Ispirandosi alle opere di Edgar Allan Poe, Mike Flanagan torna su Netflix con una nuova sere a lungo attesa: La Caduta della casa degli Usher. Parliamo, sicuramente, di uno degli showrunner più conosciuti e famosi degli ultimi tempi sulla piattaforma di Netflix, noto per il cimentarsi nel genere horror. Ma questa volta, Flanagan ha deciso di attingere dalla letteratura del grande maestro del gotico, fondendo i mondi della letteratura e della serialità.
Indice
La caduta della casa degli Usher: trama
Facendo riferimento ad una delle opere più note di Edgar Allan Poe, dal nome omonimo, La Caduta della casa degli Usher ha, come protagonisti, i membri della famiglia Usher. Il padre, ormai anziano ma ancora a capo dell’azienda di famiglia che ha reso tutti ricchi, si troverà ad assistere, nell’arco di pochissimo tempo, alla morte di tutti e sei i suoi figli, ognuno per una causa diversa. Ma dietro queste morti non ci sono dei semplici incidenti o le cause naturali, piuttosto una sorta di maledizione che aleggiava sulla famiglia da molto tempo.
La Recensione
La serie Netflix La Caduta della Casa degli Usher si presenta come un affascinante omaggio alle opere di Edgar Allan Poe. Tuttavia, ciò che emerge è un adattamento libero e audace, che va ben oltre la semplice rielaborazione dei fatti narrati dallo scrittore. Più che altro, infatti, il regista preferisce prenderli solo come riferimento, o inserire delle citazioni che i lettori di Poe possono cogliere. Nonostante trama della miniserie si concentra sul crollo di una famiglia potente e sulle misteriose circostanze che ne hanno segnato il destino, ogni episodio attinge ad un diverso racconto di Poe, come il Gatto Nero, il Cuore Rivelatore o Storia di Arthur Gordon Pym.
Ma se da un lato sia particolarmente apprezzabile vedere Mike Flanagan interpretare le opere di Edgar Allan Poe in modo personale nei primi episodi, nel corso della serie sembra che questi abbia perso di vista i racconti di riferimento, ridotti quasi a mere citazioni o piccoli riferimenti. Non parliamo sicuramente di ogni episodio: ognuno di essi può essere valutato in modo differente ed individuale, ma alcuni di loro risultano essere particolarmente basilari e prevedibili, come La maschera della morte rossa.
Se mettiamo da parte una quasi eccessiva libera interpretazione dei racconti di Poe, Flanagan si dimostra nuovamente un mago nel mantenere la tensione sempre viva, prestando costante attenzione ai colori e alle inquadrature. Il regista fa uso di atmosfere drammatiche per immergersi in un mondo di demoni urbani e orrori contemporanei, costruendo una narrazione articolata sull’ambizione e sul peso delle scelte.
L’angelo sterminatore in La Caduta della casa degli Usher
Ciò che rende la narrazione così accattivante è probabilmente il personaggio da cui nasce: Roderick Usher, interpretato magistralmente da Bruce Greenwood. Roderick è determinato a confessare le sue colpe all’avvocato che lo ha perseguitato per anni, e nel corso della narrazione, rivive i momenti cruciali della sua vita e le strane circostanze che hanno portato la sua famiglia a precipitare in un abisso di morte, terrore e depravazione. Così, presente e passato si intrecciano, mostrando i demoni interiori di quest’uomo e scavando sempre di più nelle profondità dei segreti di questa famiglia.
A Roderick, fulcro della narrazione e personaggio chiave, si aggiunge la figura di una donna: Verna. Colei definire una sorta di personificazione della morte stessa, la quale arriverà a giustiziare ogni membro della famiglia, uno per uno. Una sorta di angelo sterminatore arrivata a punire la famiglia. Infatti, ogni membro che ne fa parte sembra peccare estremamente di avarizia e sete di potere, ognuno con una forma diversa, come Victorine, che desidera così tanto ottenere il suo progetto da falsare i risultati e mettere a rischio la vita delle persone usandole come cavia. Così, Verna diventa una giustiziera, punendo quei vizi umani come l’avarizia, la vanità, la lussuria e la slealtà.
Giudizio finale e conclusioni
La caduta della casa degli Usher è il lavoro con cui Flanagan saluterà definitivamente a Netflix, prima di passare ad Amazon Prime. Non siamo d’accordo con l’affermare che sia questa la sua serie più riuscita, che piuttosto riteniamo essere la celebre The Haunting Of Hill House, ma si parla comunque di una serie horror che ha tutte le carte in regola per esserlo. Tensione, misteri, elementi inquietanti e colori forti: il tutto collabora per una rielaborazione delle opere di Poe che mantiene l’attenzione dello spettatore. Ciò che – tuttavia – non possiamo proprio sorvolare, è l’eccessivo allontanarsi dalle opere di riferimento di Flanagan, quando ci saremmo aspettati una rivisitazione più fedele al suo, originario, creatore.