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Il permesso – 48 ore fuori

Recensione

Il permesso – 48 ore fuori: l’amore muove tutto

Il Permesso - 48 Ore Fuori

Luigi (Claudio Amendola), in una scena del film “Il permesso – 48 ore fuori”

“Il permesso – 48 ore fuori” è un film di e con Claudio Amendola, per la seconda volta dietro la macchina da presa (il primo film da regista è “La mossa del pinguino”), che si avvale di un soggetto scritto da Giancarlo De Cataldo, autore di capolavori come “Romanzo Criminale” e “Suburra”.

Un film di genere, che permette al neo regista di spaziare in quel che forse più lo rappresenta, e che lui stesso sente suo, che ci racconta in maniera molto dinamica i due giorni di libera uscita dal carcere di Civitavecchia di quattro detenuti – Luigi, Angelo, Rossana e Donato – di età diverse e tra di loro sconosciuti.

Nonostante si tratti di una storia violenta, a tratti dura, presto ci si rende conto che a muovere il tutto, a fare un po’ da filo di Arianna, è l’amore.

“Il permesso – 48 ore fuori” e l’amore per un figlio

Luigi è costretto a ripercorrere la sua storia nella malavita, per salvare il figlio venticinquenne da quello che era un destino che non poteva appartenergli.

Un Amendola invecchiato, barba lunga, occhi stanchi che incarna quella disperazione di quei genitori che temono di vedere il proprio figlio ripercorrere i propri errori.

L’atmosfera triste, angosciante e pesante è resa al meglio dalle ambientazioni, in particolare la casa in cui vive la famiglia di Luigi. Una luce scura, un ossimoro che in questo caso si descrive da solo; un luogo schiacciato dal peso dell’assenza di un padre, ma anche dello stesso senso di famiglia.

Storie di riscatto e perdizione

In “Il permesso – 48 ore fuori” si raccontano quattro storie, con niente in comune tra loro se non l’esperienza del carcere e da questo il permesso di uscire per sole 48 ore.

Quello dei protagonisti sembra un percorso di crescita personale, che prende corpo attraverso una richiesta di riscatto dalla vita al di fuori del carcere (da 17 anni per Luigi e da 2 anni e mezzo per Angelo), ma il più delle volte degenera in perdizione.

Il permesso - 48 ore fuori DonatoIl permesso - 48 ore fuori DonatoAbbiamo un Luca Argentero, qui Donato, silenzioso, duro, triste, oscuro, ombroso con un profilo caratteriale molto misterioso ma allo stesso tempo affascinante. Donato non fa neanche in tempo ad uscire dal carcere, cosa che gli risulta del tutto indifferente, che subito viene coinvolto in un combattimento, clandestino, a mani nude (per cui lo stesso attore ha dovuto prendere le lezioni private), per scoprire dov’è la donna che ama, Sonia.

La sua è una sorta di discesa agli inferi che si chiude però con una scena bellissima.

Paradossi, infondati, per la società occidentale

Destino che sembra segnato invece è quello di Rossana (Valentina Bellè) e Angelo (Giacomo Ferrara): i due antipodi della società che non a caso provano ad amarsi.

Oltre al sottile paradosso di una coppia formata da persone diametralmente opposte, c’è anche il paradosso (assurdità per la società occidentale) di una ragazza altolocata costretta al carcere femminili e allo scotto da pagare in condizione di detenuta.

Il permesso – 48 ore fuori: il noir sociale, l’abisso e il riscatto secondo Claudio Amendola

In “Il permesso – 48 ore fuori”, Claudio Amendola mette da parte l’atmosfera leggera della commedia del suo primo film per cimentarsi all’interno di uno scenario criminale, in particolare in quella zona di confine tra analisi sociale e noir, l’abisso della colpa e la ‘cristiana’ redenzione, riconoscimento e debiti, il tipico “dentro” e/o “fuori” della prigionia. Il carcere non è solo fisico: è inevitabilmente, anche, mentale, di spirito. L’ingrediente segreto della vera liberazione? L’amore, sottile ultrasonico leitmotiv della pellicola.

A unire i quattro protagonisti è proprio la loro condizione, nonostante le differenze, le quali, comunque, sono interpreti a pieno diritto: chi conosce da lungo tempo la dura realtà del mondo, dell’errore e del rimpianto e chi, più giovane, pulsante di desiderio di vita, vede nell’uscita un’occasione per mettersi quelle catene alle spalle, in teoria e in pratica.

Come può l’amore scardinare quella genetica realtà violenta che costituisce l’identità di questi archetipi umani del complesso e difficile sottobosco metropolitano? Per “Il permesso – 48 ore fuori”, tramite la scelta. E’ il libero arbitrio, la scelta tra la rassegnazione a una realtà di fatto e la speranza di una possibile vita diversa; tra il lato oscuro della vendetta e dell’illegalità tatuata addosso e la scommessa di una fragile, insicura, ricostruzione del sé e della propria identità, nonostante le cicatrici sulla propria pelle e nella coscienza.

In “Il permesso – 48 ore fuori”, Amendola e De Cataldo governano con mano ferma l’interessantissimo e variegato cast, proponendo al pubblico una rappresentazione di un pezzo di mondo, che può essere ricollegata a pellicole come “Il profeta” di Jacques Audiard, interpretato dallo straordinario Tahar Rahim.

Roberta Perillo

Trama

  • Regia: Claudio Amendola
  • Cast: Luca Argentero, Claudio Amendola, Giacomo Ferrara, Valentina Bellè, Andrea Carpenzano
  • Genere: Drammatico, Noir, colore
  • Durata: 105 minuti
  • Produzione: Italia, 2016
  • Distribuzione: Eagle Pictures
  • Data di uscita: 30 marzo 2017

Il permesso - 48 ore fuori“Il permesso – 48 ore fuori” è un film di Claudio Amendola, al suo secondo lungometraggio in qualità di regista. Il film è scritto insieme a Giancarlo De Cataldo, già memorabile sceneggiatore di pellicole di successo come “Romanzo Criminale” o “Suburra”, e Roberto Jannone.

Lazio, carcere di Civitavecchia. Quattro detenuti ottengono un permesso dalla prigione per 48 ore: Rossana (Valentina Bellé), una ragazza di 25 anni, arrestata per traffico di cocaina; Luigi (Claudio Amendola), condannato per duplice omicidio, ormai giunto al diciassettesimo anno di pena scontata; Angelo (Giacomo Ferrara), 25 anni, dietro le sbarre per una rapina, i cui complici non ha mai denunciato; e Donato, l’innocente, interpretato da un inedito Luca Argentero.

Quattro personaggi in cerca di riscatto

Quattro personaggi di età, estrazione sociale e storie personali completamente diverse che si ritrovano uniti nel tentativo di usare al meglio questa breve finestra di libertà prima che richiuda i battenti, con l’obiettivo di ritrovare la vita perduta e se stessi nelle realtà che hanno lasciato, loro malgrado, da tempo.

“Il permesso – 48 ore fuori” permette di seguire lo sviluppo della storia con molto entusiasmo e attenzione. Man mano che si va avanti si resta sempre più incuriositi e allo stesso modo sorpresi dal modo in cui i protagonisti vogliono recuperare il tempo perso e riscattarsi dalla loro condizione.

 

Trailer

Il permesso – 48 ore fuori

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