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Jesus Christ Superstar – Recensione

Uno sguardo anti-conformista sulla vita di Gesù

Regia: Norman Jewison – Cast: Ted Neely, Carl Anderson, Yvonne Elliman, Barry Dennen, Bod Bingram – Genere: Musical, colore, 103 minuti – Produzione: USA, 1973.

jesuschristsuperstarTratto da un musical di Broadway, “Jesus Christ Superstar”, trasposizione cinematografica scritta dall’inglese Andrew Lloyd Webber e Tim Rice, diretta da Norman Jewison, è una rivisitazione degli ultimi giorni di Gesù e prende spunto dalle sacre scritture, ma totalmente riviste secondo una visione “laica” della storia del Salvatore. Musical interamente cantato senza parti recitate, è un film sospeso tra realtà e finzione scenica: l’inizio con un pullman pieno di attori che si accinge a interpretare il musical è una chiara manifestazione della tragedia dell’uomo costretto a vivere come se stesse su un palcoscenico, celando maschere pirandelliane, dove ognuno ha un ruolo già scritto.

Raccontare gli ultimi sette giorni di Gesù Cristo sulla terra in chiave hippie è la grande intuizione del regista Jewison. Un’opera assolutamente originale, una visione tutt’altro che cattolica e ridondante della storia di Gesù, totalmente umanizzata e vicina a quelle che era la gioventù degli eccessi degli anni ’70. Gesù affronta la morte imminente come un essere umano, con dubbi e perplessità che non hanno nulla di divino. Un Giuda Iscariota che si impone sulla scena in maniera tale da rubare spazio agli altri, l’unico razionale e coerente, che vede il suo destino già scritto e ne soffre, perché sa già quale sarà il suo ruolo all’interno della vicenda. Maria Maddalena, splendida creatura dalla femminilità intensa, investita da una dolcezza che la esula dal suo ruolo già scritto di prostituta redenta.

È un film pieno di citazioni della cultura hippie (vedi la fila di carrarmati nel deserto, chiaro esempio di anti-militarismo) e di simbolismi. Di grande valenza il dualismo tra Gesù e Giuda, quindi tra bene e male: quello che ne esce sconfitto e senza dubbio il primo, perché non ha la forza e la presenza scenica di Giuda (Carl Anderson) che conquista dal primo istante il pubblico, che non può non amare lo storico traditore dalla pelle scura. Il consueto giudizio sul bene e sul male viene qui abbattuto del tutto; unica pecca il Giuda nero:troppo scontato per un film che punta proprio sull’abbattimento dei luoghi comuni.

Aldilà del giudizio estetico relativo alla pellicola,“Jesus Christ Superstar” non può non rimanere nel cuore della gentesoprattutto per una colonna sonora eccezionale, con interpretazioni che rimarranno per sempre nella storia del cinema.

Manuela Santoni

Jesus Christ Superstar – Recensione

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