Biografia
Regista e sceneggiatore spagnolo, appassionato al cinema fin dall’adolescenza, Julio Medem è salito alla ribalta come regista introspettivo dei sentimenti, un viaggio alla ricerca del lato più oscuro degli esseri umani, costante riscontrabile in tutti i suoi lavori.
Julio Medem, la scoperta di Kubrick
(San Sebastiàn, 21 ottobre 1958)
Siamo nel sempre più lontano 1996, Steven Spielberg è ospite nella casa di campagna di Sir Kubrick, la stessa in cui di lì a poco morirà durante il sonno, stroncato da un infarto.
Nel bel mezzo della cena il regista settantenne, tra i più grandi che la cinematografia contemporanea abbia mai avuto, consiglia all’erede Spielberg di affidare la direzione de “La maschera di ferro” (1998) al cineasta spagnolo Julio Medem.
Julio Medem: personalità emblematica e umile talento spagnolo
Quest’ultimo è certamente ancora poco conosciuto, ma Kubrick ha da poco assistito a “La Ardilla roja” (1993) e ne è rimasto piacevolmente colpito. Per il cineasta spagnolo, che fino a quel momento ha firmato la direzione di soli due film e qualche cortometraggio, sarebbe un’occasione unica, la sua arte potrebbe non circoscriversi più entro i confini nazionali e sbarcare oltreoceano, ma Medem sembra non essere interessato e finisce per rifiutare.
Quello di Medem non è timore e nemmeno mancanza di ambizione, bensì la semplice volontà di dedicarsi ai propri personali progetti ora che il mondo ha cominciato a interessarsi alla sua opera.
È questo uno degli aneddoti più emblematici della personalità, giudicata spesso criptica e di interessante indagine, dell’artista spagnolo. Come vedremo nella breve biografia che segue, sarà proprio questa ad assicurargli, non senza qualche sforzo iniziale e non senza una buona dose di fortuna, il modo e gli spazi di affermarsi in pochissimo tempo.
La dedizione alla scoperta dell’animo umano: il viaggio nei sentimenti di Julio Medem
Sangue in cui si mischiano quattro discendenze diverse, quella tedesca e spagnola dei nonni paterni e quella francese e basca dei nonni materni, Julio Medem nasce a San Sebastiàn, nel nord della Spagna, nel 1958. Ancora adolescente, gira assieme alla sorella Ana, alcuni corti in Super-8 con la telecamera del padre, che titolerà “El ciego” (1976), “El jueves pesado”(1977) e “Fideos” (1979).
Nel frattempo, lo spiccato interesse per le problematiche legate all’animo umano e il desiderio di approfondirne i lati più oscuri, lo avvicinano agli studi psichiatrici.
Nel 1985, consegue la laurea in Medicina alla Universidad del Pais Vasco di Soria, ma non abbandona il sogno di sempre di divenire regista e di comparire sui giornali insieme ai grandi nomi della cinematografia mondiale, di cui scrive su riviste specializzate come “La voz de Euskadi” o “Casablanca”.
Julio Medem: tempo di “Vacas”
Nel 1986, si trova a dirigere un cortometraggio in 35 mm, intitolato “Patas en la Cabeza”, che vince un award al Festival del Film di Bilbao. I numerosi riconoscimenti conferitigli in diversi festival, lo convincono a dedicarsi all’attività di regista a tempo pieno. Decide di recarsi a Madrid e con un nuovo copione sotto braccio, si tratta di “Vacas” (1992), ufficialmente il suo primo film, si propone ad alcuni produttori, che però finiscono per rifiutare di finanziarlo, causa titolo e sceneggiatura oltremodo sui generis.
Sconsolato torna a San Sebastiàn, dove risolve che l’unico modo per ottenere la fiducia dei produttori è scrivere una storia meno complessa e più vicina agli standard dell’industria cinematografica di quel momento. È con questa intenzione che inizia la stesura del suo secondo lavoro, “La Ardilla Roja”(1993).
Proprio mentre si accinge a scrivere una storia che sia più leggera e che parli del bisogno che ognuno di noi ha dell’altro, arriva fatale, la telefonata di uno dei dirigenti della Sogetel che gli comunica di voler iniziare al più presto le riprese di “Vacas”. La proposta viene ritenuta originale e il risultato delle riprese, insieme alla scelta di Emma Suarez e Nacho Novo come protagonisti, lo rendono apprezzato tanto in Spagna, dove qualcuno lo paragona per grandezza agli storici Luis Buñuel, Ivan Zulueta e Victor Erice, quanto in Europa, dove invece lo accostano ai vari Ingmar Bergman, Tarkovskij o Kieslowski.
Julio Medem: erotismo e sentimento per “Lucia y el sexo”
Segue il terzo lungometraggio, “Tierra” (1996), per cui Medem deve tribolare a causa dei troppi impegni che vessano l’interprete scelto per il ruolo principale di Angel: Antonio Banderas. Stufo, opta per il meno famoso ma certamente dalle notevoli doti, Carmelo Gomez. Nel 1998 con “Gli amanti del Circolo Polare”, conquista definitivamente il grande pubblico, ma rimane traumatizzato, nonostante l’ottimo rendimento commerciale, per colpa del finale, che è lo stesso di una delle sue vicende giovanili che da lungo tempo lo tormentano.
Decide dunque di dare un’altra opportunità al personaggio di Ana, facendola reincarnare in Lucia di “Lucia y el sexo” (2001), una pellicola erotica che parla della fortuità di taluni casi della vita e di tutto ciò che alimenta la nostra esistenza: l’amore e il sesso. Una pellicola altamente erotica, che lancia la stella iberica Paz Vega poi adottata da Hollywood.
La critica e l’indagine politica di Julio Medem in “La Pelota Vasca. La piel contro la Piedra”
Il 21 settembre del 2003 dentro alla Sezione Speciale Zabaltegui del Festival Internazionale del Cinema di San Sebastian, Medem presenta “La Pelota Vasca. La piel contro la Piedra” (2003), un documentario abbastanza apprezzato dalla critica, sul nazionalismo basco.
È l’inizio di un turbine di polemiche, che il direttore della manifestazione cerca di mettere a tacere, sottolineando la buona fede del regista. L’elenco termina infine con due importanti titoli. Il primo è “Chaotic Ana” (2007), dramma in cui però la tinta esoterica e surrealista mischiata al grottesco, tipiche della regia di Medem, questa volta sono esagerate e affaticano il pubblico, facendo sì che la pellicola, che in Italia non trova distribuzione, non dia i risultati sperati.
Si dedica poi a “Room in Rome” (2009), primo film del regista interamente girato in inglese, ispirato liberamente al film cileno “En la cama”, che racconta una storia d’amore tra due ragazze che si consuma in un appartamento del centro della capitale.
Quell’ispirazione a Kubrick come costante ricorrente nella cinematografia di Julio Medem
In realtà questo lavoro, che deve la sua buona riuscita al lirismo e alla sensualità delle due attrici, viene preceduto da due anni di depressione che il regista passa scrivendo sceneggiature con un ritmo tanto ossessivo quanto compulsivo e che confessa in un diario pubblicato sul giornale El Pais. Nel 2012 partecipa al progetto collettivo “7 Days in Havana” insieme ad altri sei registi: Laurent Cantet, Juan Carlos Tabío, Benicio del Toro, Gaspar Noé, Pablo Trapero e Elia Suleiman.
Dunque una carriera e una poetica sicuramente originali, quelle di Julio Medem, che conferma la lungimiranza avuta dall’anziano Kubrick e che ci lascia ben sperare sui potenziali progetti futuri, che siamo sicuri già staranno proliferando nella testa dello spagnolo.
Cecilia Sabelli
Filmografia
Julio Medem – Filmografia
- La Ardilla roja (1993)
- Tierra (1996)
- Gli amanti del circolo polare (1998)
- Lucia y el sexo (2001)
- La Pelota Vasca. La piel contro la Piedra” (2003)
- Chaotic Ana (2007)
- Room in Rome (Habitación en Roma) (2009)
- 7 Days in Havana (2012)
- Ma ma – Tutto andrà bene (Ma ma) (2015)