Un film delicato e sensibile che racconta con eleganza la sofferenza di una bambina di nome ‘Asia’
Regia: Asia Argento – Cast: Giulia Salerno, Charlotte Gainsbourg, Gabriel Garko, Carolina Poccioni, Alice Pea – Genere: Drammatico, colore, 109 minuti – Produzione: Italia, Francia, 2014 – Data d’uscita: 5 giugno 2014.
Sorprende il nuovo lavoro di Asia Argento, sorprende davvero. Si tratta di un’opera molto autobiografica, in cui la regista ha messo una parte consistente di sé e della sua infanzia: secondo le sue stesse dichiarazioni, la pellicola dovrebbe avere “la forma di un album dei ricordi”. E, onestamente, ce l’ha.
Siamo nel pieno degli anni ’80 e Aria, che non casualmente è il secondo nome di Asia Argento, è una bambina di nove anni che non si sente amata, a ragione, dai suoi genitori. Infatti sia il padre, Dario Argento, che la madre, l’attrice fiorentina Daria Nicolodi (qui dipinta come una pianista) sono troppo egocentrici e impegnati, tra rispettive carriere e divorzio, per accorgersi dell’estremo bisogno di affetto che attanaglia la figlia. L’unica cosa che sanno fare molto bene è cacciare Aria di casa, costringendola ad attraversare Roma con un gatto nero ed una sacca a righe in spalla, per ‘spedirla’ a vivere dall’altro genitore. Anche il rapporto che Aria instaura con la sua migliore amica e la sua prima cotta si rivelano esperienze fallimentari e umilianti.
Nonostante l’argomento trattato lo consenta, la regista non cade mai nel melodramma: riesce sempre a trasmettere un tocco di eleganza e levità al narrato. Sarebbe stato troppo facile concedersi al patetismo sentimentale; è stato difficile rendere ‘una tragedia’ dolce nonostante la sua amarezza.
A migliorare ulteriormente questo lavoro sono le eccellenti interpretazioni di Giulia Salerno (Aria) e Charlotte Gainsbourg, femme fatale e madre assente, al limite della nevrosi. Stupisce anche la recitazione di Gabriel Garko, che riesce a calarsi nei panni del padre della regista in modo del tutto convincente.
Lo sguardo di Asia è quello di Aria e la visione del mondo di Aria è quella di Asia: tutto è raccontato e narrato ad altezza bambino. Ciò comporta qualche esagerazione e qualche tono al limite della caricatura che però, in questa prospettiva, non rendono il film esagerato o poco credibile: i fatti sono raccontati in questo modo semplicemente perché è così che appaiono alla piccola Aria. D’altronde questo è il film di una bambina, non bisogna dimenticarselo. E non c’è nulla da fare: gli occhi di un bambino non sono quelli di un adulto e i suoi bisogni sono molto più estremi ed imperanti.
Anche l’ultima scena del film è coerente con quest’ottica: Aria fissa la telecamera e dice: “Non vi ho raccontato tutto questo per fare la vittima ma perché mi possiate conoscere meglio. E forse, così, sarete più gentili con me”. Questa dichiarazione cos’altro è se non un ultima, tardiva ed estrema richiesta di affetto da parte di una bambina di nome Asia?
Micol Koch