Il simpatico e coraggioso Po, il protagonista di “Kung Fu Panda”, affronta una nuova avventura, tra risate e scene d’azione
Regia: Jennifer Yuh Nelson – Cast: Angelina Jolie, Seth Rogen, Jack Black, Dustin Hoffman, Lucy Liu, David Cross, James Hong, Gary Oldman, Michelle Yeoh, Jean Claude Van Damme, Victor Garber – Genere: Animazione, colore, 91 minuti – Produzione: USA, 2011 – Distribuzione: Universal Pictures – Data di uscita: 24 agosto 2011.
Secondo capitolo del film d’animazione che nel 2008 incassò più di 633 milioni di dollari in tutto il mondo e siamo sempre più convinti che “Kung fu Panda 2” non sia soltanto un cartone animato.
Stavolta il mitico Po, che vanta la voce di Jack Black (tra i doppiatori anche la bella Angelina in tutta la sua forza), ha un vero e proprio spessore, garantito da un 3D che dà dimensione fisica alle sue avventure, alle scene più dinamiche e a quelle più esilaranti.
Il simpatico panda, anche in questo capitolo, non perde la sua verve: grande e grosso (come un panda) non ha il minimo dubbio sul fatto di essere il figlio di un’oca, sempre al limite del disastro e costantemente alla ricerca di cibo.
“Kung Fu Panda 2” coinvolge gli adulti, sfrutta il gioco dei fraintendimenti e, almeno in lingua originale, è tutto fuorché un cartone animato. Siamo ben lontani dai film d’animazione Disney e questo non dipende solo dal 3D. C’è da dire che, in questo caso e in questo contesto, la terza dimensione conti ben poco, ma diventi quasi scontata.
L’elemento che fa del 3D una trovata utile si colloca al livello dell’intreccio: in “Kung Fu Panda 2” Po, l’unico panda sopravvissuto a una mattanza di cui non è a conoscenza all’inizio, dovrà fare i conti con due nemici: il prefido Shen, figlio degli ex regnanti e intriso di voglia di vendetta, e l’inarrestabile ripresentarsi del passato, che gli appare davanti agli occhi addirittura in 2D.
Se la dimensione del ricordo e del passato un tempo, a livello cinematografico, veniva realizzata con espedienti come dissolvenze, adesso si sfruttano le immagini piatte, distinte dalla profondità della vita reale.
Una riflessione sul senso della vita e delle scelte, sull’importanza di avere consapevolezza della propria storia e il crollare delle certezze. Po è un Guerriero, acclamato dal popolo per le sue gesta (?), che gode di stima e adorazione. Si ritrova a dover salvare il Kung fu, che sembra sull’orlo del declino e della distruzione, spacciato di fronte alle armi di Shen, un pavone che “si pavoneggia” a grande imperatore.
Ma, al di là dei protagonisti, anche il resto della ciurma è azzeccata: tutti complementari e perfetti per l’andamento della storia. Non sono “cartoni”, sono personaggi reali, tipi caratteriali. E si sfiora anche la commozione nel momento in cui Po si confronta col padre-oca, quando non riesce a credere di non essere realmente suo figlio (in effetti nessuno l’avrebbe mai detto!), quando i due si incontrano di nuovo alla fine, quasi a chiudere un cerchio, ritornando alla normalità, agli spaghetti e ai ravanelli. Questa volta però Po avrà acquistato una qualità in più: “inner peace”, la pace interiore (non quella delle interiora, gioco di parole che attendiamo nel suo adattamento italiano).
“Kung fu Panda 2” in definitiva non ha smentito ciò che ci attendevamo: un film d’animazione apprezzato dagli adulti e divertente per i bambini, in cui spiccano valori come l’amicizia e la semplicità. L’unico dubbio è quello relativo al doppiaggio: farà lo stesso effetto con le voci italiane? Sicuramente ci saranno delle sfumature rilevanti e verrà percepito in maniera diversa rispetto al doppiaggio originale, sia per i fraintendimenti ed i giochi di parole linguistici, che per il carattere delle voci scelte: Jack Black vs. Fabio Volo. Forse Fabio darà a Po un’altra caratterizzazione. Magari vedremo un altro film.
Serena Calabrò