Recensione
Il padre d’Italia – Recensione: un film intimo sull’incontro di due solitudini
Fabio Mollo, classe 1980, al suo secondo lungometraggio dopo “Il Sud è niente”, torna a parlare di paternità. Stavolta non affronta il tema da un punto di vista filiale, come nella sua opera prima, ma sposta l’obbiettivo sul desiderio di genitorialità della sua generazione, che secondo il comune pensare deve avere un gran coraggio a far figli in un paese come il nostro, instabile economicamente e forse ancor di più socialmente.
Ma “Il padre d’Italia” è molto altro, è il racconto di due anime tormentate che stanno agli antipodi, che il caso fa incontrare, segnando in modo indelebile le loro vite. Paolo è un ragazzo chiuso, che sembra non pretendere niente dalla vita, figuriamoci una famiglia, essendo lui gay sente che la paternità sia qualcosa che neppure può desiderare, mentre Mia è una ragazza un po’ allo sbando, esuberante, un vulcano in piena, un’eterna adolescente, una cantante senza fortuna, che guarda alla vita con inguaribile ottimismo, e tanta incoscienza.
Il padre d’Italia: un racconto on the road dove è l’amore a farla da padrone
I due condivideranno un viaggio in furgone, attraverso la penisola, da Torino a Reggio Calabria, passando per Roma e Napoli, uno sguardo all’Italia dei nostri giorni, dove l’arrivo in un assolato meridione scalderà non solo i corpi ma anche i cuori dei protagonisti.
“Il padre D’Italia” è un racconto on the road in cui a farla da padrone è l’amore, quello incondizionato, scevro di implicazioni puramente sessuali, che ti porta a curarti dell’altro, ad accudirlo. E’ una storia che tocca con garbo e delicatezza temi che nel nostro paese sono ancora ‘scottanti’, come la genitorialità delle coppie omossessuali. Ma si riflette, senza mai giudicare, anche sulla famiglia, sulla religione, sul voler realizzare i propri sogni, o almeno sull’avere dei sogni, sul desiderio di avere dei figli e fare progetti per il futuro; il film mostra anche lo scontro generazionale tra una società matriarcale, ben radicata nel sud d’Italia, con regole consolidate nel tempo, dalle quali è difficile sfuggire, ed il desiderio di libertà assoluta di anime come quella di Mia.
Il padre d’Italia: un film delicato che tocca con brio tanti temi e si avvale di due attori talentuosi
Mollo opta per un racconto visivo, fatto di colori e musica, che coadiuvano l’evoluzione dei personaggi; il regista fonde il talento interpretativo dei due attori protagonisti, Luca Marinelli e Isabella Ragonese, a momenti di pura arte ‘visiva‘, in cui le immagini sovrastano il tutto. Il film è anche un omaggio agli anni Ottanta, che si respirano nelle scelte musicali che alternano ai pezzi originali musica elettronica dal sapore retrò, e alcuni brani della Bertè, calabrese come il regista, e ‘singolare’ come mia.
Marinelli e la Ragonese svolgono al meglio il loro compito, Mia e Paolo sono due personaggi intensi e ben definiti, coi quali si entra subito in contatto. La bontà di Paolo e spiazzante quanto l’incoscienza di Mia, e il loro essere così distanti in tutto li rende complementari.
Unico neo la performance musicale fuori luogo del Marinelli: con quel trucco in faccia e le parole della Bertè non può che rimandarci al Marinelli di “Lo chiamavano Jeeg Robot”, e non se ne vede l’opportunità.
Nel film ‘ogni miracolo è per sua essenza contro natura’, per cui chi decide cosa è naturale e cosa no?
Maria Grazia Bosu
Trama
- Regia: Fabio Mollo
- Genere: drammatico, colore
- Cast: Luca Marinelli, Isabella Ragonese, Anna Ferruzzo, Federica De Cola, Miriam Karlkvist, Mario Sgueglia
- Produzione: Bianca Film, MiBACT, Film Commission Torino Piemonte
- Luogo di produzione: Italia, 2017
- Distribuzione: Good Films
- Durata: 92 minuti
- Data d’uscita: 9 marzo 2017
“Il padre d’Italia” è la nuova creazione di Fabio Mollo, giovane regista che ha già esordito sul grande schermo con “Il Sud è niente“, nel 2013.
Il nuovo film del talentuoso cineasta calabrese porta in scena la storia di Paolo, interpretato da Luca Marinelli (“La solitudine dei numeri primi”, “Non essere cattivo”, “Lo chiamavano Jeeg Robot” con Claudio Santamaria). Paolo, 30 anni, crede di non essere in grado di sognare il futuro.
Commesso suo malgrado, quindi frustrato, di uno store di Torino è alla continua ricerca di sé, della propria sessualità, della propria identità. Una notte, l’incontro in un locale gay con l’energica e prorompente Mia (Isabella Ragonese), giovane donna estremamente libera, decisa, volitiva, cambia tutto.
E’ l’inizio di un viaggio on the road per tutto il Bel Paese alla ricerca del padre della creatura che Mia reca in grembo.
Il padre d’Italia: un nuovo on the road all’italiana
Luca Marinelli, reduce dal David di Donatello per migliore attore non protagonista, torna sul set con “Il padre d’Italia”, secondo outing cinematografico di Fabio Mollo.
Una pellicola di formazione dove al centro c’è lo sradicamento dell’uomo (uomo-donna) dalla realtà di oggi ed il suo intimo desiderio di riconoscersi ed essere riconosciuto, tramite la costruzione/accettazione della propria identità. Il percorso interiore si esterna nello spostamento fisico lungo la penisola italiana.
L’interpretazione di Luca Marinelli, ormai noto al pubblico italiano per lo spessore dei suoi personaggi in pellicole come “Non essere cattivo” e “Lo chiamavano Jeeg Robot”, è promettente ed efficace, confermandolo attore affermato nel panorama cinematografico italiano di oggi.
Il film uscirà nelle sale italiane il 9 marzo 2017, distribuito da Good Films.
Trailer