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I predatori (2020)

Recensione

I predatori: un’amara black comedy

I predatori

“I predatori”, l’ottimo esordio di Pietro Castellitto, è una commedia drammatica che ricalca alla perfezione i canoni di entrambi i generi, in una profonda cornice di immobilità emotiva che esplode lentamente. Un film a più voci, con più protagonisti che esprimono mondi diversi e diametralmente opposti, due realtà che nelle incomprensioni e nella solitudine sono fin troppo simili.

I predatori (2020)

La pellicola, caratterizzata da un sarcasmo tagliente e da un’ironia che sfiora la tragicità, è un ritratto perfetto di una società non più divisa in classi, ma dove la differenza tra proletariato e borghesia è ancora visibile. La vita della famiglia Pavone, aristocratica e intellettuale, si intreccia con quella della famiglia Vismara, più liberale e radical chic. Entrambe entrano in contatto con quella di Claudio (Giorgio Montanini) e suo fratello, nucleo familiare più popolare, di stampo neofascista e che arrotonda il proprio stipendio con traffici illegali.

Luodovica Pensa (Manuela Mandracchia) è una regista alla fine del suo successo, nota per nome  non più per la profondità dei suoi film, dedita a quel cinismo frenetico di un set che ha bisogno di più tempo e che non rientra nei costi. Il marito Pierapaolo (Massimo Popolizio) è un medico che non riesce a stare al passo con le nuove tecnologie, che fugge dalle discussioni e dalla vergogna che prova nei confronti della moglie e del figlio. Claudio è il proprietario di un’armeria, soffocato dalle angherie di un boss che lo deride e gli impartisce ordini, mentre sua moglie che accetta la situazione, vive nella paura di una mossa sbagliata. Gaia Vismara (Anita Caprioli) è una donna infelice, moglie di un uomo che non ama e non sopporta, primario amico di Pierpaolo e quasi cieco alle sofferenze altrui. Federico (Pietro Castellitto), il figlio di Ludovica e Pierpaolo, ossessionato da Nietzsche, si muove tra queste famiglie e questi personaggi, estranei e lontani, legati da un sentimento che prima o poi li investirà: la frustrazione

Quando la distanza avvicina

I predatori

Vengono rappresentate situazioni diverse legate da un filo invisibile che diventa sempre più spesso, dove ognuno è predatore e vittima dell’altro. Una solitudine profonda lascia spazio alla violenza verbale e fisica che si traduce in un disagio comune e rende ogni personaggio più simile e vicino di quanto si possa immaginare.

Una sensazione di amara rassegnazione trapela dagli occhi di ogni protagonista, prima o poi ognuno di loro dovrà fare i conti con la propria sofferenza. Un dolore interiore non sempre visibile li accompagna. Senza eccessivi giudizi e con finali inaspettati “I predatori” ribalta ruoli e stereotipi, rendendo i personaggi umani e insensibili, crudeli e disponibili, ma sicuramente tutti travolti da ciò che li accade attorno

Il film di Pietro Castellitto è coinvolgente nel raccontare la vita quotidiana, la normalità di tutti i giorni, con un’imminente tragedia sempre dietro l’angolo che è più importante quantificare che analizzare. L’umorismo nero della pellicola fa sorridere, ma fa anche sentire il peso di una vita che schiaccia tutti, indistintamente, che ne siano consapevoli o ignari.

Un peggio che può sempre peggiorare viene simboleggiato da un personaggio che ritorna ciclicamente nel corso del film.

La straordinaria opera prima di Castellitto si colloca in un genere indefinito, ma denso di quei temi che spesso trascendono le vite degli uomini, prima di farne parte. “I predatori” è pieno di riflessioni, amarezza e ironia, è una commedia nera a tinte filosofiche, con la figura di Nietzsche onnipresente in parole e situazioni.

Con una fotografia che predilige i colori più freddi, con movimenti di macchina e inquadrature, che nel silenzio della scena si concentrano sugli sguardi dei protagonisti, anche la tecnica si può definire ottima e funzionale alla storia. Insieme alla colonna sonora, composta da Niccolò Contessa, cantautore insito con i suoi testi nel panorama musicale romano indipendente e portavoce di una generazione.

Giorgia Terranova

Trama

  • Regia: Pietro Castellitto
  • Cast: Massimo Popolizio, Manuela Mandracchia, Pietro Castellitto, Giorgio Montanini, Dario Cassini, Anita Caprioli, Marzia Ubaldi, Antonio Gerardi, Nando Paone, Vinicio Marchioni, Liliana Fiorelli
  • Genere: Drammatico, colore
  • Durata: 109 minuti
  • Produzione: Italia, 2020
  • Distribuzione: 01 Distribution
  • Data di uscita: 22 ottobre 2020

I predatori posterPietro Castellitto firma il suo primo film come regista con “I predatori” presentato al Festival del Cinema di Venezia 77 e vincitore del premio come Miglior Sceneggiatura nella sezione Orizzonti.
Cosa succede quando due famiglie, solo apparentemente, lontanissime e opposte si incontrano e scontrano?

I predatori: la trama

Pavone e Vismara sono le famiglie protagoniste del film “I predatori”, ognuna ha la sua storia, le sue idee, i suoi segreti, segreti che il venticinquenne Federico porterà alla luce, mostrando che niente è come sembra.

Federico è uno studente di filosofia, prossimo alla laurea, intento a contrastare le angherie del suo professore universitario. Figlio di una regista, Ludovica, e di un medico, Pierpaolo, proviene da una famiglia borghese le cui vicende si legheranno a quelle di un’altra famiglia, che sembra essere l’antitesi della sua: i Vismara, composta da Bruno, amico di Pierpaolo e medico anche lui, dalla moglie Gaia e dalle famiglie dei due fratelli Claudio e Carlo, appartenenti a un gruppo neofascista.

La pellicola segue più filoni narrativi che molto spesso, a insaputa dei protagonisti stessi, si intrecciano. Una storia corale in cui ogni personaggio si esprime, manifestando la sua solitudine fatta di incomprensioni, “D’altronde, essere felici, è un mestiere difficile. A volte, un mestiere da Predatori”, scrive Pietro Castellitto.

Cast e regia

Pietro Castellitto dirige un film in cui inserisce note autobiografiche, soprattutto per quanto riguarda la creazione del personaggio Federico, interpretato proprio da lui. Quello che vuole portare alla luce è quel dissenso interno, insito soprattutto nei giovani, derivato dall’incapacità di coniugare le due immagini di noi stessi, quella pubblica e quella più intima, problema da cui deriva un senso di solitudine che può portare a un solipsismo esasperato.

Un sentimento provato dal regista stesso che è riuscito, a suo dire, a incanalare nella creazione di questa opera prima.

Pietro, figlio di Sergio Castellitto e Margaret Mazzantini, muove i suoi primi passi nel cinema recitando nel film diretto dal padre “Non ti muovere” (2004). Nel 2010 entra a far parte del cast del film “La bellezza del somaro” e nel 2012 di “Venuto al mondo”. Ai Nastri d’argento del 2019 si aggiudica il premio Guglielmo Biraghi per l’interpretazione in “La profezia dell’armadillo” (2018).
Nel cast di “I predatori” troviamo Massimo Popolizio, vincitore del Nastro d’argento speciale nel 2016 per la sua interpretazione di Giovanni Falcone nel film “Era d’estate”.

Trailer

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