Recensione
Insyriated – Recensione: il racconto di un giorno di ordinario terrore in Siria
“Insyriated”, vincitore del Premio del Pubblico come Miglior Film della sezione Panorama della sessantasettesima edizione della Berlinale, racconta una giornata trascorsa faticosamente nell’arco delle ventiquattro ore da un gruppo di persone asserragliate in un appartamento, mentre fuori i cecchini bersagliano i passanti. I rumori delle mitragliatrici, delle cannonate, della battaglia che infuria strada per strada, ora si allontanano, ora si avvicinano pericolosamente.
L’appartamento appartiene a una coppia di mezza età, lui è per le strade a combattere, la moglie Oum Yazan, coi suoi tre figli, il nonno, la governante e una famiglia che vive nello stesso palazzo la cui casa, posta ai piani più alti, è stata danneggiata dalle bombe, vi sono rinchiusi come se dovessero sostenere un assedio. Si sopperisce eroicamente alle mancanze materiali quali quella dell’acqua o della corrente elettrica, ma la cosa che forse nessuno riuscirà a recuperare è il filo della propria vita.
La città, forse Aleppo, che simboleggia i tanti teatri di guerriglia urbana che si sono succeduti nel tempo, è vista dalle finestre della casa come sorgente di pericolo e foriera di morte, nulla rimane della civitas, della comunità cittadina, ogni legame di civiltà e di solidarietà è finito, il pericolo proviene spesso dalle persone che dovrebbero proteggerti e la sfiducia nel futuro domina su tutto.
Insyriated: una grande prova degli interpreti, non tutti attori professionisti
Il regista, oltre ad aver incontrato numerosi siriani in esilio e aver parlato delle condizioni in cui, soprattutto ad Aleppo, avevano vissuto, ha ingaggiato per interpretare i ruoli ‘minori’ dei veri profughi siriani, solo le attrici principali sono professioniste, tra tutte la padrona di casa, una intensa Hiam Abbas. La nota attrice e regista israeliana si conferma una delle più efficaci interpreti del panorama mediorientale, sempre sospesa tra il proprio compito di conservare inviolata la propria casa, illusa forse di salvare con essa il proprio mondo, e ciò che accade intorno a lei, consapevole che mettere al sicuro una vita potrebbe avere un prezzo troppo alto.
Altre attrici ‘di mestiere’ sono la vicina ospitata in casa, una bravissima Diamand Abou Abboud, artista poliedrica, e la governante, Julitte Navis, anche lei attrice e regista di formazione parigina. Tra gli altri componenti la famiglia rimane nel cuore il rifugiato siriano che dà corpo, e soprattutto il volto, al nonno, scelto anche da van Leeuw a simbolo delle sofferenze di un popolo.
Insyriated: un film che dà voce a un popolo
“Insyriated” è il classico film girato con unità di tempo, gli avvenimenti sono consecutivi e si svolgono nell’arco delle ventiquattro ore, e unità di luogo, l’appartamento è il palcoscenico dove si snoda l’intera narrazione, ma il messaggio che l’autore veicola è permanente e universale.
Può l’individuo porsi a baluardo del disfacimento di una comunità, di una città, di un mondo? E che sacrificio è disposto a compiere per salvare tutto ciò? Sotto la minaccia della vita propria e dei propri cari chi è disposto a sacrificare la propria umanità e quei valori di civiltà che sono una conquista dei nostri tempi? Il regista belga non prende posizione, ci mostra i fatti così come avvengono senza esprimere giudizi morali, noi conosciamo purtroppo la storia delle tante Aleppo che si sono susseguite nella storia, e la risposta non è confortante.
Daniele Battistoni
Trama
- Titolo originale: Une famille syrienne
- Regia: Philippe Van Leeuw
- Cast: Hiam Abbass, Diamand Abou Abboud, Juliette Navis, Mohsen Abbas, Moustapha Al Kar, Mohammad Jihad Sleik, Alissar Kaghadou, Ninar Halabi, Elias Khatter
- Genere: Drammatico, colore
- Durata: 85 minuti
- Produzione: Belgio, Francia, 2017
- Distribuzione: Movies Inspired
- Data di uscita: 22 marzo 2018
Oum Yazan è una madre di tre figli, costretta a guardare il mondo da dietro una tenda, sperando che la sua famiglia non diventi vittima di qualche attacco. Vive, infatti, in una città siriana sotto assedio, dove ogni giornata viene trascorsa con il perenne dubbio che qualche pericolo incombente colpisca la propria abitazione. Oum non sa se la soluzione migliore sia partire e fuggire verso il Libano, una terra più sicura, e nell’attesa di questa decisione la protezione dei propri figli resta l’obiettivo principale della sua giornata.
Insyriated: Philippe van Leeuw alla 67° Berlinale
“Insyriated” è il secondo lungometraggio da regista di Philippe van Leeuw, vincitore del Premio Pubblico alla 67° edizione del Festival di Berlino. La sua seconda opera si presenta, ancora una volta (dopo “Le jour où Die est parti en voyage” del 2009), come un film di denuncia che racconta i pericoli e le angosce della guerra in Siria.
Il ritratto che compie il regista intende mostrare agli spettatori cosa si cela dietro la crisi dell’immigrazione degli ultimi anni e i motivi per i quali molte famiglie scelgono l’unica via possibile alla sopravvivenza, la fuga. Non a caso “Insyareted” si apre con le immagini delle città distrutte dalle macerie, dove ormai sembra che la speranza sia sotterrata.
Il titolo “Insyriated”, che intende il sotteso significato ‘prigionieri in Siria’, allude proprio alla quotidianità delle famiglie dei civili siriani, costretti a nascondersi nelle mura della propria casa, sperando che sia proprio quest’ultima a costituire una protezione per la loro vita.
Trailer
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