Il cinema giapponese è stato, a partire dagli anni ’50 uno dei più floridi della storia del cinema, probabilmente il maggiore riferimento per il cinema orientale, prima che arrivasse la Corea del sud a farsi portavoce nel nuovo millennio di una grande fioritura.
Ma quali sono i migliori registi giapponesi che hanno maggiormente influenzato il corso cinematografico del proprio paese? Scopriamo quei nomi che ogni vero appassionato di cinema dovrebbe assolutamente conoscere e approfondire almeno un po’ della loro filmografia.
I migliori registi giapponesi: un elenco
Come si diceva, molti appassionati di cinema conoscono nomi fondamentali per la settima arte come quello di Akira Kurosawa, tra i padri della fioritura degli anni ’50 del cinema giapponese.
Molti ancora riconoscono il valore artistico di altri due nomi di spicco per il paese del Sol levante, quali Yasujiro Ozu e Kenji Mizoguchi, due maestri riconosciuti (soprattutto dalla critica) al pari di Kurosawa, ma che ad ogni modo molti cinefili ancora conoscono poco sul piano del recupero dei propri film. Basti pensare che molte delle loro opere non sono mai state distribuite (o ridistribuite in Home Video) in Italia.
Ed ovviamente, in tutto il mondo è riconosciuto un maestro dell’animazione giapponese come Hayao Miyazaki. Ma quali sono invece i migliori registi giapponesi, al netto di questi nomi che bisognerebbe assolutamente conoscere per avere un quadro esaustivo di una delle cinematografie più floride e ricche del mondo?
Vediamo di seguito un rapido elenco di nomi, con alcuni dei loro titoli di maggiore rilievo e interesse.
Takeshi Kitano
Indubbiamente, Takeshi “beat” Kitano è tra i migliori registi giapponesi del tempo contemporaneo (potremmo dire l’autore di maggiore spicco degli ultimi 30 o 40 anni, in patria).
Noto al grande pubblico anche per essere il fondatore del game show “Takeshi’s Castle”, nasce come cabarettista, poeta, illustratore e quindi come attore, poi debuttante alla regia col secco e malinconico noir “Violen Cop” dove interpreta anche il protagonista.
Tra i titoli assolutamente da riscoprire della sua filmografia, segnaliamo lo stesso “Violent Cop“, “Sonatine“, “Hana-bi” probabilmente gli “epicentro” della poetica e dello stile del regista, ed il delizioso road movie comico “L’estate di Kikujiro“, con una delle più delicate e belle colonne sonore di sempre.
Nagisa Oshima
Tra i principali esponenti della seconda fioritura del cinema giapponese, ovvero il periodo della “nouvelle vague” post-sessantottina, Nagisa Oshima è internazionalmente riconosciuto tra i migliori registi giapponesi.
Tra i titoli di maggiore spicco della sua filmografia, segnaliamo “Il cimitero del Sole“, conturbante storia di disagio giovanile nel Giappone del primo boom economico degli anni ’60, od il controverso “L’impiccagione“, spietato ritratto della pena di morte, ma soprattutto il raffinato e provocatorio “Ecco l’impero dei sensi” e “Furyo“, in cui recitano David Bowie, Ryuchi Sakamoto ed anche un giovane Takeshi Kitano.
Masaki Kobayashi
Tra i registi di minore “peso” internazionale, Kobayashi è uno di quei nomi che ha saputo comunque stagliarsi con merito nella storia del cinema del suo paese, per un pugno di titoli.
Il capolavoro “Kwaidan“, una storia di fantasmi in 4 episodi, è certamente uno di quei film più rappresentativi del decennio (anni ’60) per tutto il cinema giapponese. Ma anche due perle del cinema di samurai vanno assolutamente considerate per un recupero, quali “Harakiri” e “L’ultimo samurai – Samurai rebellion“.
Shinya Tsukamoto
Uno dei registi più creativi, visionari e imprevedibili del cinema giapponese moderno, Shinya Tsukamoto rientra senza dubbio nel novero di quei nomi di spicco per chi volesse approfondire il cinema giapponese.
Il suo film di maggiore culto è “Tetsuo” del 1989, vero e proprio incubo “metallico” in immagini affascinanti e conturbanti. Ma anche film come “A snake of June“, “Tokyo Fist” ed il più introspettivo e doloroso “Kotoko“, del 2011, rappresentano la forza espressiva del regista.
Hirokazu Kore-eda
Forse il principale esponente del cinema giapponese contemporaneo, soprattutto sul piano festivaliero e dell’apprezzamento della critica internazionale. Autore dai temi delicato ed attento alla condizione sociale e famigliare del paese.
Tra i suoi film più interessanti consigliamo “Father and son“, “Still Walking” e il drammatico coming of age “Nobody knows“.
Takashi Miike
Tra i nomi più amati da una fetta di cinefili, quello di Takashi Miike è senza dubbio una garanzia. Un regista eclettico e bizzarro, capace di confezionare oltre 100 film in circa 30 anni di carriera, spaziando dall’horror al gangster movie, dalla commedia al fantasy.
Tra i film più rappresentativi e meritevoli di attenzione, indubbiamente troviamo l’horror “Audition”, tra i pochi film approdati anche in Italia. O il bizzarro e violentissimo “Ichi the killer”, ma anche film più singolari e surreali come “Gozu” o lo spietato e irriverente “Visitor Q.”, ma quest’ultimo solo se siete ben predisposti al cinema weird e agli argomenti un po’ più fortemente anticonvenzionali e provocatori.
Sono Sion
Per concludere la nostra lista dei migliori registi giapponesi (anche se ce ne sarebbero tranquillamente un’altra ventina di nomi da tenere in considerazione), Sion Sono è uno dei nomi più interessanti del nuovo millennio, tra i più coccolati dai cinefili.
Autore eclettico, un po’ una sorta di Takashi Miike più compassato e minimale, tra i titoli di maggiore rilievo segnaliamo “The whispering star“, affascinante e minimale film di fantascienza in bianco e nero, ma anche il singolare “Antiporno” e il thriller horror “Suicide club”. Anche se il titolo di maggiore culto, dalla durata abbondante di oltre 3 ore è il controverso “Love Exposure”, del 2008.