La Festa del Cinema di Roma entra nel vivo con l’ottavo giorno dedicato all’attore Alessandro Gassmann, protagonista di “Mani Nude”. In una serata caratterizzata dalla pioggia e da un’atmosfera di grande attesa, il red carpet ha accolto il cast del film, portando in primo piano temi di violenza e fragilità. La pellicola, diretta da Mauro Mancini, racconta una storia drammatica che coinvolge il pubblico in una riflessione sulle tematiche attuali e scottanti che affliggono la società contemporanea.
La trama di mani nude: una storia di violenza e fragilità
“Mani Nude” porta sullo schermo un racconto intenso e coraggioso, in cui Gassmann interpreta il ruolo di Minuto, un carceriere che cerca di redimere la propria esistenza attraverso un’esperienza di allenamento di combattimenti clandestini. I suoi protetti sono ragazzi sfortunati, spesso rapiti e costretti a lottare per la propria vita in un contesto di disperazione e sopraffazione. La direzione di Mauro Mancini riesce a mettere in risalto la vulnerabilità dei personaggi, mostrando come il combattimento diventi un modo per affrontare non solo la violenza esterna, ma anche le fragilità interne.
Accanto a Gassmann, il film vede la partecipazione di Francesco Gheghi, Renato Carpentieri, Fotinì Peluso e Giordana Marengo, che interpretano ruoli determinanti in una trama complessa e avvincente. La scelta di rappresentare in modo così crudo e realistico gli effetti della violenza permette di riflettere su una gioventù che si trova a dover affrontare sfide terribili in un mondo che sembra aver dimenticato la compassione.
Le parole di Alessandro Gassmann: un messaggio di attualità
Durante la serata, Alessandro Gassmann ha condiviso alcune riflessioni personali che evidenziano la gravità della violenza che permea il mondo contemporaneo. L’attore ha sottolineato come l’attuale clima sociale, caratterizzato da conflitti e divisioni, influisca in modo diretto sulle nuove generazioni. “Viviamo in un mondo violento, di crescente violenza”, ha spiegato Gassmann, sottolineando l’importanza di ascoltare e di comunicare.
L’attore non ha esitato a citarne i due esempi, Francesco Gheghi e suo figlio Leo, futuro artista anche lui. Questa connessione intergenerazionale evidenzia il desiderio di Gassmann di abbracciare una narrazione che parli non solo a lui, ma a tutti coloro che stanno cercando di trovare un senso in una società che sembra sempre più incline all’odio e al conflitto.
La famiglia e la vita privata di Gassmann sul tappeto rosso
Nel corso della serata al festival, Gassmann non ha sfilato solo come attore, ma anche come marito. Ha condiviso il tappeto rosso con la moglie Sabrina Knaflitz, con la quale è sposato dal 1998. La loro storia d’amore, che dura da oltre vent’anni, è un esempio di impegno reciproco. L’attore ha descritto con emozione quanto sia stata una fortuna incontrare Sabrina, evidenziando come l’intelligenza sia alla base del loro amore.
In un’intervista, ha aperto una parentesi sul loro rapporto, rivelando che, nonostante le frequenti discussioni, queste siano parte integrante della loro vita insieme: “Litighiamo spesso, ci fa bene”, ha dichiarato. Un pensiero che mostra la complessità dell’amore e delle relazioni di coppia, segnando un contrasto tra la durezza dei temi trattati nel film e la dolcezza della vita privata dell’attore. Qui, al festival, Gassmann non è solo un artista, ma anche un uomo che vive le proprie emozioni con passione e consapevolezza.