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La bambina con la valigia: il racconto veritiero di Egea Haffner

Stasera, 10 febbraio 2025, alle 21.30 su Rai 1, va in onda il film “La bambina con la valigia”, un’opera che intreccia cronaca storica e immagini drammatiche, diretta da Gianluca Mazzella e scritta da Andrea Porporati. Il film trae ispirazione dall’omonimo libro di Egea Haffner e Gigliola Alvisi, e affronta il doloroso capitolo dell’eccidio delle Foibe, una ferita aperta nella storia italiana durante la Seconda Guerra Mondiale. La vicenda, ambientata tra la Venezia Giulia e la Dalmazia, narra le vicende di civili e militari italiani vittime della violenza, e porta sullo schermo storie di esilio e sofferenza. Tra le figure al centro del racconto vi è Egea Haffner, conosciuta come “la bambina con la valigia”, il cui destino personale diventa emblema di una tragedia più ampia, ricca di simbolismi e memoria storica.

La bambina con la valigia: il racconto veritiero di Egea Haffner

La storia vera di Egea haffner

Egea Haffner, figura centrale di questa narrazione storica, rappresenta un simbolo del dramma dell’esodo giuliano-dalmata. Nata a Pola nell’ottobre del 1941, la giovane Egea si trovò fin da subito al centro di una realtà segnata dalla violenza e dall’incertezza. La sua esistenza venne irrevocabilmente segnata quando, durante gli anni bui della Seconda Guerra Mondiale, il padre Kurt fu prelevato dalla polizia segreta jugoslava, scomparendo nel nulla in circostanze che ancora oggi evocano il terribile massacro delle Foibe. Questi eventi, ormai passati ma mai dimenticati, hanno lasciato cicatrici profonde nella memoria collettiva italiana e hanno trasformato la storia personale di Egea in un racconto che trascende il singolo destino. Nel luglio del 1946, una fotografia immortala Egea in un vestitino bianco, con un ombrello e una piccola valigia a portata di mano, mentre scompare sullo sfondo l’inscrizione “Esule giuliana n. 30001”. Questa immagine, divenuta simbolo dell’esodo forzato, racchiude in sé il dolore di migliaia di italiani costretti a lasciare le proprie terre a seguito dei cambiamenti geopolitici post-bellici. La bambina, cresciuta in un clima di incertezza e lutto, dovette affrontare il difficile passaggio da una vita interrotta a un nuovo inizio lontano dalla sua patria. Dopo un breve periodo trascorso a Cagliari, Egea fu affidata ai nonni e agli zii di Bolzano, città in cui riuscì a costruirsi una nuova esistenza. Nonostante il peso della memoria e il ricordo costante di un’Italia lacerata, Egea si impegnò per mantenere in vita le testimonianze di quegli anni bui, diventando, con il tempo, una voce autorevole per la conservazione della memoria storica. Il suo percorso, segnato dal dolore della separazione e dall’esperienza dell’esilio, viene raccontato con tono oggettivo e drammatico, facendo emergere l’importanza di non dimenticare le radici di una storia che ha segnato profondamente l’identità di un’intera nazione.

La trama del film la bambina con la valigia

Il film “La bambina con la valigia” si sviluppa in un contesto storico turbolento, facendo rivivere agli spettatori il clima di incertezza e disperazione che aveva caratterizzato gli ultimi anni della Seconda Guerra Mondiale. Ambientata a Pola nel 1944, la narrazione si dipana tra i riflessi dei bombardamenti alleati e l’avvicinarsi della fine di un conflitto che ha lasciato un segno indelebile nelle regioni di confine. La storia assume una piega ancora più tragica con l’avanzata dei partigiani guidati da Tito, che, dopo aver preso il controllo dei territori fino ad allora appartenenti all’Italia, determinano un cambiamento radicale nella vita della giovane protagonista. Nel film, il padre Kurt viene improvvisamente prelevato, lasciando Egea in balia di una sorte incerta e facendo eco a una realtà in cui le vittime del conflitto spesso scomparivano senza lasciare traccia. Nel contesto del dramma, la bambina viene affidata ai parenti a Bolzano, mentre la madre, per ragioni legate alle dinamiche familiari e politiche dell’epoca, si trasferisce in Sardegna, separandosi dalla casa del marito e gettando la protagonista in un turbinio di sentimenti contrastanti. La pellicola esplora non solo le vicende individuali di Egea, ma anche la tragica esperienza condivisa da molti bambini che, come lei, si sono trovati a dover fare i conti con il senso di estraneità nella propria patria d’origine. Il regista Gianluca Mazzella e lo sceneggiatore Andrea Porporati, con una ricostruzione accurata e un’attenzione particolare ai dettagli storici, hanno inciso un’opera che va oltre la semplice narrazione cinematografica, trasformandola in un documento di memoria. Il cast, composto da attori come Petra Bevilacqua, Sinead Thornhill, Roberta Sferzi, Claudia Vismara, Sara Lazzaro, Sandra Ceccarelli, Andrea Bosca e Anita Kravos, offre interpretazioni che rendono palpabile il dramma interiore e la sofferenza di personaggi costretti a vivere un’esperienza di totale rottura con le proprie radici. Attraverso una regia attenta e un montaggio che alterna flashback e sequenze intense, il film riesce a comunicare con forza il messaggio storico e l’urgenza di non dimenticare episodi che hanno segnato in maniera definitiva la memoria di intere generazioni. Le immagini evocative e le dichiarazioni autentiche, come “Un mese per addominale”, rimangono impresse nello spettatore, richiamando alla mente la crudezza di un passato che non deve essere oscurato dal tempo.

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Luigi Gigli

Luigi Gigli

Sono Luigi Gigli, critico d'arte, scenografo e amante del mondo dello spettacolo. Mi appassiona tutto ciò che ruota intorno a gossip, serie TV, film e programmi televisivi. Con il mio background in video editing e scenografia, analizzo e racconto con uno sguardo unico le tendenze e i dietro le quinte di questo affascinante universo.

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