Jacques Rivette, il regista meno conosciuto della Nouvelle Vague, muore, lasciandoci in eredità film enigmatici e complessi, segno di un’epoca che non c’è più.
Jacques Rivette: muore uno degli ultimi esponenti della Nouvelle Vague che nel 1960 ha rivoluzionato il cinema
Jacques Rivette, regista francese nato a Rouen nel 1928, è morto all’età di 87 anni. Rivette era l’ultimo grande esponente di quella ‘nuova onda’ che rivoluzionò il cinema negli anni Cinquanta: la Nouvelle Vague.
Fin da giovane la vita del regista è stata segnata da una forte passione per il cinema, a soli 17 anni faceva già capo al cineclub della sua città. Nel 1949 si trasferì a Parigi dove ebbe modo di entrare in contatto con François Truffaut e Jean-Luc Godard. In quegli anni la capitale francese è il centro in cui si formano i futuri critici cinematografici del tempo, spinti da un interesse per la giovane arte che li porterà a creare i maggiori capolavori di sempre. Tra loro muove i primi passi l’inesperto Rivette che inizia la propria carriera come critico cinematografico scrivendo per la Gazette du Cinèma insieme a Jean-Luc Godard e Eric Rohmer.
Ma parlare del cinema non è come farlo, e allora Rivette si spinge più avanti: diventa dapprima aiuto montatore poi aiuto regista, si cimenta come attore fino a giungere al culmine; il suo esordio alla regia nel 1956 con “Le coup de berger”.
Nel 1966 esce il suo primo film “Susanna Simonin- La religiosa”, che ebbe un discreto successo sebbene fortemente criticato e censurato. Tra le opere più famose del regista francese si annoverano: “L’amor fou”(1966), della durata di quattro ore, e “Giovanna d’Arco” (1994) che vede Sandrine Bonnaire come indomita protagonista. Il film era originariamente diviso in due parti ma, in Italia, queste due vennero unite in un unico lungometraggio, non senza aver subito tagli e modifiche. L’ultima opera di Rivette risale al 2009 e vede come protagonisti Jane Birkin e Sergio Castellitto, in una pellicola presentata alla mostra del cinema di Venezia: “Questioni di punti di vista”.
Rivette fu un regista enigmatico e complesso, le cui pellicole hanno segnato la storia del cinema
Nelle opere di Rivette si rincorre la dicotomia tra finzione e realtà, l’amore e le riflessioni sulla vita. È un lavoro ingente il suo, che cerca di comprendere la realtà analizzando ciò che ogni personaggio ha al suo interno, è un compito difficile quello che il regista francese si prefigge che porta le sue pellicole a durare più del normale, dalle tre alle quattro ore, non sarebbe altrimenti possibile capire il suo percorso nel concepire l’opera.
Celebre regista, Rivette ha consacrato la sua vita al cinema, del quale possedeva una propria concezione; come ci ricorda in un’intervista tratta dal giornale Liberation:
“Un film è una cosa organica, è un organismo vivente come un altro. Come tutti i corpi può essere più o meno armonioso, ma la cosa davvero importante è che funzioni. Un film deve essere autonomo e vivere con i suoi difetti e, eventualmente, con le sue invalidità”
01/02/2016
Angelica Tranelli