Recensione
La cyber-violenza in Corea del Sud
In Corea del Sud dal 2017 al 2019 i crimini a sfondo sessuale resi possibili o diffusi in rete attraverso strumenti tecnologici sono aumentati dal 20 al 30%, contando più di 7000 casi. E si tratta di un numero in continuo aumento. La cyber-violenza, tematica su cui si pone sempre maggior attenzione, è alla base dell’opera prima della regista Jeong Ji-hye. “Jeong-sun”, anche nome della protagonista oltre che titolo della pellicola, è un film che accanto a un episodio di cyber-violenza affronta altre scottanti realtà. “Jeong-sun” esplora temi come le disparità di genere, la difficoltà nel perseguire i crimini informatici e i lunghi tempi necessari per eliminare un video, una volta diventato virale.
Il video del quale Jeong-sun diventa protagonista è stato girato con il suo consenso, ma questo non dovrebbe avere più alcuna importanza quando viene diffuso online. Jeong-sun lavora in una fabbrica dove i pettegolezzi sono all’ordine del giorno, così come le differenze di genere, che colpiscono in particolare le operaie più anziane. La donna al centro della storia sopporta tutto senza mai opporsi, con serenità e rassegnazione. Lo stesso senso di arrendevolezza lo ha nei confronti dell’amore, sentendosi ormai, come si ripete più volte nel corso del film “troppo vecchia per queste cose”.
“Jeong-sun” e la forza distruttiva degli strumenti tecnologici
Nonostante Jeong-sun si renderà poi conto di sbagliarsi, questo suo sentirsi fuori dal tempo si collega in particolare a un’ingenuità nei confronti della tecnologia. Un’ingenuità che colpisce tanto lei quanto il responsabile della diffusione del video in rete. Il film mostra tutte le tappe, che spesso passano inosservate, di come da un semplice filmato condiviso tra amici e colleghi, si arrivi al video virale. Quella ripresa è inizialmente solo un modo per dimostrare qualcosa, un gesto fatto senza pensare, un tasto da premere nel giro di un secondo.
Ma forse, oggi più che mai, ogni video o foto andrebbe fatta con molta più attenzione, perché, come accade in “Jeong-sun”, non c’è un reale motivo dietro quella scelta, forse solo troppa inesperienza. “Jeong-sun” raffigura l’attualità e condanna la cyber-violenza, mostrando l’importanza, spesso schiacciata dalla vergogna, di denunciare quanto accaduto. La frenesia di condividere e la velocità con cui i video arrivano agli occhi di tutti si scontra con i temi del lavoro in fabbrica. È una mansione dilatata e ogni giorno è uguale a se stesso. È un lavoro reso più facile dall’uso della tecnologia, ma che potrebbe farne benissimo a meno. Se online è tutto veloce e c’è la corsa alle novità, all’interno di quella fabbrica il tempo si è fermato.
Giorgia Terranova
Trama
- Regia: Jeong Ji-hye
- Cast: Kim Kum-soon, Yun Seon-a, Cho Hyeon-woo, Kim Young-joon
- Genere: drammatico
- Produzione: Corea del Sud, 2022
- Data di uscita: n.d.
“Jeong-sun”, presentato alla 17ª Festa del Cinema di Roma, è il primo lungometraggio della regista Jeong Ji-hye e affronta il delicato tema della cyber-violenza.
Jeong-sun: la trama
Jeong-sun è un’operaria di mezz’età, è single, madre di una giovane donna prossima alle nozze e che sopporta tutti i giorni soprusi e ingiustizie sul luogo di lavoro, dove ha poche colleghe fidate. Jeong-sun nonostante le difficoltà in fabbrica, svolge le proprie mansione con dedizione e sempre con il sorriso sulle labbra. Un giorno però, quando la sua vita sembrava prendere una svolta sul piano sentimentale, accade qualcosa di imprevisto che la spinge a chiudersi in se stessa e Jeong-sun non sa come affrontare quest’ennesima ingiustizia.