Recensione
Inseparabili: gli estremi del sistema
A partire dalla fine degli anni Sessanta, e con rinnovato vigore dall’inizio dei Settanta, la grande emergenza intellettuale di David Cronenberg compare con forza nel panorama del cinema horror (e non solo).
Attraverso l’esplorazione dei correlati fisici più radicali dell’“orrore”, Cronenberg attraversa la fine del secolo come un’istanza mai pienamente raggiunta, ma ubiqua, e entra di diritto nel novero ristretto di quegli autori capaci di condizionare profondamente il nostro modo di intendere la settima arte.
Periferico eppure sempre centrale, a cavallo tra la capitale e la provincia, proprio come il Canada da cui parla, o come i corpi che smembra – in costante, e problematico, dialogo tra cervello e estremità. È forse proprio questo che, da biologo antistrutturale quale pare essere alle volte, affascina massimamente l’artista di Toronto: il rapporto tra cognizione e carne, tra carni anche diverse, proprio allorché ci si rende conto che la presunta arbitrarietà dei simboli spiega solo una parte microscopica della loro potenza.
Telepatia o fusione?
“Ho scoperto perché esiste il sesso. È perché l’uomo non vive sott’acqua”: così recita il giovanissimo Elliot Mantle a suo fratello Beverly, nel prologo del film.
La storia dei due gemelli ginecologi è ispirata a un fatto reale, che colpì a un punto tale la coppia di scrittori composta da Bari Wood e Jack Geasland da trarne un romanzo (“Gemelli”, 1977). Da questo si muove, prendendone le distanze, il classico “Inseparabili” (1988), nel quale Cronenberg, qui in una fase della sua produzione di trapasso tra l’horror e il dramma, riesce a stratificare significati psicosessuali ed esistenziali sulla vicenda raccontata dal libro appoggiandosi alla straordinaria recitazione “doppia” di Jeremy Irons, nei panni di entrambi i medici congiunti. E tantissimo è già stato detto (senza che occorra dunque dilungarcisi troppo in questa sede) sull’idea quanto mai ambigua di “doppio” che traspare da questa pellicola: il doppio inteso come unità scissa, come proliferare di copie mancate; ma anche il doppio inteso come convergenza di due estremi in uno, come sovrasaturazione (per definizione, forzata) di due elementi costretti a sembrare in soluzione finché qualcosa non li precipiti.
Due caratteri opposti, simbioticamente abitanti lo stesso corpo, talvolta inconsapevoli essi stessi degli esatti confini tra di loro. Una frontiera labile, proprio come quella, sempre in movimento, che separa le due inquadrature in split screen di Irons, e che contribuisce a fare sembrare “iperreale” (come sempre in Cronenberg) la geografia dei suoi movimenti.
L’assurdità di non vivere sott’acqua
Ma se il simbolismo del gemello, della sessualità condivisa, della passione che si incunea tra due corpi fusi (come succede, letteralmente, nella sequenza onirica del cordone ombelicale), è stata ampiamente sviscerata dalla critica, sembra che un elemento altrettanto fondativo dell’intuizione del regista sia rimasto perlopiù ignorato – quello, appunto, riassunto dalla frase di Elliot bambino sulle ragioni “evolutive” del sesso.
A Cronenberg non interessa (soltanto) proporre un allucinato resoconto delle relazioni insalubri che possono intercorrere tra persone che mancano di individuarsi in reciproca opposizione, ma anche, e forse soprattutto, indagare ulteriormente la materialità della vita. Un suono in una lingua è “messo a sistema”, certamente, in quanto opposto a tutti gli altri suoni della stessa lingua; in questo senso, tutti sappiamo distinguere il “rame” dalle “rane”. Ma in “Inseparabili”, quello che ci viene mostrato è la profonda, irragionevole assurdità che a loro modo siano emersi dai meandri dell’evoluzione proprio quei suoni e non altri, e che quei suoni richiedano una bocca, una laringe, e infine ancora dell’aria per essere emessi (o dei gesti, dell’energia cinetica per essere altrimenti espressi).
Il corpo si fa fossile, oggetto di una ricerca paleontologica intesa in senso piuttosto forte, che necessita di strumenti a tratti diabolici, a tratti munifici per essere condotta a termine. Un’indagine che precipita, appunto, i due fratelli in uno stato di progressivo annientamento perché, in ultima istanza, restare in vita è faticoso. Non viviamo sott’acqua, dopo tutto.
Gli estremi del body horror e del concetto di sistema
È inopportuno invitarvi alla “riscoperta” di un testo così noto, e tanto celebrato, come “Inseparabili”. In questa sede non abbiamo voluto proporvi l’ennesimo rendiconto dei significati psicologici profondi di quest’opera – che ne ha moltissimi, ovviamente. Ci siamo limitati a fornirvi una piccola, e parziale, “chiave di lettura” alternativa: forse che, con le sue meravigliose e disturbanti mattanze, Cronenberg stia offrendo il proprio, personalissimo contributo alla messa in crisi dell’idea forte di “sistema” come insieme dove “tutto si tiene”? E a dire il vero, come già in “Scanners” (1981), c’è ben poco che si tenga, laddove anche la pelle viene a mancare…
Lorenzo Maselli
Trama
- Titolo originale: Dead Ringers
- Regia: David Cronenberg
- Cast: Geneviève Bujold, Jeremy Irons, Jill Hennessy, Heidi von Palleske, Barbara Gordon, Shirley Douglas, Stephen Lack, Nick Nichols, Lynne Cormack, Damir Andrei, Miriam Newhouse, David Hughes
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 92 minuti
- Produzione: USA, Canada, 1988
“Inseparabili” è un film diretto da David Cronenberg tratto dal romanzo omonimo di Bari Wood e Jack Geasland, interpretato da Jeremy Irons.
Inseparabili: la trama
Due ginecologi gemelli, Elliot e Beverly Mantle (entrambi interpretati da Jeremy Irons) fanno carriera a Toronto, grazie soprattutto a una straordinaria innovazione tecnica di cui sono i proprietari intellettuali. I due vivono in uno stato di simbiosi completa, sebbene abbiano caratteri antitetici: baldanzoso e aggressivo quello di Elliot, riservato e schivo quello di Beverly.
È il primo a occuparsi di “sedurre” una buona parte delle loro clienti, lasciando che poi il fratello (sotto mentite spoglie) abbia rapporti con loro. Il gioco entra in crisi quando Beverly si innamora di una delle loro conquiste, Claire Niveau (Geneviève Bujold), che non vuole più condividere con Elliot. Il rapporto dei due fratelli sarà capace di reggere a questo improvviso cambio di paradigma?