Nel novembre del 1994, il cinema statunitense accolse un’opera che avrebbe segnato un’epoca: Intervista col vampiro, diretta da Neil Jordan. Il film, che vede protagonisti stelle del calibro di Tom Cruise e Brad Pitt, è basato sul celebre romanzo di Anne Rice. Nonostante il suo successo immediato, il percorso di realizzazione del film è stato caratterizzato da sfide e cambiamenti, un viaggio tra speranze e rischi che ha coinvolto un’intera generazione di cinefili.
Il percorso accidentato di un classico del genere vampire
L’universo dei film sui vampiri ha attraversato fasi di grande popolarità e oblio, e Intervista col vampiro non ha fatto eccezione. Originariamente, nel 1976, la Paramount Pictures acquisì i diritti del romanzo con l’intenzione di trasformarlo in una pellicola che avrebbe potuto lanciare nuovamente John Travolta, ma la produzione cadde presto nel famigerato “development hell“. Questo periodo di stallo è stato complicato da un contesto socio-culturale, in particolare dall’emergere dell’epidemia di AIDS, che rese i temi queer centrali nell’opera di Rice ancora più delicati e controversi per l’industria cinematografica.
Nonostante il ritardo, la crescente popolarità di film a tema vampirico durante gli anni ’80, come Ragazzi perduti e Ammazzavampiri, segnalava una rinascita del genere. Tuttavia, il progetto di Intervista col vampiro continuava a languire, finché le cose cambiarono quando il produttore David Geffen collaborò con la Warner Bros. Geffen, riconoscendo il talento di Neil Jordan, inviò una sceneggiatura scritta dalla stessa Anne Rice. Questa nuova opportunità permise al regista di ridisegnare il progetto, integrando elementi del romanzo che erano stati inizialmente omessi.
L’importanza di un casting iconico
Il casting di Intervista col vampiro è stato un altro elemento cruciale nella realizzazione del film. Neil Jordan, nonostante avesse già messo gli occhi su Brad Pitt, si trovò ad affrontare la sfida di trovare l’attore giusto per interpretare Lestat, il carismatico e tormentato vampiro. Inizialmente, il regista e gli studios consideravano figure di primo piano come Daniel Day-Lewis, famoso per le sue interpretazioni intense. Tuttavia, Jordan si rese subito conto della probabilità del rifiuto da parte dell’attore, quindi iniziò a esplorare altre opzioni. La scoperta di Tom Cruise si rivelò decisiva: dopo alcuni incontri, il regista comprese che Cruise potesse portare una visione unica e affascinante del personaggio, benché presentasse un’immagine fisica molto diversa dalle descrizioni del romanzo.
Era noto che Anne Rice non fosse inizialmente entusiasta dell’idea di Tom Cruise nel ruolo di Lestat, ma il lavoro del regista e la performance dell’attore contribuirono a cambiare l’opinione dell’autrice. La tensione tra l’aspetto fisico del personaggio e le caratteristiche interpretative di Cruise si rivelò un elemento di grande successo, permettendo al film di esplorare dinamiche più complesse.
Il montaggio e il successo al botteghino
Uno degli aspetti più affascinanti dell’intero processo di realizzazione di Intervista col vampiro è rappresentato dalla fase di montaggio. Il primo montaggio del film era ben lungi dal risultato finale, con una durata superiore di venti minuti. Questa versione estesa, sebbene ricca di scene che approfondivano la psicologia dei personaggi e incrementavano il senso di drammaticità, rivelò anche una narrazione eccessivamente prolissa per il pubblico. Neil Jordan, dopo aver ascoltato il feedback da anteprime e proiezioni, decise di apportare modifiche per rendere il film più snello e immediato.
Questa decisione si dimostrò strategica: Intervista col vampiro riscosse un grande successo al box office, incassando 223,7 milioni di dollari a fronte di un budget di 60 milioni. Il film non solo si affermò come un classico del genere, ma contribuì a rinnovare l’interesse per storie di vampiri nei decenni successivi, posizionandosi accanto a opere iconiche come Dracula di Francis Ford Coppola.
Un elemento fondamentale nella realizzazione di Intervista col vampiro è stato l’unico connubio tra la narrazione del romanzo e l’interpretazione cinematografica. Questo connubio, ricco di tensione, passione e complessità emotiva, permetteva al pubblico di vivere un’esperienza unica, avvicinandosi alla cultura davvero differente dei vampiri secondo il punto di vista di Anne Rice.