“Gli anni” è il titolo del nuovo spettacolo di danza che ha conquistato la scena teatrale italiana, risultando vincitore del Premio Ubu 2023 come miglior spettacolo di danza. Il coreografo Marco D’Agostin e la performer Marta Ciappina, ora sotto i riflettori, raccontano un viaggio personale e artistico ricco di emozioni. Fino al 6 ottobre, il Piccolo Teatro di Milano ospiterà la rappresentazione, che successivamente andrà in tournèe, permettendo a un pubblico sempre più vasto di viverne l’intensità. Questo articolo esplorerà la genesi dello spettacolo, l’ispirazione letteraria e i retroscena della vita di Ciappina, rivelando un percorso affascinante tra danza, memoria e bellezza.
La genesi di “Gli anni”: dall’intuizione alla realizzazione
Quando Marta Ciappina ha coinvolto Marco D’Agostin per creare un assolo, il coreografo ha inizialmente esitato, avendo bisogno di un’idea forte per entrare in azione. Tuttavia, quella scintilla è arrivata ed ha dato vita a un’opera innovativa e toccante. “Gli anni” non è solo una mera performance di danza, ma è un racconto che interseca il corpo, la voce e il testo, ispirandosi al memoir di Annie Ernaux, che esplora il contesto personale in relazione alla memoria storica. La visione di D’Agostin si è concretizzata in un’opera “anfibia”, capace di navigare tra presente, passato e futuro, rendendola rilevante e accessibile a un pubblico di tutte le età.
Ciappina ha rivelato che l’ispirazione di D’Agostin è emersa chiaramente durante il processo creativo: il coreografo ha suggerito di utilizzare oggetti e materiali evocativi dell’infanzia e dell’adolescenza. Il risultato è stata una collezione di memorabilia, da un telefono retro a una bicicletta, oggetti che richiamano immediatamente un’epoca passata e le emozioni ad essa collegate. Al centro della performance, il pubblico è invitato a vedere proiezioni di filmati Super 8 che attestano momenti della vita della ballerina, creando un forte legame tra il passato personale e le memorie collettive.
Marta Ciappina: tra ricordi e vita personale
Marta Ciappina, interprete di “Gli anni”, attinge alla propria vita per dare forma alla performance. Cresciuta in una famiglia che ha nutrito la sua creatività, Ciappina ha descritto la sua infanzia come meravigliosa fino a un dramma familiare che ha segnato il suo percorso: l’omicidio del padre, avvenuto quando lei aveva solo undici anni. Ricordando quegli eventi, Ciappina ha spiegato come questa esperienza difficile sia diventata un punto cruciale di esplorazione nel suo lavoro artistico. Nonostante il dolore, ha dichiarato di avere una madre straordinaria, che ha saputo proteggere lei e i suoi fratelli da un profondo senso di sconfitta.
La performance affronta il tema del dolore con una sensibilità sorprendente, riuscendo a trasformare un evento tragico in un contesto di bellezza. Ciappina ha sottolineato l’importanza di raccontare la storia del padre all’interno del contesto teatrale, superando il limite del giudizio e della pietà. “Gli anni” non si limita a descrivere la sofferenza, ma la riqualifica all’interno di un’esperienza artistica, rendendo la tragedia parte di un’esistenza autentica e vibrante. Questo approccio offre al pubblico l’opportunità di comprendere meglio come il dolore possa convivere con la creatività e l’espressione artistica.
La carriera di Marta Ciappina e l’influenza dell’arte
L’identità artistica di Marta Ciappina è caratterizzata da un percorso poco convenzionale. La sua educazione artistica non è stata immediata, ma piuttosto influenzata da un ambiente familiare in cui l’arte pulsava in ogni angolo. Nonostante non avesse praticato danza durante la sua infanzia, la sua vita è stata impregnata di esperienze artistiche, tra teatri, concerti e la passione della sua famiglia per la musica. Ciappina ha raccontato di come un incontro fortuito con un violinista l’abbia guidata verso la danza, portandola a scoprire una forma espressiva che le era ignota.
Gli studi a Milano e poi a New York hanno rappresentato un ulteriore passo fondamentale nella sua carriera. Ciappina ha approfondito la postmodern dance, trovando nelle sue linee essenziali e nei movimenti liberi il linguaggio che le si addiceva di più. La sua crescita professionale è frutto di una continua ricerca, che ha trovato riconoscimento anche da critici e colleghi, i quali lodano il suo approccio unico alla danza contemporanea.
Il doppio Premio Ubu ha segnato un momento significativo nella vita di Ciappina, rappresentando un riconoscimento del lavoro duro e della sensibilità artistica. La valorizzazione del suo percorso e delle sue scelte non convenzionali ha rivelato l’importanza di dare spazio a narrazioni personali, amplificando il messaggio che la creatività può sovvertire le aspettative e creare connessioni autentiche con il pubblico.
La danza come forma di connessione e trasformazione
Oggi, Marta Ciappina non è solo una ballerina acclamata ma anche una coach dedicata nel campo della danza e del teatro. La sua funzione di didatta le consente di condividere la propria esperienza e la sua sensibilità con la nuova generazione di artisti. Anche se la vita artistica presenta sfide uniche, Ciappina riesce a bilanciare i vari aspetti della sua carriera, continuando a danzare e a formare giovani talenti sotto la sua guida.
Il suo impegno nel coaching, in particolare con la produzione “Beautiful Creatures“, denota un’attenzione rivolta non solo alla danza, ma anche al potere evocativo del teatro. Questo approccio multidimensionale permette a Marta Ciappina di tracciare un percorso significativo, dove la danza diventa uno strumento di trasformazione e connessione, non solo per se stessa ma anche per coloro che partecipano all’esperienza artistica.
La danza, per Ciappina, rappresenta un linguaggio universale che trascende le parole, un mezzo per esplorare la complessità delle emozioni e delle memorie attraverso il movimento. Anche se non prevede di tornare a lavorare come coreografa, la sua passione per essere guidata e condotta in questo ambito ne rivela l’indole aperta e propensa al cambiamento, mantenendo sempre viva la scintilla della creatività. Con “Gli anni”, Marta Ciappina e Marco D’Agostin hanno dimostrato come la danza possa costituire una forma di arte potente e trasformativa, capace di toccare e ispirare il pubblico in modi inaspettati.