Recensione
I nomi del Signor Sulčič – Recensione: Elisabetta Sgarbi dirige un film onirico sull’importanza della scoperta delle proprie origini
A Ferrara, Ivana, una giovane ricercatrice universitaria, cerca nella Sinagoga informazioni su una donna di origine ebraica. Troverà, in un piccolo cimitero in rovina, una vecchia tomba e i documenti di un ex ufficiale nazista. Inizia così il road movie di Elisabetta Sgarbi “I nomi del Signor Sulčič” in un percorso che si dipana dal Delta del Po alla Slovenia, passando per Trieste, città di confine per definizione.
I nomi del Signor Sulčič: un’opera complessa che partendo dalla finzione innesta nella storia vera
“I nomi del Signor Sulčič” è un piccolo gioiello che porta la firma alla sceneggiatura del filosofo Eugenio Lio e della Sgarbi. Ne sono protagonisti due fratelli, uniti da una menzogna. Eppure, anche se si parte dall’assunto che “i nomi sono un inganno e il risveglio della memoria non è sempre positivo”, la verità arriverà come vera e propria luce. Il percorso è tortuoso e passa da una visita a sorpresa di Ivana e Irena, una donna misteriosa che viaggia con lei, nell’eremo di Gabriele. Le due donne lasciano fragili indizi al vecchio pescatore dagli occhi azzurri che ricorda Clint Eastwood, gli stessi occhi che portano lo spettatore a perdersi tra gli scenari brumosi del nord-est del paese.
“I nomi del Signor Sulčič” è un racconto di storia vera, quella di una zona che è passata, negli anni, dalla dominazione austriaca a quella italiana, coinvolta direttamente nel nazismo. Il film della Sgarbi è impreziosito da un linguaggio poetico che usa le parole ma anche la suggestione visiva. Gli attori si muovono tutti in un macrocosmo quasi onirico, dove sembra che il tempo non esista.
Appaiono in vari cammei grandi attori come Roberto Herlitzka, ma anche intellettuali importanti del calibro di Claudio Magris e Giorgio Pressburgher.
La narrazione è volutamente tortuosa come un labirinto in cui perdersi. Irena Ruppel (Lucka Pockaj), la protagonista, è la regista occulta che fa muovere come pedine Ivana (Ivana Pantaleo), la sua amica italiana Elena Radonicich e riesce a trovare Gabriele (Gabriele Levada).
“I nomi del Signor Sulčič” non è un film facile ma possiede il fascino di un vecchio libro antico da sfogliare con lentezza in un freddo pomeriggio invernale. Nasce con grandi aspirazioni, che tutto sommato alla fine non vengono disattese. La fotografia è scura e si apre solo nel finale, un sogno come dice la stessa regista nei titoli di coda. Un applauso a parte lo merita l’attore non professionista Gabriele Levada, già diretto dalla Sgarbi con il suo amico Claudio Candiani nei documentari sul Delta del Po “Per soli uomini” e “Il pesce rosso dov’è”.
Ivana Faranda
Trama
- Regia: Elisabetta Sgarbi
- Cast: Ivana Pantaleo, Lucka Pockaj, Roberto Herlitzka, Paolo Graziosi, Adalberto Maria Merli, Livio Vasieri, Claudio Magris, Giorgio Pressburger, Elena Radonicich
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 80 minuti
- Produzione: Italia, 2018
- Distribuzione: Cinecittà Luce
- Data di uscita cinema: 7 febbraio 2019
“I nomi del signor Sulčič” segue il viaggio di Irena Ruppel, una slovena in cerca di sanare le ferite del suo passato. Insieme a lei viaggia Ivana, una giovane ricercatrice dell’università di Ferrara. Le due donne si ritrovano in una valle remota nel Delta del fiume Po. Qui incontrano un uomo, che le accoglie nella sua casa e rimane incuriosito da Irena, che sembra capire tutto quello che sta succedendo. Quando le due ripartono, infatti, Irena lascia un messaggio al valligiano, nel quale è comunicata l’ultima tappa del loro viaggio. Lui decide di partire e raggiungere la donna nella località di Tolmin, una cittadina tra Italia e Slovenia. In questo viaggio che intraprenderà, scoprirà l’identità dei suoi genitori e soprattutto gli si spalancherà la verità su se stesso.
I nomi del signor Sulčič: identità in viaggio
“I nomi del signor Sulčič” è un film drammatico italiano diretto da Elisabetta Sgarbi, fondatrice della casa editrice “La Nave di Teseo”. Dopo aver girato tanti documentari e aver diretto in precedenza “Notte senza fine” nel 2004 con Laura Morante e Toni Servillo protagonisti, la regista arriva al suo secondo lungometraggio.
“I nomi del signor Sulčič” è stato scritto insieme a Eugenio Lio, filosofo e teologo, che aveva già collaborato con la Sgarbi per altre quattro produzioni. La colonna sonora è stata curata dal cantautore Franco Battiato che diventa una costante dei film di Elisabetta Sgarbi.
Questo lavoro è un viaggio nella memoria tra il confine italo/sloveno dove si intersecano storie di padri e figli, identità vere e false, spie naziste, spie fasciste e miliziani di Tito. Tutto questo per nascondere la verità.
Prodotto dalla casa di produzione Betty Wrong con Rai Cinema, “I nomi del signor Sulčič” è stato presentato in anteprima alla 36sima edizione del Torino Film Festival.