Recensione
“Il mio Godard” – Recensione: Jean-Luc piuttosto che Godard
Prima di vedere “Il mio Godard” bisogna accettare una regola indispensabile, che permette una visione dello stesso che non si presti a facili fraintendimenti: il lavoro di Michel Hazanavicius non è un’opera che vuole raccontare la vita del famosa regista, ma è una commedia, che rappresenta la vita dell’uomo di quasi quarant’anni Jean-Luc Godard in un momento di crisi.
Per la corretta visione di questo film bisogna quindi stare attenti a trovare il giusto equilibrio tra risate e riflessione (non giudizio, è importante): “Il mio Godard” va preso sul serio ma non troppo, lo spettatore deve capire su cosa sorvolare e a cosa invece stare attento o si rischia di perder tempo, fossilizzandosi su particolari che sono invece insignificanti. Il problema infatti, raccontando un personaggio come il regista francese, è che sentendo nominare Godard si pensi a una storia molto impegnata, che si rivolge agli estimatori ed esperti cinefili; niente di più sbagliato! E, anzi, forse un approccio troppo “professionale” nei confronti della figura del regista rischia di andare contro il senso stesso del lungometraggio: in fondo non si intitola Vita Morte e Miracoli del regista Jean-Luc Godard, ma “Il mio Godard”, uno spaccato della sua vita visto attraverso gli occhi un po’ della Wiazemsky, un po’ di Hazanavicius e un po’ degli attori che recitano (primo fra tutti, Louis Garrel); ed è un film che vuole parlare a tutto il suo pubblico.
Il mio Godard: un uomo in un mondo che lo butta a terra
In “Il mio Godard” il Godard regista, dunque, quasi non si fa vedere: il suo mestiere cinematografico è più che altro un sentimento che aleggia nell’aria quando si parla di critiche, di Festival di Cinema, di “quando tornerai a fare film divertenti?”. Invece del suo genio artistico, Hazanavicius si è preoccupato di mostrarci un uomo che vive una profonda crisi: con “La cinese” Godard riceve (come si suol dire) una “sonora batosta”, e il suo tentativo di trasformare il cinema in qualcosa che sia anche impegnato politicamente non viene capito da nessuno, né dai cinesi, né dalla critica, né dai suoi estimatori che non fanno altro che ricordargli i suoi vecchi successi, come “Fino all’ultimo respiro”.
Lui allora volta le spalle a queste persone, non si piega alle convenzioni, al mondo del mercato, continua sulla sua strada a dispetto di tutto e tutti. Ed è talmente impegnato ad essere politicamente attivo che finisce con l’alienarsi i conoscenti, la giovanissima moglie e anche gli studenti al fianco dei quali vorrebbe combattere, che prima lo invitano a prendere la parola e poi non fanno altro che fischiargli contro. Persino le manifestazioni a cui va sembrano rifiutarlo: cerca di incitare una folla che non raccoglie il suo input, non fa altro che scivolare, farsi male e, con una ripetitività quasi esasperante, continua a rompere gli occhiali che poi puntualmente deve ricomprare.
Il mio Godard: l’importanza dell’attore giusto
Un ruolo fondamentale nella buona riuscita de “Il mio Godard”, con tutti i suoi intenti, lo ricoprono senza dubbio Louis Garrel e Stacy Martin.
Garrel, estimatore di Godard nella vita reale, è molto bravo a tenere il suo personaggio in equilibrio tra serietà e divertimento; è grazie a lui che cose come il continuo rompersi degli occhiali alle manifestazioni o il non riuscire mai a tenere la bocca chiusa, anche in momenti così inopportuni da essere divertenti, non sembrano forzature di copione e non cedono né al clichè macchiettistico né nel sentimento di pena che potrebbe suscitare un uomo che sembra sempre fuori posto: appaiono semplicemente come momenti spontanei, ma simpatici, della vita di un uomo.
Stacy Martin, nonostante interpreti in “Il mio Godard” Anne Wiazemsky, la giovanissima moglie del regista dalle cui parole è nata l’idea di questo film, ha poche, pochissime battute. In compenso, è un personaggio che osserva molto. Il rischio forse poteva essere quello di apparire un po’ scialba, un bel viso e niente più; lei invece riesce a rimanere impressa nello spettatore, grazie agli sguardi penetranti, teneri ma attenti, con cui osserva il marito, e ai sorrisi calibrati che gli rivolge nel corso della narrazione. È merito suo se un personaggio che sarebbe quasi esasperante (perché, diciamocelo, qualche volta ascoltandolo viene davvero da alzare gli occhi al cielo) come il Godard che ci viene proposto risulta invece, per la maggior parte del tempo, simpatico o quantomeno accettabile. Più i due si allontanano, più lei apre gli occhi sul marito e più lo facciamo noi; e sebbene non parli molto, si vede in Anne un’evoluzione nel corso del film che la trasforma, alla fine, in una donna.
Poi, di tanto in tanto, Garrel e la Martin ammiccano verso il pubblico e la sceneggiatura, con dei siparietti in cui è difficile non sorridere, fanno battute che sembrano quasi voler mettere a nudo il fatto che sanno di star recitando un ruolo e guardano dritto in macchina, parlano direttamente allo spettatore mentre gli altri suoni scompaiono, e così facendo sembrano quasi volerci ricordare che quella non è una commedia come le altre.
19/10/2017
Giada Aversa
Trama
- Titolo originale: Le Redoubtable
- Regia: Michel Hazanavicius
- Cast: Stacy Martin, Bérénice Bejo, Louis Garrel, Grégory Gadebois, Micha Lescot, Louise Legendre, Jean-Pierre Mocky, Tanya Lopert, Lola Ingrid Le Roch, Eric Marcel
- Genere: Biografico, Colore
- Durata: 102 minuti
- Produzione: Francia, 2017
- Distribuzione: Cinema
- Data di uscita: 31 ottobre 2017
“Il mio Godard” è un film biografico incentrato sulla figura di uno dei personaggi di spicco del panorama cinematografico francese e mondiale: Jean-Luc Godard. La vita del regista, sceneggiatore, montatore e critico francese viene proposta attraverso il racconto che ne fa l’attrice e moglie – di quasi vent’anni più giovane di lui – Anne Wiazemsky, nella sua biografia “Un an après”, soffermandosi in particolare sul 1967, anno che coincide con un periodo di grande impegno politico da parte del regista francese, nonché anno di uscita nelle sale del suo film “La cinese”, che viene accolto male dalla critica e che provoca una grande e profonda crisi in Godard.
Il mio Godard: il ritratto di Jean-Luc Godard firmato Michel Hazanavicius
Michel Hazanavicius (regista del film in bianco e nero del 2011 “The Artist”, premiato con l’Oscar per il Miglior Film Straniero), presenta in anteprima “Il mio Godard” (“Le Redoubtable” in versione originale), di cui è sia regista che sceneggiatore, al Festival di Cannes del 2017, dove la pellicola concorre per la Palma d’Oro.
Ad impersonare Godard nel film di Hazanavicius è il francese Louis Garrel, famoso attore (figlio del regista Philippe Garrel), interprete di pellicole come “Les deux amis” del 2015, in cui è anche regista. Nel ruolo di Anne Wiazemsky recita l’attrice francese Stacy Martin, che nel 2013 ha lavorato insieme al regista Lars von Trier per il film “Nymphomaniac”, nel ruolo della giovane Joe, che le è valso la candidatura al premio Bodil (assegnato annualmente dall’Associazione nazionale danese dei critici cinematografici) per la Miglior Attrice Protagonista.