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I migliori film di Kim Ki-Duk che ogni cinefilo dovrebbe vedere

Uno dei massimi registi coreani, tra i fautori della fioritura del cinema coreano del nuovo millennio, Kim Ki-duk è uno di quei nomi assolutamente da scoprire e approfondire per chi ama un certo tipo di cinema autoriale.

Ma quali sono i migliori film di Kim Ki-duk che bisogna assolutamente vedere dalla sua numerosa filmografia?

I migliori film di Kim Ki-Duk che ogni cinefilo dovrebbe vedere

Lo scopriamo nei prossimi paragrafi.

I migliori film di Kim Ki-duk: una cinquina per cominciare

Andiamo, dunque a scoprire quali possono essere quei cinque titoli da vedere per iniziare a scoprire e, magari in seguito approfondire, uno dei principali registi del cinema coreano, purtroppo scomparso nel 2020 all’età di 60 anni.

Autore di opere che dispiegano l’incomunicabilità umana, i rapporti creati e distrutti attraverso sesso e violenza, acuto osservatore di microcosmi ai margini e di nuclei famigliari talvolta distorti, Kim racconta attraverso lunghi silenzi e spesso scene forti il suo mondo esistenziale.

Vediamo di seguito i i 5 migliori film di Kim Ki-duk.

L’isola (2000)

Un uomo si ritira in un villaggio fatto di case in mezzo al mare, per tentare il suicidio. Inaspettatamente, viene salvato da una donna timida e silenziosa, che inizia a diventare una vera ossessione per lui.

Quarto lungometraggio del regista coreano, è il suo primo affaccio nei festival occidentali e certamente uno dei titoli più ficcanti nell’esporre i suoi temi, dai lunghi silenzi alle allegorie che squarciano il realismo della narrazione, con qualche piccola scena di forte impatto.

Primavera, Estate, Autunno, Inverno… E ancora Primavera (2003)

In un piccolo monastero coreano un bambino apprende dal suo vecchio maestro la dottrina buddhista. Dopo qualche anno, l’allievo sperimenta l’amore e fugge dal tempio. Ma la vita al di fuori del monastero per lui si rivela un inferno.

Il film più “calligrafico” dell’autore coreano è un elegante e denso racconto di crescita e di formazione, intriso di scenari suggestivi scanditi dal passare delle stagioni e di una sua morale di matrice buddista.

Ferro 3 – la casa vuota (2004)

Forse il film più noto tra gli appassionati di cinema, per quanto riguarda la filmografia del regista coreano, questo Ferro 3 è sicuramente uno dei suoi titoli imprescindibili.

Tae-Suk è un ragazzo che ha la strana abitudine di entrare nelle case momentaneamente disabitate e comportarsi come se ne fosse il padrone, lavando i panni sporchi dei proprietari e persino aggiustandone gli oggetti rotti o guasti. In una delle case in cui si introduce viene sorpreso da Sun-Hwa, una giovane donna che poi si apprenderà essere vittima di un marito violento.

Pietà (2012)

Assunto da uno strozzino, Kang-do perseguita e tortura senza pietà i clienti debitori. Finchè una misteriosa donna afferma di essere sua madre.

Premiato col Leone d’oro alla Mostra di Venezia, è senza dubbio uno dei titoli più vividi della filmografia dell’autore, ben intriso di dramma e tragedia, di conflitti edipici e di malessere sociale.

Moebius (2013)

Il film più controverso, il più sfacciato, probabilmente il più fastidioso della filmografia di Kim Ki-duk è anche probabilmente per questi motivi uno dei più imprescindibili per conoscerne (e magari apprezzarne) appieno stile e temi.

Interamente senza dialoghi, il film vive di impennate espressive tra un microcosmo di personaggi e di provocazioni (evirazioni, incesto, stupri, punizioni corporali) per raccontare la disgregazione famigliare e la sopraffazione umana nel nucleo sociale, dalla scuola alla prigione, dal nucleo famigliare a quello della strada.

Dopo l’ennesimo tradimento del marito la moglie tenta di evirarlo senza successo. Finisce invece per evirare il figlio e poi fuggire.

Da qui nasce un calvario di bullismo per il ragazzo ed anche un calvario di tormento per il padre, nella ricerca di ottenere un trapianto per il figlio.

Altri film di Kim Ki-duk meritevoli di una visione

Al netto di quelli che potrebbero essere i cinque migliori film per avviare l’esperienza conoscitiva col cinema del regista coreano, vanno segnalati alcuni altri titoli che potrebbero valere la visione, se volete approfondire il cinema dell’autore.

Indubbiamente “Bad guy” (2001) che racconta il morboso amore tra un emarginato accattone ed una studentessa, ma anche “L’arco” (2005) una storia di solitudine agrodolce, ambientata in mezzo al mare su un’imbarcazione da pesca, narrante l’amore improbabile tra un vecchio ed una ragazzina.

Tra le pellicole più recenti, “Il prigioniero coreano” (2016) è certamente uno dei titoli politicamente più interessanti, ponendo al centro il conflitto diplomatico e tensivo tra le due coree, vissuto da un uomo.

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David M. Scortese

David M. Scortese

Appassionato di cinema fin dall'adolescenza, studia recitazione teatrale e cinematografica, è attivo in teatro e in opere audiovisive, cortometraggi e prodotti per il web.

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