Il mondo del cinema è spesso caratterizzato da cambiamenti repentini e decisioni inaspettate, specialmente quando si parla di franchise di successo. Nel caso di Suicide Squad, il sequel previsto del film diretto da David Ayer ha subito una serie di trasformazioni significative, culminando nella visione di James Gunn. Gavin O’Connor, il regista inizialmente scelto per il progetto, ha condiviso la sua esperienza e le difficoltà incontrate durante la scrittura della sceneggiatura, rivelando il dietro le quinte di una produzione complessa.
La visione di Gavin O’Connor e il suo approccio alla sceneggiatura
Gavin O’Connor, noto per il suo lavoro in film come The Accountant, era pronto a portare avanti il sequel di Suicide Squad. La sua idea originale era ben definita e si stava sviluppando in una sceneggiatura che, secondo le sue parole, era già a un buon punto. Tuttavia, il cambiamento nella dirigenza della DC ha avuto un impatto diretto sul suo lavoro. O’Connor ha descritto come, dopo l’arrivo della nuova leadership, le persone con cui stava collaborando siano scomparse, lasciandolo in una situazione precaria.
L’autore ha raccontato di come scrivesse negli studi cinematografici, dove aveva un bungalow dedicato al suo lavoro. Ogni giorno, lui e il suo co-autore si incontravano per sviluppare la sceneggiatura. Questo ambiente creativo, però, è stato interrotto dall’arrivo del nuovo presidente della DC, Walter Hamada, che ha cambiato le carte in tavola. O’Connor ha ricordato il momento in cui il presidente si è presentato al suo bungalow, chiedendo a che punto fosse il lavoro. La risposta di O’Connor, che indicava una sceneggiatura quasi completata, non ha portato i risultati sperati.
Il confronto con la nuova direzione della DC
Il dialogo tra O’Connor e Hamada ha rivelato le divergenze creative che si sono create. Quando il presidente ha chiesto di leggere la sceneggiatura, O’Connor ha risposto che avrebbe potuto farlo solo una volta completata. Dopo aver consegnato il lavoro, ha ricevuto una richiesta sorprendente: trasformare il film in una commedia. Questa richiesta ha colto di sorpresa il regista, che ha sottolineato come il suo progetto fosse ben lontano da quella direzione. O’Connor ha espresso la sua frustrazione, evidenziando che quella non era la visione iniziale concordata con gli studios.
La richiesta di una commedia ha segnato un punto di rottura per O’Connor, che ha percepito che il suo lavoro non era più in linea con le aspettative della nuova dirigenza. Questa situazione ha portato a una riflessione sulla direzione che il franchise avrebbe preso, con il regista che ha compreso che il suo tempo nel progetto stava per concludersi. La sua esperienza mette in luce le sfide che molti creativi affrontano nell’industria cinematografica, dove le visioni possono essere stravolte da cambiamenti di leadership e strategie aziendali.
Le speranze di David Ayer per la Ayer Cut di Suicide Squad
Nonostante le difficoltà legate al sequel, David Ayer non ha abbandonato l’idea di vedere la sua versione originale di Suicide Squad, nota come Ayer Cut. Ayer ha sempre sostenuto che la sua visione del film fosse diversa da quella che è stata effettivamente realizzata e ha espresso il desiderio di poter presentare al pubblico il suo lavoro originale. Le discussioni sulla Ayer Cut hanno guadagnato attenzione tra i fan, che sperano di vedere un film che rispecchi maggiormente le intenzioni del regista.
La questione della Ayer Cut si inserisce in un contesto più ampio di rivalutazione delle opere cinematografiche, dove i registi cercano di recuperare il controllo sulle loro creazioni. La situazione di O’Connor e Ayer evidenzia le complessità del processo creativo all’interno di grandi studi cinematografici, dove le decisioni aziendali possono influenzare profondamente il risultato finale. Con l’arrivo di James Gunn e la sua visione per Suicide Squad, il futuro del franchise rimane incerto, ma le esperienze di O’Connor e Ayer offrono uno sguardo prezioso sulle sfide e le opportunità nel mondo del cinema.
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