“Il permesso – 48 ore fuori” di e con Claudio Amendola è stato presentato oggi, a Roma, in conferenza stampa. Luca Argentero, Giacomo Ferrara, Giancarlo De Cataldo, Claudio Bonivento, Roberto Jannone e lo stesso regista e attore Claudio Amendola: sono loro che oggi ci raccontano il film dal loro punto di vista.
Il permesso – 48 ore fuori: la nascita del progetto
Dal 30 Marzo al cinema, “Il permesso – 48 ore fuori” è il secondo film, dopo “La mossa del pinguino”, da regista di Claudio Amendola che ha voluto raccontare, partendo da un soggetto scritto da Giancarlo De Cataldo, autore di “Romanzo Criminale” e “Suburra”, le 48 ore di permesso, fuori dal carcere di Civitavecchia, di Luigi (Claudio Amendola), Donato (Luca Argentero), Angelo (Giacomo Ferrara) e Rossana (Valentina Bellé).
Progetto, questo però, rispetto al primo radicalmente diverso per Claudio Amendola: quella commedia sui generis e questo di genere. Ma Claudio ci racconta come mai è passato da un polo all’altro: “Claudio Bonivento un anno e mezzo fa, dopo essersi innamorato di un soggetto scritto da De Cataldo, mi ha proposto la sua storia che ho letto tutta d’un fiato. L’impatto è stato fortissimo, con una struttura e un linguaggio molto belli e poi ho riconosciuto il genere di cinema che mi ha fatto diventare attore, che Claudio mi ha fatto fare per tanti anni – è stato il primo ad offrirmi un ruolo nel 1987 con “Soldati”.
“Sono questi i film che mi hanno creato come attore e con i quali sono cresciuto da spettatore ma anche come figlio di mio padre, perché li ho visti con il doppiaggio”. Aggiunge poi l’attore e regista “A differenza de “La mossa del pinguino” che mi aveva affascinato per la delicatezza in “Il permesso – 48 ore fuori” ho letto quella che era ‘roba mia’, che conosco, e mi sono trovato molto a mio agio nel raccontarla.
Giancarlo De Cataldo, invece, autore e sceneggiatore del film, lo definisce ‘incontro molto fortunato’, quello con Claudio Bonivento, produttore e anch’egli sceneggiatore insieme a Roberto Jannone, e racconta così quello con Amendola: “è entrato con molta delicatezza e sfrontatezza in uno schema già costruito e dopo esserci conosciuti ci siamo integrati a perfezione”.
La scelta dei personaggi
“Io ho scritto un soggetto: quattro esseri umani che quando escono dal carcere hanno un determinato periodo per riprendere la loro vita tra le mani o per perdersi”: Giancarlo De Cataldo così parla del film uscito dalla sua penna. “Storia sviluppata con Bonivento e scritta con Jannone. Finita la fase della scrittura, il film, secondo una mia personale opinione, diventa del regista, degli attori, del montatore, del musicista; il film si stacca da chi lo scrive. Diventa un’altra cosa, se quella cosa però ti emoziona allora è anche tua”.
Un cast, quello di “Il permesso – 48 ore” molto appropriato, affezionato ai personaggi che vanno ad interpretare. Più di tutti, a doversi immedesimare perfettamente nel suo ruolo è Luca Argentero, nel film Donato, ex pugile che vuole salvare la moglie da un destino di prostituzione. Ma qui è un Luca Argentero diverso da come lo abbiamo visto finora, ‘bello e figo’ come lo definisce Amendola. Questo è un ruolo sordo, con molta rabbia dentro che ha richiesto un duro allenamento per l’attore che così lo commenta: “È stato molto interessante scoprire un nuovo personaggio ed è quello che un attore si deve augurare, di cambiare, di spaziare ma ciò non vuol dire che mi sono rifugiando scappando da una tanto temuta commedia anzi, io voglio continuare a far ridere la gente, è quello che più mi piace fare”.
Un’esperienza che vede come regalo, ma perché? “Per poter interpretare Donato ho dovuto stravolgere il mio aspetto. Premetto che mi alleno di mio essendo una persona a cui piace stare in forma, ma la richiesta di aumentare la mia massa muscolare è stata di Claudio Amendola, dovendo confrontarmi con uno che ha fatto pugilato per tutta la vita e che infatti vedremo continuare ad allenarsi anche in carcere. Quindi lo vedo come un regalo perché svegliarmi alle 7.00 e fare qualcosa che avrei fatto comunque ma stavolta con un obiettivo da raggiungere è stato molto divertente e stimolante”.
Una scelta, quella di Luca Argentero sicura: lo stesso Amendola era sicuro che avrebbe dato il massimo e che solo lui sarebbe potuto arrivare a quella preparazione fisica.
Due scoperte del cinema strepitose
Molto curiosa invece la decisione presa in merito al ruolo di Giacomo Ferrara, qui Angelo. In realtà lui era stato scelto da Amendola per fare il figlio di Luigi ma andando avanti con i provini per gli altri ruoli, Amendola non si riteneva soddisfatto e sotto consiglio di Bonivento hanno sottoposto Giacomo a un provino che il regista così descrive: “in un minuto e mezzo mi ha fatto cascare il mento, mi ha sorpreso in maniera strepitosa”.
“Valentina Bellè è entrata nel mio ufficio, ha fatto 4 metri e ho detto ‘basta, stop, è lei!’. È quella che io definisco ‘attrice scorretta’: dice sempre le battute in una maniera differente da come te le aspetti, ma sempre nel modo giusto. Ha mistero e anche le doti delle grandi attrici”. Amore a prima vista per Amendola, insomma. La Bellè, con una carriera meravigliosa davanti, lo ha molto incuriosito ed entusiasmato e il fatto stesso che “Il permesso – 48 ore fuori” è il suo primo film al cinema il regista può permettersi di dire “mi voglio arrogare questa scoperta, insomma questa l’ho lanciata io.
Delicatezza, sensibilità e generosità
“Da produttore c’ho messo sensibilità, delicatezza e generosità”, queste le parole di Bonivento che ci tiene a ringraziare tutti in questa occasione. Un ringraziamento ad Amendola, con il quale ha fatto un lungo pezzo della sua carriera. “Il cinema subisce delle mancanze di gratitudine, io sono grato a tutti. Ognuno di loro mi ha dato la possibilità di fare questo film, e quando si parla di film, si parla di denaro e quando si parla di denaro gli uomini cambiano e quando quella domenica mattina del 3 Dicembre del 2014 in un bar alle 8.00 mi incontrai con De Cataldo che mi diede le 8 pagine con il soggetto, io avevo talmente tanta fame di fare film che lo lessi in quello stesso momento, nell’attesa del caffè”.
Mostra tutta la sua felicità nell’aver partecipato a questa produzione che lui definisce “eccezionale e fantastica”. Così entusiasta da coniarne un’espressione “Il permesso – 48 ore fuori è un film de core“, fatto da tutti indistintamente e senza nessuna riserva, da chi portava i caffe e i panini fino alla regia.
Le ultime precisazioni da parte dello scrittore e ideatore del soggetto, Giancarlo De Cataldo che, molto soddisfatto di quello che ne è venuto fuori, ci tiene a dire che volutamente si sono tenuti fuori da tutte le storie come mafia capitale o criminalità organizzate “perché poi la realtà del carcere è fatta di esseri umani che sbagliano. Mi piace che sia passato un messaggio diverso, di tolleranza oppure di laica comprensione. Insomma, qualcuno ce la può fare altri no ma non esistono destini obbligati e segnati, il destino te lo crei da solo”.
Roberta Perillo
28/03/2017