Un film che fa della musica la protagonista assoluta
(Bikur Ha-Tizmoret) Regia: Eran Korilin – Cast: Sasson Gabai, Ronit Elkabetz, Saleh Bakri, Khalifa Natour – Genere: Drammatico, colore, 90 minuti – Produzione: Israele, Francia, 2007 – Distribuzione: Mikado – Data uscita: 21 Marzo 2008.
La banda musicale della polizia di Alessandria arriva in Israele per suonare a una cerimonia, ma sbaglia posto. Otto suonatori, in abiti da cerimonia, con strumenti al seguito su una strada. Quasi deserto intorno a loro. Poche persone. Molti sguardi. Imbarazzantissimi silenzi. Con questa immagine si può brevemente riassumere il magnifico lavoro di Eran Korilin.
Per il suo esordio alla regia Korilin non colpisce con effetti speciali o attori di memorabile calibro. Narra l’allucinante e quantomeno imbarazzante storia di una banda di polizia egiziana che, sbagliando luogo, si ritrova in una sperduta cittadina israeliana, dimenticata nel cuore del deserto.
Il regista, anche in veste di sceneggiatore, pone assoluta attenzione alla particolarizzazione dei personaggi. Oscilla dal penoso al singolare, dall’assoluto vuoto all’introspezione più radicata. Con campi fissi e con povertà di comparse, rende l’ambiente decisamente distaccato e deserto, come è distaccato e desertico il rapporto umano dei suoi protagonisti. Non c’è mai un contatto che sia umano, un contatto di sentimenti. Talvolta, gli accadimenti sembrano cadere nel grottesco, ma subito si riprendono e assumono altre pieghe.
La musica è il filo conduttore di tutto il film. Non semplicemente come colonna sonora ma come strumento per una riflessione più profonda ed è in grado di attribuire importanza ai personaggi e alle situazioni. Poche parole intorno alla vera essenza della musica, pronunciate a bassa voce, bastano a rifocalizzare l’attenzione, probabilmente spaesata dalla regia minimalista e simbolica.
“La banda” proietta lo spettatore in un ambiente quasi surrealista, fatto anche di persone con problematiche caratteriali e psicologiche di notevole spessore. L’assoluta dignità del capo della banda si manifesta sommessamente in un rapido episodio di confessione. La sua totale incapacità di dialogo e di socializzazione è manifestata più volte, creando attorno alla sua figura un’aurea di comicità. Ma questa comicità viene frantumata quando svela, in un attimo di cinismo e di fredda razionalità, il suo tormento e la sua situazione interiore.
Eran Korilin riesce a creare un sentimento e a disgregarlo un attimo dopo. Una caratteristica assolutamente unica e indicata per storie come quella raccontata ne “La Banda”. Sfuggevoli personaggi con caratteri impensabili sono gli unici “effetti speciali” che fa uso nella sua prima pellicola.
Jacopo Lubich