Un paesaggio di desolazione, da fine del mondo: Will Smith, unico sopravvissuto insieme al suo cane, si aggira per la città a caccia di mostri
(I am Legend) Regia: Francis Lawrence – Cast: Will Smith, Alice Braga, Dash Mihok, Charlie Tahan, Salli Richardson – Genere: Fantascienza, colore, 101 minuti – Produzione: USA, 2007 – Distribuzione: Warner Bros Italia – Data uscita: 11 gennaio 2008.
A causa di un virus letale la popolazione mondiale si è probabilmente estinta, la città di New York è stata evacuata, ogni possibile contatto con l’esterno tagliato, oltre gli infetti un unico sopravvissuto: Robert Neville…la leggenda. Lui e il suo cane (una bellissima femmina di pastore tedesco) durante il giorno si aggirano per le strade di una metropoli simile a quella de “L’esercito delle dodici scimmie”, di notte si rifugiano in casa.
La luce si trasforma in buio e gli altri, che di umano non hanno più nulla, escono in cerca di cibo, rabbiosi e sanguinari. L’abitazione di Robert diventa fortezza e l’attesa della luce trascorre attraverso un sonno agitato che lascia riaffiorare gli ultimi istanti con la propria famiglia. Da questa premessa prende corpo “Io sono leggenda”, tratto dal romanzo di Richard Matheson, diretto da Francis Lawrence e splendidamente interpretato da un Will Smith (candidato all’Oscar ben 2 volte con “La ricerca della felicità” e “Alì”) in forma più che mai.
Ed è proprio la sua presenza, all’interno di un’ambientazione ben ricreata, ma comunque affatto originale, a tenere alto il livello di un film che in parte sembra ripetere gli schemi di altri titoli del genere, primo fra tutti “28 giorni dopo” di Danny Boyle. Ma Lawrence non sbaglia e supportato dalla sceneggiatura di Akiva Goldsman (premio Oscar per “A Beautiful Mind”), qui anche in veste di produttore, punta tutto sulla totale solitudine del suo protagonista, che pur cercando di conservare i propri principi etici non è più “animale sociale” e per tre quarti del film ha un rapporto quasi viscerale solo con il suo cane Sam (diminutivo di Samantha).
Le regole della fantascienza vengono dunque rispettate, se si pensa che soprattutto da un punto di vista narrativo è molto attenta alle ragioni profonde dei suoi personaggi (sebbene questo non accada per molti film del genere degli ultimi tempi, focalizzati unicamente sulla spettacolarità delle scene e finalizzati al puro intrattenimento). Robert Neville è leggenda, ma prima di diventare leggenda è uomo.
Un uomo che piange; piange la perdita della sua famiglia, di un mondo ormai irrecuperabile, piange non perchè ha paura degli infetti, ma per l’assenza degli affetti. Non riuscendo a comunicare più con nessuno esce un po’ fuori dalla realtà, crea una quotidianità che non deve essere infranta, amici immaginari, manichini che non possono rispondere e che devono rimanere sempre al proprio posto. Lucido in laboratorio e sull’orlo della follia per strada…in fondo solo un essere umano, forse l’ultimo, ma comunque unico.
Ed è proprio questo che ce lo farà amare e che lo renderà vulnerabile di fronte al nemico.
Laura Calvo