Recensione
King Arthur – Il potere della spada – Recensione: Io sono Artù, e voi non siete un…
Sembra che Guy Ritchie, avendo sperimentato l’ebrezza di interpretare a modo suo (e con successo) il grande classico della letteratura “Sherlock Holmes”, abbia deciso di continuare su questa linea, realizzando “King Arthur – Il potere della spada”, rivisitazione ‘ritchiana’ dell’immortale mitologia britannica.
A parte qualche piccolo stravolgimento, la trama è piuttosto classica: il trono di Uther Pendragon viene usurpato, Artù riesce a mettersi in salvo e cresce fuori dal castello (in un bordello, in questo caso) ignaro delle sue origini, finchè non riesce ad estrarre la famigerata spada nella roccia e si ritrova catapultato in una guerra contro il tiranno a cui mai si aspettava di prendere parte.
Da un certo punto di vista la differenza sostanziale con molte altre versioni, cinematografiche e non, è il protagonista stesso, che per lo più è sempre stato rappresentato come un giovane solare, amichevole e a volte anche ingenuo.
L’Artù di Guy Ritchie invece, interpretato da Charlie Hunnam (nelle fattezze un incrocio tra Channing Tatum e Travis Fimmel che le donne di tutto il mondo non potranno non approvare), è spavaldo, spaccone, quasi strafottente e generosamente carismatico, un leader nato che attira lealtà dovunque vada e un abile combattente e stratega. Il suo carattere genera nei suoi nemici, così come nello spettatore, un riluttante rispetto e un’ammirazione che tende appena verso il fastidio; per questo ed altri motivi è facile associarlo a Ragnar Lothbrok, protagonista della serie TV “Vikings”.
E a “Vikings”, “King Arthur – Il potere della spada” s’ispira non solo nella creazione del suo Artù, ma anche nella fotografia e nelle scene di combattimento, all’apparenza caotiche e brutali, ma in realtà perfettamente orchestrate (anche se qui scorre indubbiamente meno sangue). Altra fonte di ispirazione, meno evidente se non in piccoli dettagli, è stato “Il Signore degli Anelli”; sì, perchè “King Arthur – Il potere della spada” è davvero un fantasy fatto e finito, dalla prima all’ultima scena.
Inaspettato, forse, visto che lo stesso trailer non aiuta a comprendere la vera essenza del film. Con “King Arthur – Il potere della spada”, Guy Ritchie ha voluto ricreare una visione estremamente moderna per una storia antichissima, inserendo come suo solito elementi dissonanti ma funzionali e mirati a tenere solido il ritmo della pellicola. Le due ore di proiezione scivolano addosso come niente, e neanche per un istante ci si chiede quanto tempo manca ancora.
King Arthur – Il potere della spada: saper eliminare il superfluo
Chi segue il lavoro cinematografico di Guy Ritchie sa che non è uno sceneggiatore particolarmente interessato ad esplorare le storie d’amore, che di solito nei suoi film rimangono in secondo piano o appena accennate. Con “King Arthur – Il potere della spada”, invece, si è portato ancora un passo più avanti su questo fronte decidendo di eliminare totalmente qualsiasi elemento sentimentale, cosa che, incredibilmente, va a totale vantaggio del film. Alla comparsa della misteriosa maga interpretata da Astrid Berges-Frisbey, infatti, si prevede subito un battibeccare con il protagonista che porterà ad un furiosa passione, cosa che non avviene affatto: non solo tra i due non sboccia l’amore, ma, a parte un paio di stentati tentativi all’inizio, non si sviluppa nemmeno lo scontato flirt. A ragione: tra il concitato succedersi di eventi, una storia d’amore sarebbe stata non solo improbabile (al protagonista manca il tempo materiale per concentrarsi su altro), ma strizzata a forza con qualche scena irrimediabilmente banale di cui si è fatto volentieri a meno.
“King Arthur – Il potere della spada” è, da questo punto di vista, un’ottimo prodotto: non c’è superfluo, non ci sono scene di ‘riempimento’, si prosegue dritti e concentrati con la storia, senza farsi distrarre da inutili sciocchezze.
Visivamente spettacolare dunque, e anche con un tocco di identità tutta sua, divertenti i dialoghi (su questo Guy Ritchie raramente delude), azzeccati i personaggi e la storia: gli si potrebbe dare con onestà la corona di “Best Fantasy del 2017“.
Un punto a suo sfavore, però, c’è: Jude Law nei panni dell’usurpatore Vortigern, tra la sua stempiatura ormai francamente ridicola e l’interpretazione scontatissima del re cattivone, potevano tranquillamente risparmiarselo.
Valeria Brunori
Trama
- Titolo originale: King Arthur – Legend of The Sword
- Regia: Guy Ritchie
- Cast: Charlie Hunnam, Jude Law, Aidan Gillen, Djimon Hounsou, Astrid Berges-Frisbey, Eric Bana, Mikael Persbrandt, Katie McGrath, Annabelle Wallis, Hermione Corfield, David Beckham, Georgina Campbell, Freddie Fox, Poppy Delevingne
- Durata: 126 minuti
- Genere: Avventura, Colore
- Produzione: USA, 2017
- Distribuzione: Warner Bros Italia
- Data di uscita: 10 Maggio 2017
“King Arthur – Il potere della spada” è la storia di Artù, un giovane nel pieno delle forze che trascorre le sue giornate insieme al suo gruppo di amici fra i vicoli di Londonium, del tutto ignaro del destino che lo attende.
Nel momento in cui si impadronisce della spada Excalibur, una serie di sfide sono pronte ad attenderlo, tra cui partecipare attivamente alle attività di resistenza contro il re tiranno Vortigern.
Il suo compito sarà quello di imparare a padroneggiare la spada se vuole unire i popoli e usurpare il trono a chi in passato aveva ucciso i suoi genitori per diventare re.
King Arthur – Il potere della spada: un film di Guy Ritchie
Una storia coraggiosa quella di Artù in “King Arthur – Il potere della spada” che viene messo alla prova dal potere di Exalibur e che si ritroverà obbligato a unirsi alla Resistenza, guidata da una misteriosa giovane maga. Riuscirà ad affrontare i suoi demoni e contemporaneamente a sconfiggere il temibile tiranno Vortigern?
La regia del film è stata affidata a Guy Ritchie (direttore di “Revolver” e “Sherlock Holmes”), che ne è anche produttore insieme a Lionel Wigram, Akiva Goldsman e Tory Tunnell. Tra le location delle riprese riconosciamo il Galles e la Scozia. Il film, scritto da Joby Harold e David Dobkin, è il primo episodio di un’esalogia, che trae ispirazione da “Le Morte d’Arthur” di Thomas Mallory pubblicato nel lontanissimo 1485.
Nel cast due attori molto acclamati i due ruoli diametralmente opposti: Jude Law nei panni del perfido Vortigern e Eric Bana come Uther Pendragon. Ad impugnare Excalibur, invece, è l’inglese Charlie Hunnam, mentre la maga misteriosa ha il volto della modella spagnola Àstrid Bergès-Frisbey.
Trailer