo, di pensare a James Stewart e al suo incontro con Kim Novak. Per cui mi rendevo conto che quanto più mi allontanavo da Hitchcock più cadevo tra le braccia di Ingmar Bergman, e quand’era così tornavo da Hitchcock.”

“I fantasmi d’Ismael”: il rapporto di Desplechin con l’arte e i suoi attori

“Io cerco sempre di trovare dei nomi di cui gli spettatori possano ricordarsi facilmente come Bloom, che è il nome dell’Ulisse di James Joyce nonché del primo ministro francese. Il rapporto tra il Bloom del film e il protagonista può ricordare molto il tenero rapporto tra Leopold Bloom e Stephen Dedalus, di cui oltretutto il personaggio di Garrel porta il nome. Ci sono registi che non vedono film, ma io invece non potrei fare film se non ne vedessi, e sono anche un lettore di romanzi. Sento questo bisogno di essere costantemente tuffato nella finzione per potermene in qualche modo nutrire”, così si confida Desplechin sulla propria passione per il cinema.

Su Louis Garrel afferma: “lo conosco da quando era bambino, in quanto grande amico del nonno e del padre. Ho molto affetto per lui e in realtà erano anni che volevamo lavorare insieme e in particolare per il film mi serviva un personaggio molto carismatico. Poi già speravo da almeno tre film di voler lavorare con Alba, che insieme a Louis avrebbe formato una coppia vincente. Lui poi è un personaggio sul filo del rasoio, non si capisce se sia imbecille totale o una bravissima spia”.

Per quanto riguarda il rapporto con Mathieu Amalric, svela di non scrivere film appositamente per lui, e che quando ha scritto la prima versione de “I fantasmi d’Ismael” ha chiesto alla propria assistente chi avrebbe potrebbe interpretare Ismael, e lei gli ha risposto “Stai scherzando?” facendogli notare che Amalric era quello giusto.

Secondo Desplechin, Mathieu possiede una qualità che pochi attori hanno,quella di sapersi prendere in giro e di non temere il ridicolo o di avere torto. Questo fa sì che riesca a mettersi totalmente in gioco e davanti alle attrici è proprio in stato d’ammirazione, e per lui è come avere una seconda macchina da presa che le guarda ed è un grandissimo valore aggiunto.

In chiusura si sottolinea come la collaborazione tra il regista e Alba Rohrwacher proseguirà, e di questo il regista non ha dubbi.

 

Riccardo Careddu

09/04/2018

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