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Il processo che scuote la Francia: Kim Kardashian e la banda dei nonni rapinatori

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Kim Kardashian è un nome che non ha bisogno di presentazioni. La celebre influencer e imprenditrice è al centro di una controversa vicenda giudiziaria che ha catturato l’attenzione della Francia e oltre. La sua esperienza traumatica di rapina avvenuta a Parigi nel 2016 ha dato vita a un processo che ha già attirato l’interesse dei media e del pubblico. La storia si arricchisce di dettagli inaspettati, con i rapinatori che, a sorpresa, appartengono a una banda di malviventi di età avanzata, ribattezzata dai media come “GrandPa Gang“.

L’incubo di Kim Kardashian a Parigi

La notte del 3 ottobre 2016, Kim Kardashian si trovava a Parigi per la settimana della moda. Dopo una giornata intensa, tornò nella sua suite all’Hôtel de Pourtalès, nel cuore della capitale francese. Mentre si preparava a rilassarsi, sentì qualcuno aprire la porta della sua camera. Convinta che fosse la sorella Kourtney, la salutò, ma non ricevette risposta. In quel momento, la situazione precipitò: due uomini incappucciati, travestiti da poliziotti, entrarono nella stanza, accompagnati dal portiere dell’albergo, ammanettato.

Kim, terrorizzata, pensò che si trattasse di un attacco terroristico e tentò di contattare i soccorsi. Tuttavia, il numero d’emergenza americano, il 911, non funzionava in Francia. “Ho pensato che mi avrebbero sparato”, raccontò in seguito alle autorità. Quando si rese conto che l’arma era vera, decise di seguire le istruzioni dei rapinatori. Questi le strappavano il telefono e le chiedevano il suo anello, ma il loro accento francese rendeva difficile la comunicazione. La tensione aumentava, e Kim, in preda al panico, balbettò, facendo infuriare i malviventi.

La situazione divenne drammatica: Kim fu imbavagliata, legata e rinchiusa nel bagno mentre i ladri razziavano la stanza. La salvezza giunse inaspettatamente grazie a una chiamata in arrivo sul suo cellulare, proveniente dal suo bodyguard. I rapinatori, spaventati, raccolsero il bottino e fuggirono in bicicletta. “Ero certa che sarei morta”, confessò Kim, descrivendo l’angoscia di quei momenti.

La banda dei nonni: un colpo inaspettato

La rapina a Kim Kardashian ha sollevato interrogativi sulla capacità della polizia di garantire la sicurezza, soprattutto quando la vittima è una celebrità di fama mondiale. Le indagini hanno portato alla scoperta di tracce di DNA nella suite, che hanno consentito di identificare i colpevoli. Sorprendentemente, i membri della banda, soprannominata “GrandPa Gang“, sono malviventi di età avanzata. Il più anziano ha 80 anni e, a causa di problemi di salute, è stato escluso dal processo. Un altro membro della banda è deceduto nel frattempo.

Dei dodici imputati, dieci si presenteranno davanti al giudice. Tra loro spicca Yunice Abbas, 71 anni, che ha persino scritto un libro sulla vicenda, intitolato “Ho rapito Kim Kardashian“. Il leader della banda, noto come “Omar il vecchio“, e il suo complice Khedache, 68 anni e completamente sordo, si trovano ora a dover affrontare le conseguenze delle loro azioni.

Il processo, che ha preso avvio di recente, promette di essere un evento mediatico di grande rilevanza. Kim Kardashian è attesa in aula il 13 maggio, e si prevede che la sua testimonianza possa trasformarsi in un momento cruciale. L’avvocato della difesa ha descritto l’udienza come “incredibile”, suggerendo che la storia potrebbe persino essere adattata in un film, data la sua portata e il coinvolgimento di una delle figure più celebri del mondo contemporaneo.

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Luigi Gigli

Luigi Gigli

Sono Luigi Gigli, critico d'arte, scenografo e amante del mondo dello spettacolo. Mi appassiona tutto ciò che ruota intorno a gossip, serie TV, film e programmi televisivi. Con il mio background in video editing e scenografia, analizzo e racconto con uno sguardo unico le tendenze e i dietro le quinte di questo affascinante universo.

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